Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

NOTE 109 comprendere il più possibile e lavorare pulito per costruire pulito. Tutte le forze storiche del passato e tutte _quelle del presente erano da Pintor consi– derate anzitutto come realtà e non come negativi: « l'importante è viag– giare» (p. 218). Egli cercava ovunque in primo luogo la positività, il senso reale. E certo non comprenderebbe per nulla la' verità di Pintor chi pensasse che certi giudizi sulla Germania hitleriana o su Papini, o la stessa possibilità cli collaborare a Primato fossero null'altro che limiti pubblici di una sua vita clandestina diversa ossia pure mascherature e compromessi. La sola cosa che condannava con ironia mista a pietà era lo squallore, la privazione di razionalità, di moralità, di vita. Apparirà allora la perfetta omogeneità e consegu~nza di questi due giudizi portanti su fatti di tanto diversa importanza e scritti, uno nel '39 e l'altro nel '43: « Si è risposato Sacha Guitry. Non ce ne importa nulla. Ma siccome tutti i giornali parlano di questo matrimonio e sembrano giudicarlo un avvenimento importante, diamo anche noi qualche notizia per fissare lo squallore di fatti considerati notevoli» (p. 83) e cc••• i profittatori e i complici del fascismo, gli ufficiali abituati a servirC:e a farsi servire, ma incapaci di assumere una responsa– bilità, non erano solo dei vinti,_ erano un popolo di morti. La caduta dell'impalcatura statale scoprì le miserie che ci affliggevano ... » (p. 241). Appare dunque evidente come a quest'uomo, per il quale il negativo era << squallore » e cc miseria » e non creatore di storia, irrazionale risultato del cc ciclo parossistico » e non elemento necessario della realtà, il fascismo dovesse sembrare ad un tempo una « grave malattia» e una realtà storica, non cc una parentesi». Ma appare anche evidente come questo giudizio (che fa di Pintor un post-fascista e lo rende maggiore in qualche modo dei suoi contemporanei) indichi necessariamente qualcosa di molto importante. E cioè: se il giudizio di Pintor sul fascismo è giusto e se è l'abito intellettuale e morale, lo stile di Pintor, ad averlo reso possibile, se ne trae che lo stile di Pintor è lo stile del post-fascismo, è lo stile culturale della ccvera rivolu– zione », è esso stesso, in sé e come esemplare, l'inizio della rigenerazione. Cosa questo stile significhi in filosofia, in politica ecc. è compito urgente e difficile di oggi e di domani per i filosofi, i politici, ecc. e molti giudizi di Pintor nei vari campi dovranno essere riveduti e criticati. Ma questo non conta. Non è qui che egli ci deve essere maestro: a tutti gli italiani ((filosofi e operai» l'opera di Pintor fa vivere l'abito intellettuale e morale della vera rivoluzione e dà come un termine di confronto per ogni autocritica. Alle sue pagine ognuno gi noi dovrà continuamente tornare per veri– ficare la sua statura storica. Felic_e Balbo iblioteca Gino Bianco

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