Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

DISCUSSIONI 73 moni culturali » o della « purezza dei principi » o dei famosi « valori », quali che siano). Costoro però sbagliano; e sbagliano non solo perché sono insensibili alla realtà di una crisi l:\ cui caratteristica saliente è quella di investire la totalità della cultura contemporanea, cioè per una questione di fatto, ma sbagliano sopratutto per una questione di principio: perché mai un sistema di concetti può essere sufficiente così com'è e definitivo al punto tale da consentire l'azione senza continuamente verificarsi adeguandosi alla realtà storica in sviluppo, e perché la cultura, quando non è retorica, è come l'anima, che a volerla solo salvare la si perde. Ma come definire allora in termini rigorosi questo errore di principio? Mi sembra molto chiaro. Se oggetto della conoscenza è la realtà, pensare che la cultura (o una posizione culturale) esaurisca tutta la realtà signi– fica pensare che quella cultura (o quella posizione culturale) costituisce di per se stessa tutta la conoscenza. Anche qui dunque troviamo in radice la medesima identificazione tra una determinata situazione culturale e la cul– tura tout court, o meglio tra un determinato sistema di strumenti conosci– tivi in atto e la indefinita potenzialità di sviluppo della conoscenza, che abbiamo trovato più addietro. Che da questa identificazione nasca poi, come conseguenza inevitabile, lo scetticismo sull'utilità di ogni (ulteriore) ricerca è perfettamente logico. E diventa del tutto secondario, a tale propo– sito, il fatto che questa volta ci si trovi di fronte a degli scettici soddisfatti invece che a degli scettici, come nell'altro caso, delusi. Ciò che importa notare innanzi tutto è la radice comune: quella soggezione al dato storico da cui non può non nascere, quale che sia il motivo per cui si soggiace, l'abdicazione alla storia. E qual è infatti il gesto con cui inizia, o a cui mette capo, e in cui insomma essenzialmente consiste l'abdicazione alla storia se non, appunto, la rinuncia alla conoscenza? III Mi avvio alla conclusione. Prima di finire però debbo ancora precisare alcuni punti. Ho parlato fin qui genericamente di cultura, di conoscenza, di ricerca. Sembra chiaro però che non è tanto sull'utilità della conoscenza in generale che Carocci aYanza i suoi dubbi quanto piuttosto sull'utilità della conoscenza, in particolare, filosofica. Autorizzano questa interpreta– zione i frequenti accenni che egli fa nel suo discorso alla filosofia; e poi Biblioteca Gino Bianco

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