Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

88 LETTURE di una barbarie che doveva ringiovanire il mondo e sguazzava nelle nefan– dezze! Più volte la sciagura precipitosa giunse così vicino al mio ritiro da togliermi il fiato. Il terribile bombardamento della città di Diirer e di Wilibald Pirckheimer non è un avvenimento molto lontano; e quando il Giudizio universale colpì anche Monaco, io ero nel mio studio, pallido e tremante come le pareti, come le porte e i vetri delle finestre, e con mano tremula scrivevo la presente storia. Questa mano però trema anche per il soggetto che scrive, sicché poco m'importò se l'usato fenomeno fu un po– chino rafforzato dall'orrore esterno. Con quella speranza e con quell'orgoglio che suscita in noi lo spiega– mento della forza tedesca, abbiamo assistito a un nuovo assalto delle no– stre forze armate contro le orde russe che difendono il loro paese inospite, ma evidentemente molto amato, abbiamo assistito, dico, a un'offensiva che, dopo poche settimane, si mutò in offensiva russa, e da quel momento ha portato a perdite irrefrenabili di terreno - per dire soltanto del terreno. Con molto sbalordimento abbiamo saputo dello sbarco di truppe americane e canadesi sulla costa sud-orientale della Sicilia, la caduta di Siracusa, di Catania, di Messina e Taormina, e con un misto di spavento e d'invidia, col penetrante sentimento che noi non saremmo capaci di tanto, né in bene né in male, abbiamo appreso come un paese, le cui condizioni di spirito e la cui solita freddezza ancora gli consentono di tirare le conse– guenze da una serie di scandalose perdite e sconfitte, si sia sbarazzato del suo grand'uomo per concedere poco dopo al mondo ciò che si pretende anche da noi e che la profonda miseria ci renderebbe troppo caro conce– dere: cioè la resa incondizionata. Noi siamo, infatti, un popolo tutto diverso, un popolo dall'anima potentemente tragica, contrario alle cose prosaiche e consuete, e tutto il nostro amore va al destino, un destino pur che sia, magari la rovina che infiamm~ il cielo con la rossa vampa d'un crepu– scolo degli Dei I L'avanzata dei moscoviti in Ucraina (nostro futuro granaio) e l'ela– stica ritirata delle nostre truppe sulla linea del Dniepr hanno accompagnato il mio lavoro o, per dir meglio, questo ha accompagnato gli avvenimenti. Da alcuni giorni pare che anche questa barriera difensiva risulti insosteni– bile, benché il nostro Fiihrer, accorrendo, abbia posto un freno alla ritirata, abbia lanciato l'indovinata rampogna della « psicosi di Stalingrado» e co– mandato di tenere ad ogni costo la linea del Dniepr. Il prezzo, qualunque prezzo, fu pagato, ma invano; e dove e fin dove possa ancora riversarsi la marea rossa di cui parlano i giornali valuterà la nostra fantasia, già in- Biblioteca Gino Bianco

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