Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

OCGI E DOMANI DELLA POESIA 65 creazione incondizionata e assoluta dell'uomo; ma lo slancio originario è caduto. L'individuo, volte le spalle al mondo, a questo mondo e a questa natura che sono al massimo un'allusione al suo mistero, e parti– to, attraverso l'esperienza poetica, alla conquista di una libertà assoluta, può ritrovare nel mondo, dopo le sue delusioni, nient'altro che aridità. ~ il punto finale ed estremo di Montale. Orbene quale è il Dio ricercato, a cui ci si volge e si tenta di risalire <la questo punto profondo? È da un momento di estremo decadentismo, dalla discesa nell'infer– no dell'individuo ammalato, che si aspetta l'illuminazione di Dio. In questa attesa, in questa illuminazione consiste la poesia; esercizio asce– tico ed esercizio poetico coincidono; c'è una torbida identificazione di poesia ed esperienza religiosa. In questa identificazione la malattia non rinuncia a nulla di se stessa. L'identificazione - qui è il nodo della questione - avviene nel punto più basso, nell'ambito del decandentismQ. è essa stessa un fatto decadente: esperienza chiusa e combattuta, aspra e squallida, non priva di una tragica sincerità, e tuttavia, inguaribilmen– te, decorazione religiosa del decadentismo. L'individuo non ne esce; non esce da quel se stesso ammalato, disperato e perduto che sente di essere. ]n questa falsa mistica si conclude, effettivamente o idealmente, l'espe– -rienza della poesia moderna. Abbiamo portato Ungaretti come il più illustre esempio italiano. Pensiamo, in un quadro più complesso, fatto di ragioni che compon– gono pure una esplicita ideologia politica, a T. S. Eliot. Dalla angusta zona a cui ci siamo ridotti ci chiamano le cose con 1a voce che abbiamo intesa fin da principio: ci chiamano i fatti, 5em– ·pre fuggiti e ora - ci sembra - medicina salutare alle nostre malattie. La contrapposizione è spontanea, e quando, alla fine della guerra, nello .scoppio generoso e confuso della liberazione, apparve più stridente l'in– capacità della poesia ad allargare il suo arco su tutta la realtà che si :muoveva, allora si fecero frequenti gli inviti alle cose. Questa esigenza fu espressa in modo quasi sempre ingenuo e con– fuso, semplicistico - pensiamo alla rivista La Strada - con una scarsa .consapevolezza della complessità del problema. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy