Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

DISCUSSIONI 67 CULTURA E REALTÀ Mentre leggevo il saggio di Motta apparso sul primo fascicolo di que– sta rivista, fra le molte idee che approvavo e le molte che non aJ?provavo, mi ha colpito soprattutto una cosa (credo che abbia colpito anche altri ktto– :ri): la straordinaria importanza attribuita da Motta al fattore ideologico. Qui non si allude soltanto al fattore ideologico nella sua accezione stretta, definita dal marxismo, ma anche nella sua accezione più larga, di fattore filosofico. Questa straordinaria importanza postula, o meglio deriva, da una straordinaria fiducia nel medesimo. Sembra che Motta dica: « Il mon– do moderno è malato di ideologia errata; l'ideologia giusta lo risanerà »; ovvero anche: « La rivoluzione sarà filosofica, ideologica o non sarà». In questa fiducia vi è della generosità, e la generosità è sempre un fattore positivo. Tuttavia essa presenta anche degli inconvenienti. Personalmente sono più scettico che fiducioso nei confronti dell'in1portanza dell'ideologia. Poiché le attuali ideologie denunciano la loro insufficienza e pesano come cappe di piombo sulle spalle degli uomini, tendo come molti a vedere la guarigione non già in un potenziamento ed ulteriore complessità dell'ideo– logia, bensì in un suo depotenziamento. Abbiamo fame di cose semplici e concrete. Il fatto è che Motta considera il problema nei suoi termini di stretta cultura (il che equivale quasi a dire: di astratta cultura). Di che cosa ci parla egli nel suo saggio? Ci parla della crisi di quella che è la corrente centrale del pensiero europeo moderno, di quel pensiero dialettico che va da Hegel a Marx e oltre. In altre parole, egli ci parla della nostra filosofia e della nostra ideologia di europei continentali, dell'ideologia in crisi, della ideologia con la quale bisogna fare i conti. E .Motta ci fa tanto i conti che dal seno di essa nasce una nuova filosofia e una nuova ideologia, più archi– tettata ancora e complessa della vecchia e contemporaneamente, rispetto a questa, rivoluzionaria, perché rifiuta nientemeno che l'ubi consistam dia– lettico. Tutto ciò, quantunque ind!ressante culturalmente, ha assai poco a che fare con la realtà. Quale è la realtà che Motta sottintende, ma di cui ~on parla mai, quando fa le sue considerazioni sulla attuale crisi ideologica e quando indica le vie per superarla? È l'ambiente storico che ha espresso questa filosofia e questa ideologia. In una parola: è l'Europa. La straordi– naria fiducia dimostrata da Motta nel fattore ideologico è una straordi- BibliotecaGino Bianco

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