Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950
DOCUMENTI 119 a far altro, si direbbe, che a inasprirla. E molti anzi sono già convinti da tempo che non ci sia alcun modo di risolverla; ovvero - ma è lo stesso - che l'unico modo di risolverla stia nella sua rassegnata e definitiva accet- tazione. Einstein non è fra costoro. In questo senso appunto il suo arti– colo è esemplare. Il suo fermo rifiuto di un aut-aut che mette in irrime– diabile contrasto la scienza e il senso comune, il suo monito di non cedere alle apparenze fissandosi « dogmaticamente sullo schema delle teorie presen– ti », la sua fiducia serena e appassionata nella possibilità che un quadro concettuale nuovo riesca a risolvere le questioni oggi apparentemente inso– lubili vanno meditati per quel che valgono; e valgono molto. Naturalmente Einstein non è un filosofo, e la sua trattazione drl prnble– ma come la risposta che egli suggerisce non possono venire considerate, filosoficamente, rigorose. Anche per ciò che non risolvono tuttavia e forse proprio per questo le sue pagine sono eccezionalmente significative: in quanto documentano un bisogno che sta nel cuore della cultura contemporanea e che attende urgentemente di essere soddisfatto. È importantissimo che a esprimere questo bisogno sia il più grande scienziato vivente e uno degli uomini più geniali che il mondo abbia mai conosciuto. In quanto segue esporrò in modo breve ed elementare perché non con– sideri in via di principio soddisfacente il metodo della meccanica quanti– stica. Desidero tuttavia osservare che non intendo affatto negare che questa teoria costituisca un progresso considerevole, e in un certo senso decisivo, della conoscenza fisica. lo mi immagino che questa teoria sarà contenuta in una successiva come l'ottica geometrica nell'ottica ondulatoria: le equa– z1om rimarranno, ma i principi saranno approfonditi e sostituiti con altri più comprens1v1. I Immaginiamo di descrivere una particella libera in un dato momento per mezzo di una funzione 'lJ! limitata nello spazio (completa nel senso della meccanica quantistica). Secondo tale rappresentazione la particella non ha né un impulso né una posizione esattai;nente definiti. In che senso ci si deve ora immaginare che questa descrizione rappre– senti effettivamente una singola circostanza reale? Sono possibili due con– cezioni, che confronteremo in quel che segue: a) la particella (libera) ha in realtà una posizione e un impulso de– .finiti, anche se entrambi non possono essere contemporaneamente misurati BibliotecaGino Bianco
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