Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
NOTE 47 il Longhi, e nell'ambito della critica «vera» occorre sian ricondotti con. tutti gli onori i conoscitori, gli amatori, i collezionisti, in quanto hanno co– nosciuto, ricercato, scelto, acquistato, difeso, in base a un giudizio critico– positivo, s_epur sottinteso, per un atto critico immediato. Così a colmare l'assenza della critica italiana sull'impressionismo, in istanza estrema, il Longhi propone di ricordare la sig.ra Giulia Ramelli che durante il coro di insulti all'Olympia di Manet ne domanda per lettera il prezzo al pittore. E se il seicentista critico Bellori non ha apprezzato il Ca– ravaggio, nel gesto di Rubens che acquista dai frati della Scala la mal sop– portata « Morte della Vergine» caravaggesca, per il Duca di Mantova, « c'è più critica che in tutto il Bellori ». (Ma è proprio sottinteso un giudizio critico in tali gesti? e, comunque,. non significa qualcosa proprio il fatto che sia sottinteso?). Quale è allora la ,,, migliore critica? Una critica d'arte immediata, risponde il Longhi, la quale· in fuga da tutti gli imperativi delle estetiche, si innervi sulla sensibilità del critico. È, in fondo la proposta baudelairiana: « La meilleure critique est un beau tableau réfléchi par un esprit intelligent et sensible ». E fra i moderni buona critica è, a questa stregua, la celebre quartina baudelairiana su Delacroix, la critica di Félix Fénéon, per la sua indistin– zione fra riflesso critico e poetico, e l'interpretazione di Valéry poeta di certa architettura greca nel « Cantico delle Colonne ». « In questo riconsegnare la critica e perciò la storia dell'arte nel cuore– di un'attività letteraria» il Longhi vede la possibilità del rapporto fra critica e storia (fondato non tanto su un metodo quanto sull'intrinseca forza evo– cativa della parola poetica). Giusta la esigenza in nome di un « nuovo an– tiromanticismo illuminato» per cui l'opera d'arte coinvolga con sé i propri nessi non solo con le altre opere « ma tra opera e mondo, socialità, econo– mia, religione, politica, e quant'altro occorra», nell'evocazione di un costu– me, di un gusto, di un'atmosfera (e a tale « recherche » Proust è additato, come mod~llo), in questa « ripresa parlata» di un ambiente e del suo clima,. il Longhi vede la conversione della critica d'arte in storia. E in nome di questa esigenza, di quel « nuovo antiromanticismo illu– minato » vuole allontanato ogni sospetto di estetismo. Ma, secondo noi, non l'intenzionalità del ricorso, ma il modo cui esso è affidato, è insufficiente a salvare le proposte critiche longhiane dai limiti di un pur ampio e intelligente estetismo. Innanzi tutto il metodo « evocativo » è insufficiente alla storicizzazio– ne dell'opera: la rievocazione ambientale, atmosferica, di costume ecc. è ne-· cessaria ma interna ad una più solida impostazione storicistica per cui sia Biblioteca Gino Bianco •
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy