Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

50 NOTE DALLA « MUSICA CHE NON SI ASCOLTA » ALL'OPERA A FUMETTI La storia comincia coll'altro dopoguerra, sotto il nome di Erik Satie: teorizzatore della « musique d'ameublement » (esplicitamente definita come « musica che non si ascolta »), e realizzatore di partiture e pezzi per piano– forte in cui tutto è puntualmente rinviato alla scena, alle parole, ai titoli, sottotitoli, motti, co•dicilli e battute di spirito verbali. Ma come sul piano dell'arte, così sul piano del successo Satie fu di questa trovata realizzatore solo velleitario: il pubblico non ne volle sapere. Il primo realizzatore au– tentico fu forse, verso la fine del ventennio, Arthur Honegger; musicista, ai suoi verd'anni, di ben altro talento, e uomo pratico, nella sua maturità, da far invidia al più spregiudicato speculatore di borsa. A forza di scrivere partiture per film, vale a dire la tipica « musica che non si ascolta », Honegger ebbe a un certo punto l'idea di fare il salto decisivo: portare quella musica fuori della colonna sonora, sul teatro e nei concerti: di fare insomma, in ogni occasione, della musica per film. Solu– zione formidabile; giacché Honegger scoprì ben presto che, se la musica non si deve ascoltare, tanto vale limitarsi a fingere di scriverla. Successo principe in questa direzione fu la Jeanne d'Arc au bucher, trionfalmente accolta e replicata in tutto il mondo; nella quale chi fa le spese del successo è in pratica il poemone di Paul Claudel, urlato a pieni polmoni dai più vistosi gigioni del teatro di prosa internazionale. Ma Ho– negger, con qualche grazioso coretto su temi popolari francesi, e più con un furbo montaggio di plateali sussulti orchestrali, riuscì ad « ammobiliare » il testo tanto da creare l'illusione di entrare nella faccenda: e anzi, di es– serne il responsabile principale. L'ultima tappa dell'evoluzione spetta invece a questo dopoguerra, e il suo caposcuola è Benjamin Britten. Giovane e fresco, Britten ha ancora quell'onestà artigiana che Honegger ha buttato alle ortiche da un pezzo: la sua scrittura è sempre lucida e responsabile, egli non si accontenterebbe. mai, per risparmiar!'i la. fatica di dosare un'orchestrazione, di sopraffare l'ascoltatore scatenando percussione e ottoni a ruota libera, secondo la co– moda abitudine di Honegger. In compenso il suo cinismo spirituale, libero dai pesi di un passato impegnativo, è totale: libero, sorridente e sereno. Così Britten non ha nemmeno bisogno di lasciar tacere materialmente la musica servendosi di larghe zone parlate: gli basta neutralizzarla, ridurla scarica e senza peso. Al che lo serve una duttilità tecnica tanto notevole,, BibliotecaGino Bianco

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