Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
22 FELICE BALBO ha fatto fronte che, non avendosi saputo dire e fare qualcosa di meglio e nella esatta misura in cui non si è saputo risolvere meglio o diversa– mente questo o quel problema, comprendere meglio o diversamente questa o quella realtà si è appunto realizzata la « dittatura crociana ». Ma la colpa non è di Croce, non è dei suoi errori, non è sopratutto delle sue verità: è, se mai, dei filosofi che preferiscono la facile denuncia delle « esigenze » o la manifestazione di sentimentali insofferenze al difficile compito della valutazione, della nuova ricerca e della più am– pia e più vera comprensione della realtà. Per fare questo evidente– mente è in primo luogo indispensabile considerare la storia come una realtà provvista di senso e, in qualche misura e modo, sempre an– che di verità: considerare quindi la filosofia di Croce in ciò che ha di vero e per ciò che ha rivelato e risolto. Tra l'altro solo così appa– riranno i suoi inevitabili limiti e i suoi evitabili errori. Sarei però in– conseguente col discorso che faccio se non dicessi che anche l'impo– tenza dei filosofi dopo Croce che è alla radice della « dittatura cro– ciana » è un problema come tale. Perché ovviamente non avrebbe senso alcuno considerare i filosofi dopo Croce (e anche quelli che più speci– ficamente preferiscono « combattere » la « dittatura crociana » piuttosto che filosofare) come degli inferiori per natura. La cosa va spiegata e comunque, mi pare, va posta in questi termini. II Il primo che in Italia ha assunto un atteggiamento effettivamente culturale sull'intero « problema Croce» è stato indubbiamente Antonio Gramsci e le sue pagine (a dir vero troppo poco studiate e discusse come meriterebbero) sono secondo me decisive per tutto un aspetto essenziale del problema. Per tutto un aspetto essenziale: ossia Gramsci spiega scientificamente l'ideologia crociana riuscendo a dar ragione della sua estensione, del suo peso e della sua funzione sociale, inserendola giustamente nell'insieme del movimento storico italiano e quindi nelle sue relazioni con il sistema economico che a tale insieme storico cor– risponde. Non è qui il luogo di sviluppare, come si dovrebbe, le ragioni per le quali uso il termine «scientificamente» per qualificare l'analisi BibliotecaGino Bianco
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