Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

I 74 GIACOMO M_OTTURA delle mole e delle altre macchine usate in queste lavorazioni, man mano che le ruote idrauliche o la forza manuale venivano sostituite con le motrici a vapore; il grandissimo incremento nell'estrazione mineraria del carbone e del ferro che ne conseguì; l'incredibile aumento degli ora– ri di lavoro: ecco i principali fattori che entrano in causa a determi– nare la fisionomia « industriale » di certe malattie e in particolare di quelle dovute alla polvere. Già verso il 1820 qualche acuto medico inglese fu in grado di com– prendere chiaramente e di denunciare alle società mediche locali i nuo– vi rapporti della medicina con le maestranze operaie. Ma vedremo subito come d'altra parte proprio l'intensificarsi della trasformazione industriale per certi riguardi venisse presto a ostacolare la comprensione delle condizioni di malattia di origine industriale. Ancora l'Inghilterra ci fornisce le maggiori documentazioni: col 1840 circa giungeva l'epoca dei grandi scandali umanitari alla Dickens, delle inchieste parlamentari, dei libri azzurri e dei rapporti annuali di John Simon e di E.H. Greenhow, delle prime pubblicazioni di Fede– rico Engels e di Carlo Marx, il tutto nell'eco delle perorazioni dei « so– cialisti romantici » francesi del tempo '. 1 Consideriamo, per esempio, una pagina del Rapporto Scriven dei Children's Employment Commissioners (Report and Evidences, 1841), che si occupa del lavoro di Pottery (vasai ceramisti). Al centro dell'attenzione - e dello scandalo - sta il lavoro infantile: bambini di 7 anni lavoravano fino a 15 ore continuative. « Fra i bambini il cui lavoro è particolarmente nocivo sono da ricordare i mould– runners, che devono portare all'essiccatoio gli oggetti finiti e formati nello stampo, e riportare lo stampo vuoto quando l'oggetto è bene asciugato. Così tutto il giorno essi devono andare e venire portando un peso troppo grande per la loro età, e la elevata temperatura in cui devono lavorare aumenta ancor più la loro fatica. « Questi bambini sono, quasi senza eccezione, magri, pallidi, deboli, piccoli e male sviluppati; quasi tutti soffrono di disturbi allo stomaco, di vomito, di mancanza di appetito, e molti di essi muoiono di tisi. « Quasi altrettanto gracili sono i ragazzi chiamati ;iggers, dalla ruota (figger) che devono far girare. Ma il più dannoso è, senza paragone, il lavoro di quelli che immer– gono l'oggetto finito in un liquido contenente grandi quantità di piombo e spesso anche molto arsenico, o di quelli che devono prendere con le mani gli oggetti subito dopo l'immersione. Le mani e i vestiti di questi operai - uomini e bambini - sono sempre bagnati di questo liquido; per il contatto con scabrosità, la loro pelle diventa molle e si squama, sicché le dita spesso sanguinano e sono continuamente in uno stato che favorisce al più alto grado l'assorbimento di queste sostanze pericolose. Le conseguenze sono violenti dolori e gravi malattie dello stomaco e degli intestini, una stitichezza ostinata, coliche, talvolta la tisi, e soventissimo nei fanciulli l'epilessia. Negli adulti, di solito, si manifestano una paralisi parziale dei muscoli della mano, la colictJ ' pictorum, e paralisi di tutti gli arti... « Nei locali dove il va,ellame viene levigato, l'atmosfera è piena di una fine polvere silicea, che è tanto dannosa a respirarsi quanto la polvere di ·acciaio per gli arrotini di Sheffield. Agli operai manca il respiro; non possono stare coricati, soffrono di ir- BibliotecaGino Bianco

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