Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

DISCUSSIONI 63 nuova letteratura che non ebbe la forza di sorgere. Da allora a oggi la situa– zione si è andata sempre chiarendo in questo senso, anche se questo possa dispiacere al Calvino, che è certamente uno degli scrittori più inquieti e interessanti del dopoguerra. La seconda: anche ammettendo, oggi, la cnt1ca letteraria « in ritardo» rispetto alla letteratura creativa, occorre ricordare che per un'intera lunga generazione essa è stata « in anticipo », e che una certa cautela è reazione naturale. In opposizione alla severità del Croce nei riguardi della letteratura contemporanea e allo scarso contributo dato da tutta la generazione crocia– na alla comprensione dei suoi motivi (se si escludono i tentativi giovanili del Russo), una schiera di critici sensibilissimi e appassionati, dal Serra al Cecchi al Dcbenedetti, « inventò » una grande poesia e una grande lette– ratura italiana che erano, nella realtà, assai più modeste. Così sono nate le nuove cc triadi » poetiche e il furioso ripudio della tradizione poetica del Carducci, del Pascoli e del D'Annunzio, altrimenti ingiustificato. La poesia di Saba Montale Ungaretti, quale è stata a noi consegnata dai suoi primi interpreti e compagni, contiene ancora tutto l'insoddisfatto amore per la poesia e l'anelito europeo della cultura italiana tra il '20 e il '30. E l'erme– tismo? Oggi se ne parla (a ragione) come di un fenomeno importante e che costituisce la premessa indispensabile alla comprensione degli scrittori che vennero dopo. Ma quali sono i suoi veri testi? Quali ne sono i rappre– sentanti? Non sarebbe facile credo mettersi d'accordo, se non su questo: che essi si trovano in realtà in quei giornali, in quelle innumerevoli prove critiche per cui l'ermetismo fu costretto a vivere come fatto culturale prima ancora che come poesia. Il cc ritardo» della critica d'oggi ha quindi un principio di spiegazione a contrariis da quell'ccanticipo». Tutto questo rimarrebbe naturalmente da dimostrare. Spero tuttavia che possa essere utile come inizio di discussione. GENO PAMPALONI L'osservazione di Geno Pampaloni, che la critica degli anni '20 e '30 sarebbe stata « in anticipo » sulla c,-eazione poetica, mi sembra acuta e ricca di possibili sviluppi. Non posso conco,·dare invece sul primo punto da lui posto come fondamentale: che cioè, dopo «So/aria» e l'ermetismo, nella letteratura italiana non sia successo più nulla di fon– damentale. È successo, invece, molto e in direzione diversa da quella postulata dalla critica di quegli anni. I migliori na"atori d'oggi ( e anche qui ci si può mettere d'accordo su una qualche «triade») non sono su vie sbagliate o chiuse, né sono riducibili ai temi di quella stagione culturale dalla quale pure tutti, con diversi sviluppi, provengono. La letteratura creativa, insomma, ha fatto molto per staccarsi da quelle posizioni e andare avanti: la critica invece non s'è sostanzialmente mossa. Di questa lontananza appunto, come dicevo nella mia nota, si comincia a sentire oggi il disagio sia nell'uno che nel– /' altro settore. I. c. BibliotecaGino Bianco

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