Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

56 FEDELE D 1 AMICO storia della tonalità, descritta da Strobel come progressivo ampliamento delle funzioni tonali fino a un punto di rottura (qui sarebbe la coe– renza di Schonberg, nell'aver portato la tonalità dove doveva arrivare, e cioé alla rottura), è una storia di tutto comodo. Esistono infatti com– positori in cui l'« ampliamento» o la «rottura>> sono avvenuti, altri in cui non sono avvenuti. Chi ci autorizza, dati quei principi, a giu– dicare più coerente la linea della rottura dalla linea della conservazione o addirittura della restaurazione? Più coerente l'atonalità che la tona– lità o viceversa? Se l'unica cosa che conta è un puro rapporto dell'ar– tista con se_stesso, il mero adeguamento dei mezzi espressivi a una vocazione individuale? Se insomma l'unico criterio valido è il poesia o non poesia? Siamo dunque ricaduti al punto di partenza. Non abbiamo già, co– me pareva, da un lato un uomo che esalta un determinato periodo storico svalutandone altri, e dall'altro uno che supera questa concezione in uno storicismo imparziale, che si ride di siffatte gerarchie. Anche lo storicista ha le sue predilezioni di tendenza. Egli definisce infatti certe tendenze più coerenti di certe altre; e poiché non può fornire, di questa definizione, giustificazione alcuna, ci si vede costretti a rinviare le soluzioni eventuali alla più acritica delle posizioni: il « de gustibus », e cioè l'irrazionalismo puro del relativismo soggettivo. In realtà, la stessa contraddizione di Strobel dimostra ancora una volta che l'imparzialità dello storicismo spiritualistico è una pura chi– mera, e che il poesia o non poesia, benché pregiudizialmente indispen– sabile, non esaurisce affatto il giudizio critico: altri criteri, sia pure insufficientemente elaborati, s'introducono di contrabbando, a testimo– nianza di un'esigenza insopprimibile. Riconfermando quel che l'uomo della strada ha sempre pensato: e cioè che esistono artisti più o meno grandi, diversamente significativi, e addirittura «tendenze» e periodi storici di diversa portata, sviluppi e involuzioni: e insomma che la sto– ria non si limita ad allineare realtà incommensurabili, autonome e insieme fungibili, ma lascia pericolosamente emergere una tavola di valori. Valori che invece rimangono, nella nostra polemica, assai oscuri, perché le citate esigenze restano tali, e la realtà su cui i valori dovreb– bero fondarsi sono represse nell'incosciente, non formulate. Abbiamo visto infatti che, sul piano di una formulazione valida, gli Strobel co– noscono solo l'esigenza d'un « ordine spirituale» n.n.: un adeguamento BibltotecaGino Bianco

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