Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

114 LETTURE padroneggiate, e sono anch'esse pertanto, in modo esclusivo, manifestazione della volontà divina. Così lddio entra direttamente nella storia come immediato e solo re– sponsabile. E allora la storia non è più specificamente opera dell'uomo; e l'uomo che, invece di limitarsi a intendere religiosamente gli ammaestra– menti dolorosi ma salutari del processo storico, tenta di modificarlo, non farà che accelerare le catastrofi come Ferrer, anzi immetterà in esse una carica di proterva malignità. Identificando così in modo semplice - come è caratteristica dell'ideo– logia liberale per cui l'economia è « come la natura» - un determinato mercato storico con il mercato naturale, anche per il Manzoni, che pure non e1·a hegeliano, la storia resta immediatamente e indistintamente teofania. E il timbro particolarissimo e quasi unico del suo cattolicesimo - testimo– nianza di una borghesia che vuole ad ogni costo rimanere romana - trova la sua origine anche e forse soprattutto nel libro di Adamo Smith e nel 1·ifiuto soltanto ironico, e non critico, di qualsiasi tipo di intervento sul mercato. Era quello il second'anno di raccolta scarsa. Nell'antecedente, le prov– visioni rimaste degli anni addietro avevan supplito, fino a un certo segno, al difetto; e la popolazione era giunta, non satolla né affamata, ma certo, affatto sprovveduta, alla messe del 1628, nel quale siamo con la nostra sto– ria. Ora, questa messe tanto desiderata riuscì ancor più misera della pre– cedente, in parte per maggior contrarietà delle stagioni (e questo non solo nel milanese, ma in un buon tratto di paese circonvicino) in parte per colpa degli uomini. Il guasto e lo sperperìo della guerra, di quella bella guerra di cui abbiam fatto menzione di sopra, era tale, che, nella parte dello stato più vicina ad essa, molti poderi più dell'ordinario rimanevano incolti e ab– bandonati da' contadini, i quali, invece di procacciar col lavoro pane per sé e per gli altri, eran costretti d'andare ad accattarlo per carità. Ho detto: più dell'ordinario; perché le insopportabili gravezze, imposte con una cupi– digia e con un'insensatezza del pari sterminate, la condotta abituale, anche in piena pace, delle truppe alloggiate ne' paesi, condotta che i dolorosi do– cumenti di que' tempi uguagliano a quella d'un nemico invasore, e altre ca– gioni che non è qui il luogo di mentovare, andavano già da qualche tempo operando lentamente quel tristo effetto in tutto il milanese: le circostanze particolari di cui ora parliamo, erano come una repertina esacerbazione d'un mal cronico. E quella qualunque raccolta non era ancor finita di ri– porre, che le provvisioni per l'esercito, e lo sciupinìo che sempre le accom– pagna, ci fecero dentro un tal vòto, che la penuria si fece subito sentire, e BibliotecaGino Bianco

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