Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

66 DISCUSSIONI fica dei miti, se è, qui e oggi, una corretta descrizione dell'uomo « occiden– tale» può anche prestarsi - e infatti si è, storicamente, prestata - ad una giustificazione, ad una accettazione, ad una esaltazione di questo dua– lismo, senza disporre nessun autentico passaggio o mediazione dall'intimo all'esplicito, dal privato al pubblico, dal «sentimento» alla «ragione». Il compito dell'intellettuale rivoluzionario non è oggi quello di salva– guardare i valori dell'interiorità e della soggettività dalle illecite e grossolane « interpretazioni » del materialismo dommatico. Questo compito, in verità ridico!~ e screditato, è stato degnamente assunto, e da molto tempo, ormai, dagli intellettuali della borghesia mondiale. Esso è quello di elaborare, per i fondatori di istituzioni e per gli architetti della società, i gradi dei pas– saggi fra i vari ordini" della realtà, distinguendo incessantemente, diffidando delle sintesi e delle esclusioni, ma indicando anche la direzione del moto, il senso del dovere essere. Quella società è bene ordinata, che ha un luogo per il poeta e per il tecnico industriale, per il malato e per il sano, per i viventi e per i morti, per il coro e il monologo e il silenzio; e avere un luogo significa non soltanto affermare la irriducibilità, la intraducibilità de– gli uomini, la loro assoluta presenza, l'assoluta singolarità dei loro miti privati, dei loro privati destini; significa anche dichiarare come su questi si fonda la possibilità di una storia e non di una « galleria di pazzie» (o di successi provvidenziali) e quindi di un mutamento che, per taluni, se non per tutti i suoi aspetti, può dirsi progresso; come accade, per quali specifi– cazioni e istituzioni, che la storia manifest·a degli umani penetri del suo colore anche i sogni mitici dell'infanzia e i loro ricordi e - d'altro canto - la storia si popoli di leggende private fatte pietra, città, musiche, culti. Per còncludere, l'esigenza di Pavese ci sembra risolta in termini non adeguati: una mera riqualificazione del sacro, del mito, sulla via della psi– cologia del profondo e della religiosità primitiva ha delle conseguenze de– cisamente immobilizzanti e compensatorie. Quella esigenza può essere col– mata solo filosoficamente, cioè cercando di intendere fino in fondo la natura dell'errore del razionalismo assoluto. FRANCO FoRTINI BibliotecaGino Bianco

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