Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

IL CORPORATIVISMO 51 altri due insieme. Lo sviluppo massimo di corporativismo che così si determina conduce alla chiusura completa della rottura che la borghesia un tempo operò del sistema corporativo. E l'organizzazione della pro– duzione nei paesi fascisti ricrea il sistema corporativo anche nel nome. L'esigenza di soddisfare fino in fondo le necessità di funzionamento del monopolio, l'esigenza cioè di soddisfare le necessità di un mercato la cui legge ha totalmente perduto il carattere di legge di sviluppo, rende inevitabile la subordinazione di qualsiasi attività economica e produttiva all'intervento che realizza tale esigenza: non solo tutta l'attività pro– duttiva deve venire regolata attraverso strumenti appositi, ma perfino la libera disponibilità della forza-lavoro (quella cioè su cui il sistema capitalistico era nato) deve essere eliminata di fronte alla necessità di far corrispondere in partenza il volume dei salari con la produzione dei beni di consumo. Risulta allora il carattere di « mostruosità » del sistema corporativo fascista rispetto al sistema corporativo medioevale, da cui esso ha tratto il nome. Mentre la corporazione medioevale si oppone al funzionamen– to di un mercato che non ha ancora in sé la condizione del suo sviluppo naturale, con la corporazione fascista è la borghesia che elimina total– mente un mercato nel quale ha essa stessa posto e poi successivamente distrutto la condizione di sviluppo naturale. L'espressione massima di questo processo si è avuta nell'economia nazista, in cui l'intervento sulla vita economica si è risolto nell'arbitrio del Fuhrerprinzip 9 • 9 Oltre alle espressioni protezionistica, keynesiana e fascista del corporat1v1smo, par– rebbe necessario esaminare anche l'espressione cattolica. Tuttavia il corporativismo catto– lico non può essere considerato alla stessa stregua degli altri tre tipi di corporativismo perché esso non ha mai dato luogo né a formulazioni teoriche precise né a realizza– zioni pratiche. Esso è stato più che altro un richiamarsi alla corporazione medioevale, considerata come il migliore esempio di intervento pubblico in favore della generalità dei cittadini. I limiti e l'errore di tale richiamo sono già stati messi in evidenza nella nota 3. Qui ricordiamo semplicemente il fatto che, giunto il filone corporativo alla sua realizzazione fascista, il mondo cattolico europeo e particolarmente italiano entra in crisi proprio sul terreno della ideologia economica. Si sviluppa infatti una corrente che accetta la realizzazione fascista dell'ideologia corporativa, riconoscendovi anzi l'esem– plare del corporativismo. In contrasto con essa, mentre riprendono vigore, soprattutto negli ultimi anni del fascismo, le posizioni liberiste di determinati gruppi cattolici, si sviluppa una corrente che critica il fascismo come deviazione totalitaria dell'ideale cor– porativo. È in quest'ultima corrente che oggi le posizioni di corporativismo medioeva– listico tendono a essere fortemente influenzate dall'ideologia keynesiana. Risulta dunque evidente che fino ad oggi, su questo terreno, il mondo cattolico in nessuna delle sue espressioni è riuscito in pratica ad uscir fuori dall'ideologia borghese; anzi, col venir meno, dopo il fascismo, della linea di più diretta ispirazione medioevale, la coinci– denza tra le posizioni dei cattolici e l'ideologia borghese diviene sempre più sti:etta. Biblioteca Gino Bianco

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