Critica Sociale - anno XLII - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1950

CRITICA SOCIALE 337 qualche anno, la corrente s1 e persa nelle sabbie, ma un certo stato d'animo è sussistito: quello che ha permesso di far accettare la pace di Monaco, at– tendendo di fori;ure un alibi ai collaboratori della propaganda e europea ,. di Goebbels. Poi, noi restiamo il partito di Anseele e di Vander– velde: un partito di lavoratori manuali ed intellet– tuali, attento a tutte le idee, ma 'Soprattutto a quelle che fanno la loro prova, e poco inclini a impegnarsi per le costruzioni teoriche che non tengono sufficien– temente conto dei fatti. Che ci ·sia urgenza, per i paesi liberi dell'Europa, di cooperare e di unirsi più strettamente, nessuno di noi lo contesta. Quanto a volerli fèderare col loro buon grado o loro malgrado, sotto una costituzione e una autorità comune, è un altro affare. Occorrono degli anni, e il tempo stringe, Infine, il Consiglio dell'Europa aveva· cominciato molto male. Non si erano. visti, alla prima sessione, i conservatori continentali unirsi a quelli della Gran Bretagna in una offensiva in regola contro la poli– tica economica e finanziaria del governo laburista? Fino a che sussisterà l'attuale rapporto di forze, i socialisti, a Strasburgo, saranno minoranza. . Queste considerazioni restano valide. Ad esperiei:i:za fatta, esse non potrebbero in nessun modo giustifi– care un atteggiamento passivo. Noi dobbiamo, al con– trario, solidalmente con gli altri partiti socialisti, af– fermare sempre più vigorosamente la nostra pre– senza all'Assemblea consultiva. Molte ragioni ce ne fanno un dovere. Ne segnalo tre. Quali che siano le formule che prevarranno alla fine, la difesa dell'Europa occidentale sta per essere riorganizzata su basi collettive. I gravami del riarmo peseranno con un peso sensibilmente uguale sul– l'economia di ogni paese. Esse rischiano di generare ovunque 1~ stesse conseguenze: inflazione, ascesa dei prezzi, abbassamento del livello di vita delle classi lavoratrici. D'altra parte, ogni periodo di intensa preparazione militare accompagna sempre delle ten– denze reazionarie, restrittive delle libertà. Noi entria– mo in un ~periodo difficile, in cui la democrazia poli– tica e sociale conterà i suoi difensori. Strasburgo of– fre loro una tribuna in cui certe parole e certe deter– minazioni _possono avere più risonanza che in qual- siasi altro posto. · In secondo luogo, mano a mano che l'esperienza si sviluppa, diventa sempre più evidente che essa non sfocerà in risultati positivi che se i governi euro– pei accettano e fanno accettare dalle loro popola– zioni, specialmente nel campo economico, un insieme di direttive internazionali, appropriate agli obiettivi ~omuni. E' non meno certo. che questo dirigismo ine– luttabile urterà contro potenti interessi privati. Le difficoltà delle soluzioni razionali, delle riforme uni,– fieatrici si misureranno con le resistenze capitalisti– che. Come potrebbe essere diverso? Anche se tende ad un cartello, ogni messa in comune dei mezzi di produzione è una tappa verso l'economia collettiva. In ogni paese, l'opinione pubblica si accorgerà sem– pre più chiaramente che l'integrazione europea è con– dizionata da una serie, di riforme di struttura, essen– zialmente socialiste.. Ancora bisogna, perché queste riforme si realizzino, che i socialisti vi si' impegnino risolutamente. Infine, è incontestabile che· l'idea di una Europa organicamente unita eserciti in questo momento una grande attrattiva su una larga frazione della gio– ventù intellettuale, in Francia, in Italia, in Germania. Non è esagerato parlare di una specie di mistica uni– taria, levata contro le sovranità nazionali, le tradi– zioni conservati:ici, le abitudini gregarie. Che questo internazionalismo si traduca talvolta in progetti tru.ito impetuosi quanto semplicistici, poco importa. La prova dei fatti ricondurrà abbastanza presto alla ragione i nostri compositori di 1;>atti,di ·costituzioni e di P,iani. Nell'attes~, tutto quello che è internazionale è nostro. BibfiotecaGino Bianco Le riunioni di novembré a Strasburgo Dal 17 al 24 novembre Strasburgo ha vissuto del– le intense giornate europee. Contemporaneamente si sono riuniti neli''attuale capitale d'Alsazia; e fu– tura capitale d'Europa, il quarto congresso europeo del Movimento socialista per gli Stati Uniti d'Euro– pa, il terzo congresso dell'l.Jnione Europea dei Fe– deralisti, il Consiglio di Vigilanza, che in questa sua prima riunione, dopo ess(}rsi chiamato per qualch~ giorno Conseil Européen de l'Orangerie, ha finito per dare a se stesso il ~ome ambizioso di Consiglio dei Popoli d'Europa e, ultima forse in.ordine di im– portanza, la sola istituzione europea che abbia ca– rattere ufficiale e sia riconosciuta dai governi, la· seconda sessione dell'Assemblea Consultiva del Con- siglio d'Europa. · 1. - Il Congresso del Movimento sòcialista. In altra parte di questa rivista sono riprodotte le principali mozioni approvate dal congresso europeo del M.S.S.U.E. Qui vogliamo solo brevemente rende– re conto ai lettori dell'atmosfera che ha dominato questa riunione internazionale del socialismo del– l'Europa continentale. L'anno scorso a Parigi il terzo congresso del mo– vimento era stato caratterizzato dall'estremo sforzo colà compiuto per tenere legati all'idea di una fede– razione europea da costruire subito, sotto la pres– sione stessa degli eventi che ,lllinacciano di distrug– gere l'Europa fin nelle sue fondamenta di civiltà individuale e sociale al tempo stesso, i compagni bri– tannici, i quali allora, anche se non numerosi, erac no tuttaviia -attiva men te p•resenti e il congresso p:;i,r~ lava due lingue, l'inglese e il francese. Quindici gior– ni or sono a Strasburgo il congresso del Movimentq Socialista parlava bensì due lingue, ma queste eram~ . il francese e il tedesco. Gli inglesi erano asseI\ti an, che perchè i rappresentanti dell'lndipendent Labour Party di un anno fa erano entrati nel partito labu– rista ufficiale e quest'ultimo non aveva ritenuto che il congresse valesse la pena nemmeno di un atto di presenza. Dubito quindi che il caro compagno Bob Edwars, al quale faccio i miei più affettuosi rane~ gramenti per essere stato eletto con l'unanimità dei voti mebro del nuovo comitato esecutivo internazio– nale, voglia dare alla sua collaborazione un contenu~ più che simbolico e temo che nei prossimi anni egli, come gli altri compagni laburisti, preferiranno l'a– zione po,ldtica e si,ndac-aJe ·nelle visuali·, lll.ecessa-. In ogni idea costruttiva - federalista o unionista - per poco che essa sia vicina al 'reale, esiste per il so– cialismo una possibilità di arricchimento. Venerdì scorso, poco prima della seduta di chiu~ sura, quattro mila giovani, venuti ·dai quattro p1J.I1ti cardinali e riuniti davanti al locale dell'Assemblea, proclamavano la loro volontà di « fare l'Europa». Che i partiti socialisti si intendano con i sindacati per organizzare a Strasburgo,. alla prossima sessione, una manifestazione di massa; che essi trasmettano al- 1'Assemblea alcune delle rivendicazioni fondamentali della classe operaia europea; che essi diano ai loro delegati un piccolo numero di parole d'ordine, cori mandato di fare blocco su ogni punto: una tale dimo– strazione non mancherebbe di essere efficace. Perché, per noi socialisti, non si tratta tanto di fare l'Europa, non importa quale Europa, quanto di riannodare e di stringere i legami che devono unire, al di là delle frontiere, i lavoratori europei. VICTOR LAROCK

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=