Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950
NOTE 103 passate espressioni di tale scienza, né fondare nuovi sviluppi, nuove pro– duzioni, nuove espressioni. Le posizioni degli umanisti maritainiani negli studi di economia si presentano infatti come una rassegna di argomenti, trattati senza un principio di sistemazione e concatenazione scientifica, in cui si fondono elementi di economia, criterii di comportamento politico, elementi di tecnica aziendale, di tecnica sindacale, di organizzazione assi– stenziale e di psicologia delle più varie scuole; e ancora nozioni di diritto, di geografia e geologia; il tutto generalmente trattato con linguaggio non tecnico. Cosicché la produzione degli economisti-umanisti si presenta in com– plesso come una letteratura di denuncia e di rivendicazione: cahiers de doléance dove ricorrono frequentemente le parole di « esigenza » e di « im– pegno » che sono vocaboli tipici del linguaggio di crisi, e che sono essi stessi elementi di crisi nella costruzione di un pensiero scientifico economico. La produzione degli economisti umanisti è difficilmente criticabile se non nel senso di affermare che essa non esiste come produzione scientifica economica e che, di più, tende - almeno di fatto - a uccidere la scienza economica: eutanasia della scienza, qualcuno ha detto, fra tante parole uma– niste di buona volontà. Così si verifica uno degli estremi dell'oscillazione: negazione, per rias– sorbimento, di un termine della distinzione. L'altro estremo dell'oscillazione viene toccato quando gli economisti umanisti, non possedendo strumenti, elementi e criteri propri per una nuova costruzione organica, si rifanno agli elementi e strumenti già da altri for– niti, e li giustappongono come correttivi gli uni degli altri. Corporativismo pre-capitalista, liberismo capitalista ed elementi di pianificazione post-capita– lista vengono allora intrecciati secondo astratte e utopistiche combinazioni, o secondo l'empirismo di più corte vedute. Ne nascono le posizioni del cor– porativismo dirigista e dell'« assistenzialismo» riformista di terza forza. Ti– pico prodotto di una composizione eclettica, non solo di correnti diverse del pensiero scientifico, ma anche di « esigenze » dello spirituale e di realtà del temporale. In un modo o nell'altro le posizioni del keynesismo - figlio dell'empi– rismo, e perciò dell'umanesimo antropocentrico - e le posizioni del!'« uma– nismo economico teocentrico» si trovano a collimare: questo risultato sem– bra particolarmente significativo, e indicativo della via sulla quale occorre concentrare gli sforzi. Keynes e Maritain si ritrovano oggi al medesimo punto, pur essendo partiti da posizioni radicalmente diverse, se non addirittura opf>oSte. BibliotecaGino Bianco
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