Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

68 DISCUSSIONI naria fiducia nell'Europa, nelle sue capacità rivoluzionarie di rinnovarsi e di guidare ancora il mondo sulla via di tale rinnovamento. Ma questo corrisponde alla realtà? Anche senza farmi il facile e super– ficiale paladino di una finis Europae, anche credendo sempre all'importan– za fondamentale dell'Europa e, in questo caso, del suo pensiero filosofico, io vedo nell'Europa un continente profondamente stanco, incapace di susci– tare, con le sole sue forze autonome, nuove forme di civiltà. Per quanto certi accostamenti siano sempre schematici e vadano quindi presi cum gra– nu salis, lo scetticismo nei confronti dell'ideologia contemporanea europea e nella sua capacità di rinnovarsi rivoluzionariamente è scetticismo nei con– fronti dell'Europa. 11 desiderio di cose semplici e concrete è la coscienza della crisi ideologica europea e dell'urgere di nuove forze, assai meno civili ma assai più semplici e concrete. Non penso tanto all'URSS la quale, con buona pace di coloro che dividono il mondo in una fetta occidentale e una orientale, appartiene, dal punto di vista ideologico, all'Europa. Penso piut– tosto al mondo anglosassone (e soprattutto all'America), a questo mondo extra-europeo che avanza, e che avanza senza filosofia e senza ideologia, ovvero con una filosofia ed una ideologia estremamente rozze e grossolane. Questa è indubbiamente la grande debolezza del mondo anglosassone extra– europeo ma è anche, non esito a dirlo, la sua grande forza rivoluzionaria. Se è vero che lo sforzo attuale del mondo è di trovare un nuovo assetto basato su di una organizzazione unitaria e organica, non ne deriva che ~ tale carattere unitario, complesso e organico sul piano delle istituzioni debba corrispondere necessariamente un analogo carattere sul piano ideolo– gico e filosofico. Spesso la realtà dei fatti è assai meno coerente e assai più tortuosa delle ideologie degli uomini. La civiltà romana la quale, contra– riamente alla greca, diede al mondo una organizzazione unitaria e orga– nica, mancò del tutto di una filosofia unitaria e organica come era stata quella greca di Aristotele. I paragoni storici hanno sempre un valore limitato, qualche volta addi– rittura non significano un bel niente. Dirò di più: i tentativi, simili a quello da me accennato in queste poche rigJie, di stabilire a grandi tratti un parallelo rigido e diretto tra realtà culturale e realtà storica rischiano di cadere nell'astratto e nel gratuito. Tuttavia mi sembrava che valesse la pena di abbozzarlo se non altro perché, per dar l'avvio ad una discus– sione proficua, dovevo pur seguire Motta sul suo terreno. GIAMPIERO CAROCCI Bit:>lioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy