Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950
88 GIACOMO MOTTURA Esso infatti « sana » il fallimento della prevenzione. Arrivati a questo caso estremo (che in certe industrie è la regola) il medico, non avendo cure utili da prestare, non occupandosi di una prevenzione divenuta inutile, non ha che da valutare il danno, cioè il grado di invalidità. Anche questo non è un compito semplice; basti accennare alle difficoltà diagnostiche, che qualche volta si presentano, e alla difficoltà di stabilire la potenzialità evolutiva di una data lesione in un dato individuo, che può trasformare in breve volger. di tempo un'invalidità parziale in totale, o rimanere invece stazionaria. Ma si tratta qui di competenze tecniche specifiche del medico di fabbrica, che ora non ci riguardano se non per considerare come l'impreparazione tecnica possa prestarsi a diventare strumento di evasione di fronte al– l'obbligo di una esatta valutazione. Se nelle grandi linee le cause e i modi di queste malattie sono bene conosciuti, tuttavia il problema diagnostico singolo può presentarsi così ricco di incognite, che il medico deve aggredirlo non solo sulla base dell'esame obbiettivo dell'ammalato, ma anche ricorrendo a ogni possi– bile argomentazione indiretta, in primo luogo a quella fornita dallo stu– dio del rischio inerente al singolo posto di lavoro. E inversamente il riconoscimento del rischio viene comprovato dall'obbiettivazione delle relative invalidità. Per questo ogni punto della catena, dall'ispezione del posto di lavoro, allo studio della polvere in causa, all'esame dell'operaio, all'autopsia dei deceduti, al rapporto tra numero degli esposti al pericolo e numero degli ammalati, ecc., diviene un'operazione medica. Per questo sarebbe utile che il medico e il patologo potessero poter attingere ai dati in possesso dell'Istituto assicuratore. In Italia, a parte il fatto che le prime cifre (numeri assoluti di indennizzati in rapporto con vari tipi di lavoro) sono state rese pub– bliche dall'INAIL solo nel 1948, molte considerazioni rendono per ora discutibile il valore di questi dati. Il concorso delle transazioni private da parte delle ditte - transazioni che naturalmente non compaiono nelle denunce -, inoltre l'insufficiente conoscenza della malattia fra gli operai e fra gli stessi medici, la scarsa diffusione che, per persistenti pregiudizi e per inadeguata legislazione, ha fra noi la pratica dell'au– topsia, quindi in sostanza la probabilità di un alto numero di diagnosi mancate, sono tutti elementi che fanno ritenere le cifre più basse del reale; mentre in direzione opposta influisce il fatto che, avendo la ma– lattia decorso lungo ed essendo la legge retroattiva e istituita da poco BibliotecaGino Bianco
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