Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

76 GIACOMO MOTTURA Lunghi verbali s1 concludono con cinque righe di questo tipo: la commissione non può dire niente e s1 dovrebbero sentire altri te– stimoni. Lentamente, in ogni modo, si conseguirono allora le prime vitto– rie sociali sulle più grosse deficienze di ordine generale. Ma nello stesso tempo vediamo chiaramente delinearsi le resistenze del mondo capi• talistico. Cedendo di fronte all'indignazione, i datori di lavoro non possono rifiutare la battaglia sul piano della moralità, e anzi cercano di circo– scriverla alla meno peggio in questo campo, mirando così ad accanto– nare tutte le rivendicazioni che per qualche aspetto possano presentarsi come non ineccepibilmente « morali » 1 • Affiora qua e là una seconda linea di difesa, più seria, se non così «morale», la: quale si fonda palesemente sulla preoccupazione di af– frontare spese insostenibili per l'impresa:- Effettivamente i contratti e l'equilibrio delle concorrenze si regge– vano su quelle determinate condizioni, che contemplavano il lavoro (Public Health, 7 Report, Londra 1865, p. 16, cit. da Marx, Das Kapital 1/1 cap. VII, 23 pag. 703, Mosca-Vienna-Berlino 1932), in cui si parla delle indegne sistemazioni di alloggio e si spiega come esse dipendessero da una catena di interessi: il proprietario che concedeva il fondo per lo sfruttamento sotto terra « non poteva » concederlo per lo sfruttamento della superficie senza un sovrapprezzo alJ'imprenditore; questi aveva in affitto la miniera per 21 anni, tempo troppo breve, diceva, per rifarsi delle spese; e l'operaio era « troppo ignorante per conoscere i propri diritti igienici»; e tutto si reggeva sulla difficoltà di trovar lavoro, sul fatto che questi operai erano un po' meglio pagati di quelli delle altre fabbriche (ivi, pag. 702) e sul fatto, dice il Dott. Simon, che i datori di lavoro sapevano che « né la più schifosa abitazione né la più marcia delle acque da bere non danno mai luogo a lotte ». 1 È molto istruttivo leggere le cross examinations dei testimoni, verbalizzate nel Libro azzurro Report /rom the Select Committee on Mines, Evidence, 23, Iuly 1866 (estesi estratti in MARX, Das Kapital, nota a pag. 486 e segg. delJ'ediz. di Am– burgo del 1867; nelle edizioni successive in gran parte riassorbiti nel testo). Di fronte al minatore che reclama affinché i bambini vengano allontanati dalla miniera, il parlamentare inquirente Mr Bruce domanda: « Non sarebbe crudele, quando il padre fosse morto, o mutilato ecc., sottrarre alla famiglia questa risorsa? ». E ana– logamente riguardo al lavoro delle donne: « Possono le vedove trovare altrove uo ·affare cosl vantaggioso? E voi siete deciso a privarle di questo mezzo di sussistenza?». Il minatore sostiene che il lavoro di miniera è degradante per la donna, e l'inqui• rente insinua: « Credete voi che le lavoratrici impiegate nelle miniere siano più im– morali di quelJe impiegate nelle fabbriche?». Risposta: « La percentuale delle cattive è maggiore ... », « Volete allora vietare il la,voro femminile anche nelle fabbriche? - No! ». « Perché no? - Esso è per il sesso femminile più onorevole e più adatto». « Tuttavia è dannoso per la loro moralità, ritenete voi? - No, di molto meno che il lavoro alJa miniera. Io parlo del resto non solo su basi morali, ma anche fisiche e sociali... ». Qualcosa di analogo si oppone alle proteste per l'impossibilità di mandare a scuola bambini delle miniere. Si cerca di insinuare che manca la buona volontà di istruirsi. Domanda il borghese Vivian a un minatore: « Non potrebbe il giovane, se avesse BibliotecaGino Bianco

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