Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950
NOTE 95 Il fatto poi che sia uno scritto di Moravia ad avviare un discorso come questo, non è un caso. In Moravia - sia saggista che romanziere - il rifiuto di ogni apriorismo, quello ch'egli credo chiami il suo «illuminismo», ha due facce: l'una di pessimismo moralista, che gli fa metter le mani avanti e negarsi alle possibili soluzioni (quest'articolo s'apre con una professione di sfiducia storica: Il nostro secolo - quello che comincia nel 1920 - non è affatto rivoluzionario ... È un secolo di burocrati, di conformisti ...), l'altra d'un possibilismo aperto alle riprove dei fatti, pronto a considerare con se– rietà e interesse gli oggetti che si propongono alla sua attenzione. Inutile dire che è questo secondo aspetto che più ci piace in Moravia, - sia sag– gista che romanziere - ed è una molla, forse la principale, del suo scrivere, del suo spesso deluso e circoscritto ricorrere un moralistico mito di salute e libertà umana. Superare la contraddizione tra i due aspetti vorrà dire per Moravia non dico «abbandonarsi» al secondo ma impegnarsi di più a trovargli le vie per concretarsi, per diventare «storia» (d'individui o d'idee), per uscire dalla geometria delle definizioni e dei destini. Nel caso particolare, com– prendere che l'aver ravvisato questi termini del «dissidio» culturale d'oggi non permette né che si resti scetticamente imparziali, né che ci si chiuda in condanne manichee. La via d'approfondimento di questa coscienza del «dissidio» è quella che porta alla definizione sempre più chiara dell'unico confine da tracciare e difendere: quello tra cultura e anticultura, quello che porti a risolvere nel campo della rivoluzione tutte le voci della civiltà umana, lasciando al campo dell'imperialismo gli aspetti spietati o gioviali dell'anti– cultura e della decadenza. I. C. LA MORTE DI MOUNIER Non pare che il mondo della cultura italiana abbia accolto la morte improvvisa di Emmanuel Mounier con troppa attenzione né con troppa commozione, a fortiori. Filosofo, psicologo, ideologo, letterato, scrittore po– litico e religioso: sta bene, pensa da noi la gente; ma in nessuna di queste qualità Mounier ha poi dato, alla resa dei conti, risultati tali da passarlo alla storia di una disciplina qualsiasi col titolo di maestro. Da noi infatti non si giudica che per specializzazioni professionali: s'è visto, per il nostro caso, nell'incertezza che ha còlto i direttori di riviste e giornali: a quale « specialista » affidare il necrologio? BibliotecaGino Bianco
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