Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

LETTURE 87 messo effettivamente ai piedi tutto il continente, sostituendo a una Ger– mania europea sognata dagli intellettuali la realtà un po' angosciosa, un po' incrinata e, a quanto pare, insopportabile per il mondo, di un'Europa germanica. Questo istintivo senso di sodisfazione dà infatti adito continua– mente al pensiero che trionfi quali i nuovi affondamenti o il colpo di mano, magnifico in se stesso, con cui fu rapito il caduto dittatore italiano, possano servire soltanto a suscitare false speranze e a prolungare una guerra che, secondo le persone intelligenti, non può più essere vinta. Questa è anche l'opinione del rettore della Scuola superiore teologica di Freising, monsignor Hinterpfortner, il quale me l'ha confessato senza ambagi a ·quat– tr'occhi mentre stavamo bevendo la birra. Si tratta d'un uomo che non somiglia affatto a quello studioso appassionato che nella scorsa estate fu il il centro della rivolta degli studenti di Monaco, orrendamente soffocata nel sangue - la cui intelligenza però non gli consente illusioni, nemmeno <1uellache si aggrappa alla distinzione fra il non vincere e il perdere la guer– ra, che nasconde quindi agli uomini la verità che abbiamo giocato a va banque e che il fallimento della nostra impresa di conquistare il mondo ,deve equipararsi a una catastrofe nazionale di prim'ordine. Dico questo per rammentare al lettore in quali circostanze storiche io stia scrivendo la biografia di Leverkiihn, e per fargli intendere come l'agi– tazione causata dalla natura del mio lavoro si confonda continuamente con quella che deriva dalle scosse della giornata. Non parlo di disatteri– -zione, perché gli avvenimenti - almeno mi pare - non sono in grado di distrarmi dalla mia impresa biografica. -r:uttavia, e pur sentendomi perso– nalmente al sicuro, posso ben dire che questi tempi non sono tali da favorire un lavoro come il mio. Siccome poi, durante i tumulti e le esecu– zioni capitali di Monaco, fui preso da un'influenza con brividi di febbre .che mi costrinse a letto per. dieci giorni e compromise per parecchio tempo le energie spirituali e fisiche dei miei sessant'anni, non c'è da meravigliarsi se dalla primavera e dall'estate siamo già arrivati all'autunno avanzato da quando ho messo in carta le prime righe di questa comunicazione. Nel frattempo abbiamo visto la distruzione delle nostre venerande città in se– ~uito alle offese aeree, distruzioni che griderebbero vendetta al cielo se non fossimo noi, i colpevoli, a soffrirne. Ma poiché i colpevoli siamo noi, il grido è soffocato nell'aria e non può - come la preghiera di re Claudio - « giungere al Cielo». E com'è curioso il lamento per la civiltà sollevato contro questi misfatti, che noi stessi abbiamo provocati, sulle labbra di co– loro che si sono presentati sul teatro della storia come araldi _e portatori BibliotecaGino Bianco

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