Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
LAICISMO E AZIONE CATTOLICA IN ITALIA 39 tolico (prima fra tutte l'arresto intervenuto nello sviluppo della rivo– luzione italiana); ma c'è anche una serie di ragioni che derivano im– mediatamente e in modo specifico dalla situazione culturale e pratica àel mondo cattolico all'indomani del crollo del fascismo, situazione in cui il mondo cattolico si trova tuttora. Di queste ultime appunto in– tendiamo parlare. Essenzialmente il « dossettismo » rappresenta - almeno nei suoi esperimenti migliori e che sono del resto quelli decisivi: Dossetti, Laz– zati, La Pira -· quel che di più genuino e di più aperto si era ela– borato e sviluppato in seno ali'Azione Cattolica negli anni del fasci– smo. Sia per le simpatie verso questo reg~meeia parte di alcune perso– nalità e ambienti cattolici decisivi, sia perché era assai difficile e troppo <lispendioso agire in modo diverso, mai come nel periodo fascista la Chiesa cattolica fu aliena dall'intervenire in modo aperto, organizzato e diretto nella vita dello Stato italiano, mai seppe mantenere come al– lora una prudente e benevola neutralità, pur non rinunciando alla tu– tela, mascherata tuttavia da pesanti compromessi, dei punti di princi– pio per essa fondamentali. Mai quindi, come in tale periodo, l'Azione Cattolica rimase al di fuori e separata dall'azione politica diretta. Nel suo seno dovevano svilupparsi allora due opposte correnti. La prima, che doveva poi dar vita al « dossettismo », accettava questa di– stinzione - che era quasi una separazione - dalla politica, per quel che essa significava di positivo nella vita dell'Azione Cattolica. Questa era infatti, per così dire, costretta ad approfondire la propria tematica religiosa, a trovare in essa la su3: essenziale ed unica ragion d'essere e .a sviluppare di conseguenza al massimo la vita religiosa dei suoi soci. Naturalmente il problema politico esisteva per questa corrente e, so– pratutto in coloro che erano politicamente dotati, esisteva in modo viva– cissimo e spesso preminente. Ma un tale problema veniva visto sul piano di un antifascismo deciso, di un rinnovamento radicale, per quanto ancora vago, delle strutture, con l'obiettivo di un assetto sociale più giusto e nella convinzione sopratutto che i cattolici, al crollo ine– vitabile del fascismo, sarebbero stati chiamati al grande compito di dar vita ad uno Stato veramente cristiano, capace cioè di garantire sul serio e di soddisfare le esigenze di libertà e di giustizia proprie, se– condo la concezione cristiana, della natura umana. Per questa corrente era insomma naturale che lo Stato giusto fosse l'opposto di que_llo fa– scista, che esso dovesse essere l'opera in qualche modo autonoma di organizzazioni politiche distinte, almeno organizzativamente, dalla BibliotecaGino Bianco
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