Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

56 NOTE pandosi al massimo della sua correttezza, e non della sua verità) o scivolando sulla via facile delle fraseologie tra il fantastico e il retorico. È un triste spettacolo che conviene piuttosto velare pietosamente che documentare, data la sua quotidiana evidenza. Il fatto è che il solo modo di difendere alla radice e nell'essenza una posizione filosofica è quello di farne operare la ragione formale nel giudizio e nel ragionamento, è quello cioè di mantenerne l'atto di verità nelle menti pensanti « hic et nunc », pensanti cioè nell'ambiente e per l'ambiente storico in cui si trovano. A meno che si voglia sostenere che la verità sia il libro di filosofia. E qui il discorso si fa più grave perché il metafisico non può ignorare la distinzione tra atto e fatto, non può risolvere l'individuo nel– l'opera e non può per principio pensare quindi che sia la stessa cosa la esposizione o riesposizione del fatto filosofico con l'atto del filosofare. Non vi è nulla di strano che altre posizioni filosofiche, antimetafìsiche, storicisti– che, ecc. identifichino atto con fatto, ricerca con polemica, ecc. Ma è molto strano che si pongano sullo stesso terreno i metafisici. Su tale terreno non possono ovviamente che essere battuti in quanto già si battono da sé, se non altro per inconseguenza con la propria posizione. Infatti, tra tutte le filosofie, proprio la filosofia esplicitamente e conseguentemente metafisica non può essere « difesa » se non rinnovandosi materialmente, ossia in essa si ha il massimo di necessità del continuo ritrovamento dell' atto dopo la rottura del fatto. Mi spiego: filosofia conseguentemente metafisica è filo– sofia dell'essere; ora, poiché la storia, l'ambiente, l'individualità sono in con– tinuo movimento, l'essere (come concepito e come reale) si deve conservare tlel movimento. Da ciò deriva che l'essere può conservarsi nel movimento solo in quanto causa formale ossia in relazione necessaria alla mutabilità continua e totale della causa mataiale ad essa corrispondente. Può conser– varsi solo nella vita del composto ossia nel sinolo in sviluppo omogeneo. Dunque la filosofia dell'essere per conservarsi non può fare a meno di crescere e svilupparsi (vero e concreto rapporto di forma e materia) oosia non può fare a meno di adeguare continuamente la sintesi materiale del sistema all'intero processo storico in movimento. Solo così l'identità formale della metafisica può essere in atto presente all'atto della vita degli uomini come singoli e come collettività. La vita infatti non può aspettare la filosofia. E allora veramente si può dire che la « difesa della metafisica » ha come risultato di fare uscire la metafisica dalla storia nel senso che la metafisica se ne va o se ne resta con il passato; e poiché veramente uscire totalmente -dalla storia non si può, la « difesa della metafisica » tende a fermare la sto- BibliotecaGino Bianco

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