Critica Sociale - anno XLII - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1950

348 CRITICA SOCIALE ma liberal-socialista, saranno l'incentivo per i fon– datori del socialismo fabiano ad affrontare l'intiero problema clella fiscalità redistributiva. Non era dato a De Paepe antivedere il futuro del– l'economia delle tass::izioni. Intuì meglio la futura visione delle as_pirazioni economiche e sociali del proletariato europeo, ch·egli stesso ha tanto contri– buito a risvegliare. « L'antagonismo delle classi -- è detto al termine della sua relazione al Congrésso di Basilea - la lotta del favoro contro il capitale,– ha dato nascità alle -società di resistenza o trade– unions. Queste, attraverso la loro federazione e il loro ral!gruppamento, organizzano il proletariato e finiscono c:ol costituire nno Stato nello Stato, uno Stato economico operaio, m•l seno dello Stato poli– tico borghese. Questo Stato si trova naturalmente rappresentato dai delegati delle ·corporazioni ope– raie che, pur provvedendo alle necessità attuali, costituiscono anche l'embrione dell'amministra– zione dell'avvenire; poichè a misura che nuove cate– gorie di )avoratori, og~i isolati, si costituiranno , in ,associa.~ione, quèsta delegazione operaia aprirà le sue braccia ai nuovi venuti. Ebbene, data -questa situazione, potrebbe ben darsi che un bel giorno qu.esto -nuovo Stato p•ronunci la dissoJuzione del ·vecchio Stato e prenda di fronte alle istituzioni della vecchia società, di fronte alla centralizzazione politica, al sistema giudiziario, all'esercito, ai culti, all'insegnamento pubblico, alla banca, al commercio, all'organizzazione industriale, alla proprietà fon– diaria, ecc., tutte le misure necessarie per assicurare la fine dei privilegi e della miseria, il regno della eguaglianza e del benessere per tutti. Trent'anni avanti Pelloutier e Sorel, è la prima sintesi di Marx e di Proudhon. A}La nascita del sindacalismo rivoluzionario mancano però ancora la riYolta contro la partecipazione del socialismo par– lamentare ad un governo borghese che abbia l'in– tento di mettere i sindacati sotto· tutela, e la « lunga pratica ii di Victor Griffuelhes, la sua tempra di insuprrabile meneur del\' azione diretta. Prevenendo l,c obbiezioni dei fedeli di Proudhon, Bakunin pronuncia un brillante· discorso in difesa della collettivizzazione del suolo. Il libertario che egli è; riconosce che la società forma gli individui. C'è qualcuno che ha più spirito di Voltaire: è « tout le monde)); ossia la collettività. La « liquidazione sociale i> preconizzata 'da Proudhon è efficace solo se vuol dire abolizione dello sfruttamento, della proprietà privata, dello Stato, instaurazione della .Federazione dei lavoratori di tutti i paesi. Eccarius appoggia la relazione di De Paepe, perchè tutte le grandi rivoluzioni ·cominciano come rovesciamento étei rapporti di proprietà della terra. Contro il voto di Tolain e di altri tre francesi, e con 54 voti favorevoli, il Congresso si pronuncia per la proprietà collettiva del suolo. Varlin ha vo– tato per il collettivismo. Nel '68 ha fatto -la cono– scenza dei blanquisti, nella prigione di Sainte Pé– lagie e, pur conservando la sua fede nel proudhoni– smo, si è reso conto del socialismo rivoluzionario. La questione dell'eredità. Dalle note di Blanqui, evaso dal carcere, costretto a vivere fuorilegge, sappiamo con quanta passione il vecchio comunista segua gli scarni racconti che dei Congressi dell'Internazionale fanno i giornali di cui dispone. « Sarebbe bene ii, dice, « avere il protocollo del Congresso di Ginevra ii. Tolain è per Blanqui un agente bonapartista. I voti per le coo– perative operaie gli sembrano celare un pericoloso tranello borghese. L'obbiettivo finale deve restare il socialismo, che non è stato confutato nel '48, non è stato riiinnegato d'ai proletari, è stato solo pT0- scrltto, ma ritornerà. E' vero, riconosce Blanqui, BibliotecaGino Bianco nel discorso immaginario, che pronuncerebbe al Congresso dell'Internazionale, se questo potesse aver luogo in Parigi liberata dalla tirannide, sia il socia– lismo politico, che quello di Proudhon, non erano ancora completamente maturi nel '48 e forse biso– gnava fonderli. Comunque, il socialismo non è solo questione ·economica, ma anche etica e rivoluzi<r naria. I mezzi atti ad assicurare la vittoria definitiva sono l'istruzione e la ·propaganda, che suppongono la libertà di stampa e la partecipazione alle lotte quotidiane degli operai contro il capitale. La pro– posta di ammettere nell'Internazionale i soli lavo– ratori manuali è corporativismo indegno, sarebbe ·1a degradazione morale degli operai. Ma la lotta operaia è, essa sì, lo strumento della liberazione. cc Lo sciopero - nota nel '67 - è intelligibile a tutti; è l'idea semplice, la resistenza all'oppressione. Lo sciopero è la sola arma veramente popolare nella lotta contro il capitale ii. cc Appoggiati provvisoria– mente allo sciopero ii, i rivoluzionari devono con– durre la lotta, che è politica, per la trasformazione sociale. A differenza dei primi due Congressi che i blanquisti criticarono violentemente, quelli di Bruxelles e di Basilea incontrano perciò il consenso del capo proscritto. Anche nella questione del diritto d'eredità, Varlin · si pronuncia per la sua integrale soppress,ione, mentre i membri presenti del Consiglio generale, che si trovano d'accordo in ciò con Marx, assai ostile all'estremismo quando si tratta di questioni più giuridiche che economiche, e dei socialisti con– vinti come De Paepe e Guglielmo Liebknechet sono contrari all'abolizione radicale dell'eredità, chie– dono soltanto forti imposte di successione, e la restrizione del diritto di testare. Bakunin è nuova– mente il portavoce della tesi più estrema. De Paepe espone molto efficacemente le due radici storiche del socialismo: Babe1t1f e Saint-Sìmon, fi– gli entrambi, dell'Enciclopedia. P•e·r il comunismo ba– huvista, la questione dell'eredità neppure si pone, è risolta con la comunanza totale dei beni. I sansi– moniani hanno sferrato la battaglia contro il diritto d'eredità, continuando la polemica degli enciclope– disti contro i privilegi. « Per noi che ~ dichiara De ·Paepe - per la nostra tendenza verso l'egua– glianza delle condizioni procediamo dal comunismo, ma che nello .stesso tempo, per le garanzie indivi– duali che reclamiamo e per la parte dei beni che crediamo poter senza danno fasciare all'individuo, procediamo pure dalla scuola sansimoniana, la que– stione dell'eredità diventa affatto secondaria, senza . che perciò abbia cessato di esistere », Ma Bakunin gli ribatte che senza cc l'eguaglianza del punto di partenza per tutti gli uomini ii non si ha socialismo. Precedentemente, nella Commissione incaricata di studiare- la questione, avev_a addotto un argomento di natura tattica. Non essendo possibile persuadere i contadini dei paesi p_iù ricchi della necessità di rinunciare alla proprietà individuale, conviene pro– cedere per gradi, ritirando in un primo tempo solo il d'iritto d'eredità e portando poi al collettivismo la seconda generazione. Buona parte della delega– zione francese, e di quella svizzera, gli spagnoli, l'italiano, uno dei due austriaci (Neumayer) sono con Bakunin. Con una maggioranza relativa di voti, vince la battaglia, condotta questa volta, indiretta-: mente, già contro Marx. PJndy, de'legat<o della cameira siin.dacaJe d-ei fale– gnami dell'edilizia parigina, è relatore della com– missione che ha esaminato « l'influenza delle società di resistenza (trade-unions) per l'emancipazione dei lavoratori ii. La relazione, che riflette visibilmente le .considerazioni di quella precedente di De Paepe, afferma che « il raggruppamento deile società di resistenza forma la Comune dell'avvenire, ove il • l

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=