Critica Sociale - anno XLII - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1950

,334 CRITICA· SOCIALE stanza, del gioco democratico, può nas'cere da un momento all'altro un vero pericolo di guerra civile, di cui nessuno può nascondersi la imminente possi– bilità e la gravità, specialmente poi se l'approva– zione di un provvedimento che metta fuori legge il partito fascista, induca molti di coloro che hanno aderito al M.S.I. a cercar sfogo alla loro irrequie– tezza, ponendosi al seguito dell'uno o dell'altro par– .tifo rimasti· a_contendersi la vita del paese. • • • In questa situazione l'esistenza dei partiti minori non è soltanto un ossequio al loro innegabile diritto, ma è anche supremo interesse per l'equilibrio della ,vita nazionale; e ogni tentativo fatto per indebolirli fino al punto da farli scomparire o renderli ineffi- , cienti, non solo è lesione di WÌ diritto, ma è un at– tentato alla pace interna del paese. Questa è la ra– gione principale per cui, nonostante tutti gli incon– venienti che esso possa rappresentare in certi casi, il sistema proporzionale ci pare ora in Italia il me– glio confacente alla situazione interna e agli 'inte– ressi della· Nazione. Tale giudizio vale anche se il sistema proporzionale, invece che col sistema mag– gioritario, si pone in confronto col sistema dell'appa– rentamento che ora si intende di introdurre e che, mentre sembrava in un primo momento dovesse es– ser proposto solo per i Comuni inferiori ai 100 mila abitanti, che non siano capoluoghi di provincia, ora s'intende invece di estendere a tutti i Comuni, senza nessuna eccezione. Con questo sistema i partiti che si collegano fra di loro, ove riesc~o a raggiungere, col complesso dei voti che raccolgono sulle loro li– ste, le quali si presentano separate al giudizio degli elettori, una maggioranza anche soltanto relativa ottengono senz'altro due terzi dei seggi, e se li ripar~ tiscono poi fra di loro in proporzione dei voti che ciascuna delle loro liste ha raggiunto. E' chiaro che, con quest'o ·metodo, riescono ad ottenere qualche van– taggio, non solo in confronto del sistema maggiorita– rio, ma anche in confronto del sistema proporzionale·, aicuni dei partiti minori che hanno partecipato al col– legamento, come dimostra l'esempio addotto nel suo articolo dall'on. Preti. Essi infatti riescono ad otte– nere una rappresentanza dalla quale sarebbero esclu– si col sistema maggioritario, rappresentanza che è maggiore di quella a cui avrebbero avuto il diritto col sistema proporzionale. Ma essi pagano questo van– taggio ponendosi in· un evidente stato di supordi– nazione di fronte al partito maggiore col quale si.sono collegati, tanto più se questo, pur avendo possibilità (come appunto nel caso addotto dall'on. Preti) di co– stituire da solo la maggioranza del Consiglio e di rac– cogliere quindi nelle proprie mani tutti gli assesso– rati dell'Amministrazione, consenta a chiamare a par– teciparvi anche qualche rappresentante dei partiti minori collegati. In tal caso quella funzione di be– nefico equilibrio che dovrebbero avere, per le ragioni da noi sopra esposte, i partiti. minori, verrebbe a man– care: gli uni diverrebbero fiancheggiatori di un par– tito che tende a dominare, e non avrebbero, nella più , parte dei casi, la possibilità di agire da freno, come dimostra l'esempio della collaborazione governativa; gli altri, quelli cioè che volessero continuare a· man– tenere la propria indipendenza, sia per legittima fie– rezza, sia perchè ritengano che con questo solo at– teggiamento possono, opporsi al costituirsi di una si– tuazio~e dannosa alla vita naz\onale, verrebbero ad esser puniti con la esclusione, quasi dappertutto, da ogni possibilità di contare qualche cosa nella vita amministrativa del paese. Il problema ci sembra del massimo interesse, come accenna anche l'amico Preti, nei riflessi dell'unità so– cialista. E' evidente che il P. S. U., avendo sempre sostenuto la necessità di difendere, risolutamente l'au– tonomia del movimento socialista da ogni stibordina– pone, sia alla D. C. sia al P. C., non potrebbe ac- BibliotecaGino Bianco cettare di aderire ad un apparentamento che, per le ragioni poco innanzi esposte, avrebbe l'effetto, per lo meno di menomare, se non addirittura di distrug– gere, q1.1ella automonia che esso ritiene esigenza su– prema di un movimento socialista che voglia eserci– tare un efficace benefico influsso nella vita nazio– nale. E non si dica che sarebbe irragionevole questo at– teggiamento del P. S. U. (come di ogni altro partito che voglia conservare integra la propria autonomia), quando suoi rappresentanti partecipano già ora ad amministrazioni costituite con la partecipazione di altri partiti. Ben diverso è infatti il caso in cui tali accordi avvengono dopo che ogni partito ha ottenuto di mandare nel Consiglio comunale un certo nu– mero di rappresentanti con le sole sue forze e in esatta proporzione di queste, e il caso di un partito che abbia invece_ ottenuto, in virtù del collegamento, un numero di rappresentanti che con le sole sue forze non sarebbe riuscito ad avere. Non è evidente che questa condizione gli toglie, - se c'è un m'inimo di moralità pubblica - la libertà di valersi della. sùa rappresentanza in maniera diversa da quella che era implicitamente voluta con quel patto di, unione elettorale che gli ha c-onsentito ·di avere quel tal nu– mero di rappresentanti? Se H sistema del collegame.nto fosse ap:JYrovato dal ·Parlamento, il risuUato sarebbe che P. S. L. I. e P. S. U. si trovenebbero ,necessariamente a com– battere in campi opposti, a meno che il P. S. U. non si senta costretto, dalla situazione creatagli, ad aste– nersi dalla lotta elettorale; il che non è certo un coefficiente per giungere a quella intesa fratern,a che è necessario presupposto dell'unificazione. Desidero aggiungere subito, per chiari:11e meglio questa parte del mio pensiero, che io non mi sento affatto preoccupato per il pericolo che il P. S. U., a cui appartengo, rimanga escluso dappertutto, o quasi, dai consessi amministrativi. Quelli che mi conoscono sanno che dell'azione di un partito, e soprattutto del mio partito, io ho un concetto che direi più morali– stico che politico: ritengo cioè che essa abbia valore, non per i successi che possa conseguire nelle lotte elettorali, ma per l'efficienza che possa avere nella lotta per il maggior incremento ed elevamento della vita nazionale. E ritengo che un partito, anche esclu– so dall'avere una rappresentanza nei consessi ammi– nistrativi, ed eventu,almente anche nei consessi po– litici, possa .continuare ad avere un'efficacia alta– mente benefica, se si mantiene fedele ai suoi princìpi e lotta per i suoi ideali con quella risolutezza che deriva dalla stessa intransigenza morale in cui si è volontariamente posto. L'esempio di quello che ha potuto e saputo fare il partito socialista ~gli inizi . della sua esistenza è una dimostrazione chiarissima di questa mia affermazione. Sarà per noi un tornare daccapo, ma meglio far questo che rinnegare la pro– pria dirittura per non saper rinunziare a qualche risultato immediato. · ' Mi preoccupano invece gli effetti che nascerebbero · dalla situazione sopra delineata per quel che riguar– da l'impossibilità, per lungo periodo di te~po, di giungere all'unificazione delle forze socialiste; impos– sibHità che nascerebbe anche dal fatto che,. mentre si è sempre detto che s'intende rimettere al congresso di unificazione la soluzione di quel problema che ha sin qui creato le maggiori difficoltà per l'unificazione, cioè il problema della partecipazione o no al governo, sarebbe evidentemente indecoroso e ridicolo soltanto pensare che si possà porri,! in discussione questo pro– blema nel momento stesso in cui uno dei partiti che dovrebbero u nifica rsi aggiunge un nuovo vincolo a quello che ha g.ià con la D. C. per la partecipazione al governo. La questione ci pare grave e del più alto inte– resse, · perchè si tratta non soltanto della possibilità

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