Critica Sociale - anno XLII - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1950
CRITICA SOCIALE .347 ligurano Gugliel.mo Lieb.knecht e Bracke del comi– tato centrale di Brunswick, -per l'Austria so.no pre– senti Oherwinder e Neumayer, per l'Italia Ste fano Caporusso, per la Svizzera tutta una schiera di dele– gati, dai balmninisti Gui'llaume e Schwitzgueb~a a Herman Greulich, rilegatore, delegato della sezione . di Zurigo 1 l'anima del futuro movimento sindacale socialdemoc-ratico. La Spagna, che •dopo la rivolu– zione del '68 è uno' dei paesi più liberi d'Europa, è rappresentata da Rafael Farga Pellfoer, tipografo, esponente della Federazione delle .società operaie catalane, abile organizzatore, efficace propagandista, e dal medico Sentifion. Con i due spagnoli, ai quali Giuseppe Fanelli, recatosi appositamente nella pe– niso1a iberica, ha recato la dottrina libertaria, Ba– lrnnin stringe contatti personali gravidi di conse~ guenze ... Il· reudiconto del Consiglio generale sugli avve– nimenti dell'anno decorso e sull'attività svolta, po– trebbe dfrsi la relazione morale d,el comitato diret– tivo di una grande Centrale sindacale, a tendenie militanti. E' dedicato agli scioperi, all'aiuto ad essi dato,. al rafforzamento e al sorgere delle unioni sindacali -nei v.ari ''Paesi. Conclude, con un appello alla lotta contro la guerra. Analoghe sono le comu– nicazioni delle federazioni nazionali, specie quelle · dei francesi e degli spagnoli. La relazione, stesa da Caporusso, a nome della sezione napoletana, informa che questa conta 600 membri « precursori della vera libertà », pronti a combattere per la rivoluzione sociale. Prendendo la parola in una successiva seduta, lo stesso Caporusso denuncia la miseria che affligge Napoli. L'unìtà italiana ha fatto crescere i prezzi delle derrate prodotte dal Mezzogiorno, met– tendole a contatto con la domanda settentrionale ' ed estera. D'altra parte, i salari non sono aumentati e subiscono anzi la, pressione della disoccupazione,, per· effetto della crisi delle industrie meridionali, battute dalla concorrenza del Nord. Questo è il succo di quanto •il Caporusso espone, con parole assai più enfatiche, e che condisce con statistiche che sono gonfiate all'assurdo, ma riflettono pure una realtà tragica. Secondo il delegato di Napoli., li lavoratori faticano 15 ore al giorno, e i lazzaroni sono in nu– mero immenso. Non per gli operai cittadini, ma per i braccianti agricoli, la giornata di 15 ore è denuncJiata in quel pe1riodo dal corrispondente di Firenze de l'Egalité. Quanto ai lazzaroni, scrivendo nel '72, il prof. Tullio Martello, li cifra in 13 mila a Napoli, e soggiunge, che vi sono « a Napoli sol- , tanto 42 souo1e ·e 3000 sco'laTi », il che, a dodici anni dall'unificazione, indica· le responsabilità del go– vern? nazionale, e non solo quelle dei Borboni. Alla quarta seduta del Congresso, si riprende il dibattito sulla questione della proprietà, che l'anno prima si •era chiuso bensì con un voto, ma anche con l'intesa di approfondirla. E' in discussione la relazione presentata da De .Paepe sui « Principi, vie e mezzi della trasformazione collettivistica della proprietà». « 1) Il ritorno della rendita alla collet– tività - dichiara De Paepe - può solo permettere alla società di istituire, senza prelevare imposte spaventevoli, i servizi pubblici necessari, come la istruzione integrale data a tutti, l'organizzazione · unitaria delle assicurazioni contro tutti i rischi ed accidenti, ecc. 2) L'abolizione della rendita indi– viduale può sooo mettere i coltivatori su un pfode di eguaglianza tra di Jòro e fare che dappertutto i prodotti si scambino ~ontro prodotti equivalenti». . •di tutti quelli della, terra. E' una corrente che ab– biamo visto svolgersi .da Quesnay a Proudhon (per quanto da quest'ultimo sia respinta nella sua forma esclusiva, ed accolta solo in connessione ad altre misure fiscali), da Spence a Stuart Mill, da Thomas Paine a Henry George. La teoria di Ricardo dell'ac- _ crescimento della rendita, con l'espansione della produzione industriale capitalistica e con l'aumento dr.Ila popolazione, ne è la spiegazione scientifica, la realtà del contrasto cli ricchezza parassitaria e di enorme, miseria nelle campagne, prindpalmente là dove impera la grande proprietà, ne è la giustifica– zione politica. La collettivizzazione della terra. Non ne deriva necessariamente la collettivizza– zione della· terra, come vuole De Paepe, ma solo la spinta ad una riforma agraria, che può rivestire for~e pratiche disparate. Il pregiudizio che gerie– raJmente, ed anche nel caso del collettivista belga, la vizia, è che debba ·essere l'alternativa all'imposi– zione dei consumi; sfavorevole certo ai poveri, op– pure ad una tale tassazione dell'industria che, si teilie, riuscirebbe troppo· gravosa per questa, e ne · deprimerebbe lo slancio produttivo, o infine l'alter– nativa :id una mortificazione dei servizi pubblici, per i quali non si troverebbero altrimenti fondi. Non tutti i socialisti del tempo la pensano a questo modo. Blanqui sa che !':imposta progTessiva diretta sui redditi capitalistici porta a maggiori consumi popolari e stimola perciò la produzione. La paura dell'imposizione « spaventevole >) accomuna invece De Paep~ col Proudhon col quale è in polemica. Trattasi di una paura infondata, come dimostra la storia dell'economia contemporanea, seppure negata ancora, in questo suo punto cardinale, dagli econo– misti liberali odierni. L'alta tassazione dei profitti dell'industria non ·è cosa spaventevole, ma il prin– èipale mezzo di favorire, nella società ancora bor– ghese, ·investimenti pubblici cerbf, a scapito di in– ve1stimenti ,privati incerti e, ,nella società .colletti– v,istica, investimenti dii: maggiore utilità a scapito di quelli meno urgenti. E' semp•re uno dei mezzi di accrescere J•a, massa globa.Je dei salari e dunqm:, in ultima a,n,alisi, il •reiddiito nazionale. Non è un'alternativa all'appropriazione sociale della rendita fondiaria, anche se può storicamente precederla o seguil'la a distanza, ma ne è l'indispen– sabile. complemento tecnico, siccome fornisce i mezzi per la meccanizzazione generale dell'agricol– tura. Effettivamente, è l'alternativa al}'ingiusta im– posizione indiretta dei consumi popolari, e la mag– gior fonte di finanziamento di quei servizi pubblici, che De Paepe auspicò con tanto fervore nel '69, e che sono stati creati dovunque prima della collet– tivizzazione del suolo e del sottosuolo. Il che nulla togJ:ie al merito della richiesta d.i socia1izzare· la rendita della terra. Anzi, i dibattiti àttorno .a questa, portati da Henry George in Inghilterra, dieci e più anni dopo De Paepe, in forma non collettivistica Il ragionamento di De Paeipe si inserisce 1in una corrente di pensiero che ha un gran fondo di verità, ma è viziata da un pregiudizio. La tendenza è verso l'appropriazione . sociale, parziale o integrale, con • .un'imposta o con l'esproprio, della rendita fon– diai:ia, la ·cui altezza rende miseri i lavoratori, e più BibliotecaGino Bianco •
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=