Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
76 DISCUSSIONI né più né meno che questo: sforzarsi di pensare, "metodicamente, in modo vero. È chiaro pertanto che all'obbligo di porsi uno scopo del genere non è lecito sottrarsi: ad esso e solo ad esso, nella misura almeno in cui vogliamo realmente filosofare, dobbiamo tendere. E a partire da dove, finalmente, se non da quella che Carocci chiama « la nostra ideologia in crisi»? Proprio di lì, mi sembra; e non perché sia la nostra né perché semplicemente sia in crisi, ma perché è l'unica da cui metta conto partire e perché non potremmo scegliere un'altra, in certo modo, neanche se lo volessimo. Non sarebbe così, infatti, se la storia tollerasse improvvisazioni o scor– ciatoie, o meglio ancora se il discorso filosofico non avesse sviluppo e se al mondo esistesse qualcosa come una verità raggiungibile una volta per tutte. Sappiamo bene però che al mondo non esiste nulla di simile, e che il discorso filosofico non solo si sviluppa, ma si sviluppa in modo analogo a quello di qualsiasi altro ente che vive nella storia. Ciascuno dei suoi stadi pertanto funge da premessa materialmente necessaria al ~ucces– sivo, e tutti insieme punteggiano un cammino che, in più di un senso, è il meno casuale che si possa immaginare. Prescindere da questo cammino perciò non sarebbe possibile in nessun caso. Non, come è chiaro, se si volesse meramente proseguirlo. Né se si ritenesse di doverlo rivoluzionare. E nemmono se per rivoluzionarlo risul– tasse necessario riprendere, in contrasto con le sue ragioni formali ultime, qualche verità conseguita in passato e poi perduta. In tal caso infatti biso– gnerebbe considerare che quelle verità sono state perdute non per combi– nazione ma per affermare, sia pure in modo parziale e in una sintesi erronea, altre verità prima ignote, non meno importanti delle precedenti e che non devono quindi per alcun motivo, a loro volta, andar perdute. Un effettivo prog~esso, vale a dire una sintesi nuova e giusta, potrebbe allora verificarsi solo tenendo conto della necessità materiale per cui il discorso filosofico ha preso la strada che ha preso e solo a partire, carichi di una tale consapevolezza, dall'ultimo punto a cui esso è storicamente arrivato. Il problema pertanto è tutto qui: stabilire con precisione questo punto, discernere accuratamente il sostanziale dall'accidentale, non confondere la storia con la cronologia o peggio con la moda. Un problema di solito non facile, ma che ai giorni nostri ha cessato tuttavia da gran tempo, almeno nelle sue linee essenziali, di essere insolubile. Hegel, Marx: dice infatti Ca– rocci. Non a caso. E si potrebbe senza dubbio aggiungere qualche altro nome. Ma questi due bastano da soli a identificare il complesso nodo delle BibliotecaGino Bianco
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