Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
42 NINO NOVACCO sviluppo che vengono dal movimento storico del sistema sociale; essa è, o dovrebbe essere, quindi, l'organo che elabora e appresta gli stru– menti culturali e pratici necessari a risolvere i problemi che sorgono <li continuo lungo tale cammino. Tuttavia, come già si è osservato, l'Azione Cattolica non ha mai potuto esistere materialmente in tal modo, per le particolari circostan– ze storiche in cui si è trovata. Ma appunto perché la sua essenza è quella che abbiamo descritta, l'Azione Cattolica, dato naturalmente lo stato della cultura cattolica, ha sempre reagito in due modi al fatto che il laicato - ossia la società politica e civile - era costantemente inaccettabile per la Chiesa e non permetteva quindi nessuna opera di collegamento. Da una parte, in determinate sue avanguardie, si è slan– ciata negli esperimenti modernistici dichiarando accettabile per la Chiesa ciò che per le gerarchie ecclesiastiche non lo era, e perdendo il suo collegamento con esse per rimanere fedele alla sua vocazione me– diatrice rispetto al laicato; dall'altra, nel grosso delle sue schiere e nei meno pronti o impazienti dei suoi intellettuali, ha rovesciato la sua funzione naturale, ed è divenuta - da organo di rappresentanza del– l'autonoma realtà di sviluppo del sistema sociale - strumento di do– minazione e di conformazione teocratica di una parte della società; strumento quindi di protezione, riserva e difesa delle gerarchie. E poich_éil mo<l:ernismo si distacca radicalmente da queste ultime e spes– so anzi si contrappone a loro, all'interno dell'Azione Cattolica i mo– dernisti risultarono necessariamente sempre i più deboli e, di fatto, furono metodicamente battuti e liquidati dall'opposta corrente. Possiamo ora tentare di trarre qualche conclusione sul fenomeno del « dossettismo ». Al momento del crollo del fascismo, non solo - e da gran tem– po - era diventata massima la separazione antagonistica tra Chiesa e laicato, ma travolgente ed estrema divenne altresì la crisi della società civile e politica. In tal modo erano venute a cadere le possibilità sia della conciliazione modernista sia dei ripetuti compromessi dell'inte– grismo con le correnti conservatrici del laicismo dominante: ne erano infatti esaurite le condizioni stesse, culturali e pratiche. La situazione . poteva ormai essere affrontata dal mondo cattolico solo in due modi: approfittare della crisi per tentare l'asservimento teocratico della socie– tà, o promuovere quel rinnovamento radicale che le permettesse di giungere autonomamente ad un accordo con la Chiesa, non sollecitato o mendicato ma rivelantesi nei fatti. È da credersi che il rinnovato BibliotecaGino Bianco
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