Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950
OGGI E DOMANI DELLA POESIA ...del fato mortale a me bastante E conforto e vendetta è che su l'erba Qui neghittoso immobile giacendo, Il mar, la terra, il ciel miro e sorrido. 63 Sono infine le piccole cose della natura e dell'uomo: forse la più comune delle consolazioni poetiche, nella quale si scorge, per quanto sofisticato, l'estremo residuo del crepuscolarismo. Aridità, sensualismo, crepuscolarismo: in questi pezzi ritagliati del mondo l'uomo e il poeta acquetano la propria disperazione. La dispo– sizione sentimentale comune a queste posizioni è l'elegia e l'idillio, in definitiva l'idillio, pigra e inadeguata risposta al dramma del mondo. È idillio il compiacimento in qualsiasi posizione data. La tensione che è stata alla nascita della poesia moderna è caduta: tensione verso le cose da dire, sforzo dell'essenziale, lotta contro le tentazioni della retorica, controllo critico, riconquista della parola e del linguaggio. Senza tensione non c'è poesia moderna, non c'è poesia senz'altro: senza questo combattere continuo con la propria materia, col mondo da capi– re e da esprimere e col linguaggio con cui esprimerlo. Ma il linguaggio si è fatto anch'esso idillico e facile; rispecchia que– sta situazione ormai stanca e consueta. Nella poesia minore, che è sempre quella più rappresentativa dei difetti di un'epoca letteraria, la sazietà e la banalità dei mezzi espressivi non è uno dei minori ostacoli della lettura. Un campanello d'allarme va fatto squillare anche in questo campo: la poesia rischia di perdersi anche per questo rispetto, di distruggt;re la conquista che è la sua gloria più grande: l'essenziale liricità e la nuova verginità del linguaggio. Dovunque c'è idillio c'è formalismo: tanto più odioso - di qui, da questa constatazione siamo partiti - quanto meno la condizione del mondo lo sopporta oggi, quando la forma stessa, la cultura stessa, è continuamente minacciata dalle forze formidabili che sono in campo. Se si ha poca pazienza, e a torto, per la cultura, meno ancora o nessuna se ne potrà avere, e a ragione, per il formalismo, mentre da ogni parte sembra di sentir risuonare le parole del diavolo del Faustus mannia– no: « Ormai si può àmmettere soltanto l'espressione non fittizia, l'espres– sione non esaurita, non simulata e non trasfigurata del dolore nel suo momento reale. La sua impotenza e la sua miseria sono cresciute tal– mente che non è più lecito farne u? giuoco d'apparenze » 1 • 1 T. MANN, Doctor Faustus, trad. it., ed. Mondadori, 1949, pag. 462. BibliotecaGino Bianco
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