Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

96 NOTE Ma l'importanza singolarissima di Mounier nella cultura degli ultimi anni sta appunto in una sede che è all'antitesi di ogni specializzazione: sta nell'aver impostato le condizioni di una generale « azione culturale» per la quale vale il principio che nessun valore è più difendibile se non si com– pie l'operazione di verificarlo su tutti gli altri: che nessuna cultura come nessuna tecnica è più concepibile se ognuna delle sue forme non subisce la critica di tutte le altre; a quel modo che l'uomo singolo non si può più salvare dalla sua personale disgregazione se non ritrovandosi in una esperienza collettiva, la più larga possibile. Di là dall'appassionato dialogo di questo cattolico strettamente orto– dosso col marxismo (che fu il motivo di gran lunga dominante dei suoi ultimi sei anni di vita) fu questa, in sostanza, la sua strenua ambizione. Che non è da confondere, come troppo spesso è stato fatto, con una paci– fistica tendenza a conciliare gli opposti, con un eclettismo ipocrita, o nella migliore delle ipotesi ingenuo. Né politicamente né culturalmente Mounier fu mai, almeno dall'ultima guerra in poi, su un piano del genere. Il reclu– tamento dei collaboratori di Esprit, per varia che fosse la loro provenienza, non produsse mai un coacervo di motivi eterogenei, fornendo una specie di schieramento di gidiane contraddizioni rappresentate da persone diverse. In Mounier come nella sua rivista i motivi diversi non si ponevano come romantica ostentazione di insolubili contrasti, ma come tentativo di avviarsi, attraverso l'esercizio di una critica reciproca, a una soluzione positiva. At– traverso l'assiduità delle inchieste, la verifica dei documenti, il saggiare le ideologie su tutti i registri, era implicito il tentativo di raggiungere un piano nuovo in cui, condotta a fondo la critica delle teorie e delle prassi, nuove strutture della conoscenza e dell'azione potessero trovar luogo. A parte gli errori come i risultati positivi di questo o quel momento dell'indagine, su questo terreno si sono chiariti e la forza e i limiti di Mou– nier. La forza d'una lealtà intellettuale e d'una vastità d'orizzonti che non trova forse l'uguale, nella cultura del dopoguerra; il limite d'una posizione che resta al di qua di una decisione effettiva, nelle « mani nette» d'una fase pregiudiziale, d'una mera ricognizione di forze. Non illuda, a questo proposito, la nettezza di certe sue decisioni d'ordine pratico, politico (come la fermezza con cui, in un momento in cui tutta la cultura francese non comunista accettava o tollerava la proposta di leggi eccezionali, Mounier dedicò un numero della sua rivista a dichiarare che sarebbe entrato nella clandestinità colle vittime di quelle leggi). È di decisioni culturali, vale a dire divenute strumenti e forme di conoscenza, che stiamo evidentemente parlando. Perché l'implicazione mag- Bib1iotecaGino Bianco

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