Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950
94 NOTE MORAVIA E «L'OCCIDENTE» Anche un fatto del tutto estraneo alle nostre preoccupazioni può di– ventare personaggio (o allegoria, o pietra di paragone) della· storia culturale italiana. Un congresso, in una città della Svizzera, d'un tal « movimento di Oxford ll, o del « Riarmo Morale>>era già stato, nel 1939, preso a pretesto da Giaime Pintor (nell'articolo Il vangelo dei milionari, raccolto nel volume « Il sangue d'Europa») per esprimere la vacuità d'un aspetto tra i più vistosi della cultura egemonica angloamericana, quello che pretende di liqui– dare la lotta di classe e tutti i più gravi dilemmi contemporanei con precetti evangelici e trovate pubblicitarie. Un'occasione identica, dieci anni dopo, ha dettato ad ,Alberto Moravia l'articolo Riarmo Morale con balletto (su « Il Mondo» del 14 gennaio 1950). Anche qui chi fa le spese del « pezzo di colore» è il buffo apparato dell'Esercito della Salvezza, la cui caricatura culmina nella descrizione d'una specie di sacra rappresentazione di propa– ganda anticomunista. Ma il finale tocca argomenti che esorbitano dal tono brillante e ironico del reportage: « Il Riarmo Morale è in realtà un aspetto interessante e anche importante del mondo anglosassone. Esso testimonia un'attitudine mentale completamente diversa da quella che potremmo chia– mare russo-europea. All'ideologia marxista e rivoluzionaria derivata a sua volta dall'idealismo tedesco, essa contrappone una curiosa mescolanza di pragmatismo, di sincretismo e di evangelismo. Questo contrasto ha rifiessi nella cultura e nella politica sociale ed economica. Il movimento per il Riarmo Morale aggiunge una pennellata minore ma precisa al quadro com– plesso del dissidio ». Mi sembra che frasi come queste, nella pubblicistica italiana, siano un avvenimento, ed è strano che nessuno, né a destra né a sinistra, le abbia sottolineate e discusse. Oggi che a ringiovanire e volgarizzare i venerandi e gelosi monumenti culturali europei interviene la sorridente e ben rasata anticultura dell'imperialismo americano, e dal cattolicesimo alla psicanalisi tutto si hollywoodizza e si readerdigestizza, Moravia sente il bisogno di con– trapporre alla propaganda d'una mentalità « americo-europea » il richiamo ad una realtà storica « russo-europea». In un'epoca in cui i concetti di « Occidente », « cultura occidentale », «Europa», hanno un corso forzoso, una topografia artefatta, e inficiano ogni serio discorso generale sulla civiltà e la storia, ci sembra significativo questo sforzo per ristabilire con maggiore precisione, proprio su un giornale pieno di sufficienza « occidentale », i punti cardinali dell'orizzonte culturale contemporaneo. BibliotecaGino Bianco
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