Critica Sociale - anno XLII - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1950

346 CRITICA SOCIALE. ,pure con qualche difficoltà dovranno seguire . ·presto o tardi l'esempio dell'.lnghilterra. v1z10 non sorpassino certi limiti. Si deve, infatti, riconoscere quanto la Medicina deve .allo spirito di ricerca e di sacrificio personale, all'impronta in– dividuale data dal medico e dal ricercatore. Se tale spirito. dovesse riuscire troppo mortificato, la me– dicina futura probabilmente non raggiungerebbe quel livello di nobiltà e di cultura che già aveva. toccato. · La classe medica non deve, in tali condizioni generali, osteggiare l'esperimento della Difesa So– ciale nel settore che le appartiene, ma cercare di ovviare ai difetti e di perfezionarne il funziona– mento. Naturalmente, è da augurarasi che la program– mazione e la pianificazione di un così delicato ser- socialismo nella La Prima Inlel'nazionale nacque nel 1864 come organismo di pura solidarietà operaia. Il program– ma economico del socialismo non fu accollo subito dagli i•nternazionalis/.i, ma solo dopo prolungali dibattiti, che conservano ancora oggi notevole inie-_ resse in sede teorica.' Per gentile concessione della Casa Editrice La Nuova Italia di Firenze, pubblichiamo alcune pa– gine sull'argomento, tratte dalla « Storia del movi– mento socialista» del compagno Leo Valiani, di prossima pubblicazione. LA CRITICA SOCIALE La questione della proprietà è la sesta all'ordine del giorno del Congresso di, Bruxelles (1868~ del– l'Internazionale. Una mozione francese d'ispirazione proudhonia.na, mutuali-sta, si -scontra· -con la rèla– zio ne svolta da De Paepe per la s~zione di Bruxelles. Vince De Paepe trascinando con sè parecchi degli stessi francesi, e il Congresso si pronuncia per il collettivismo. Può sembrare strano che l'Interna– zionale dovesse mettere quattro anni a fare questo passo, che il movimento operaio francese aveva com– piuto 'prima ancora del 1848. Ma lè giornate di giugno, il colpo di Stato, le circostanze insomma, hanno costretto l'élite stessa dei lavoratori parigini a tornare sµi propri passi, a ricercare una linea che non li isolasse nel paese. E. poi, in Francia, dai sansimoniani a Proudhon, è tutta una tradizione di pensiero economico raffinato, che fa la critica socialista della proprietà privata, ma nella pratica · considera più importante della forma della pro– prietà l'organizzazione sociale del credito. In In– ghilterra, l'Internazionale è nata d'ai residui del cartismo, ma la maggior parte dei suoi affiliati sin– dacali è tutt'altro che socialista. César De Paepe, di ragguar«;1.evole famiglia fiam– minga caduta in miseria, allievo dei gesuiti di Bru– xelles, ha fatto l'operaio tipografo, onde guadagnarsi i mezzi per compiere gli studi universitari di me– dicina. Nel 1868 ha solo 27 anni, ma un passato. già di grande propagandista .delle idee democratiche sociali. Al Proudhon degli scritti postumi liberal– socialisti, egli oppone l'audace Proudhon del '40, e soprattutto l'osservazione, suffragata da statistiche, 'delle misere condizioni dei picc0H. proprietari, spe- cie agricoli, depressi dalla violenta concorrenza della grande impresa, schiacciati dai debiti, polve– rìzzati dal frazionamento cui conducono le moderne leggi sull'eredità. Nelle industrie, la collettivizza– zione •è resa indispensabile, a garanzia della Hbertà stessa dei lavoratori e dei consuµratori, dalla mi– nacciosa concentrazione ·monopolistica dei princi– pali mezzi meccanici di 'produzi0ne, nell'agricoltura essa è il solo mezzo di assicurare a chi lav ora l a terra con le sue braccia ·un reddito pari a qu.el: lo del produttore industriale. La preoccupazione d i Pro~dhon di tutelare la libertà dei piccoli. produt– tori nei confronti dei grandi monopolisti e dello ·Stato, per evitare il dispotismo, è giusta, ma la si PIER CARJ:.O MONTI PAGINE Dl STORlA Prima Internazionale consegue durevolmente, anche nell'agricoltura, con l'assocfazione cooperativa, il che suppone a sua volta che il suolo e il sottosuolo siano proprietà di tutta la collettività, e i coltivatori li abbiano solo iil gestione. In · conclu sione , la maggioranza del Congresso è favorevole al.la collettivizzazione delle ferrovie, delle miniere e del suolo (di quello coltivato, come delle foreste), e alla loro gestione a mezzo di associazioni operaie, a condizioni di garanzia per la c~llettività. Il Congresso di Bruxelles termina il 13 settem– bre '68. Il 25 dello stesso mese, Bakunin, vedendo respinte le sue tesi -socialiste libertarie al secondo Congresso (di Berna) della Lega per la Pace e per la Libertà, l'abbandona insieme· ad Elia ed Eliseo Reclus, Zukovski, Fanelli, Friscia, Tucci ed •altri ~ fonda un'Alleanza Inter.nazionale della Democrazia Socialista, di cui chied~ l'ammissione nell'Associa– done Internazionale dei Lavoratori. Il programma dèll' Alleanza è più ·spinto di quello dell'Internazionale. Propugna l'ateismo militante, la collettivizzazione di tutti gli strumenti di lavoro la soppressione del diritto d'eredità e l'abolizione d~gli Stati politici I nazionali. Tuttavia, sembra soltanto mìa differenza di grado, poichè i due programmi concordano nella visione della società futura, costi– tuita dall'ìmione universàle delle libere associazioni ct•eilavoratori, industriali ed agricoli. · Su proposta di Marx, il Consiglio· generale ri– sponde 1 aff Alleanza, conte1sta,ndone,la ragion d'essere. Se fa suoi i fini dell'Internazionale, è superflua, altrimenti è un'associazione rivale, e l'adesione è impossibile. Contro la promessa di &cioglim'ento del comitato centrale dell'Alleanza, Bakunin ottiene infine che le sezioni loçali della medesima vengano accolte. Della sezione di Ginevra, che viene così ammessa nell'Internazionale, è presidente lo -stesso Bakunin. Il Congresso di Basilea. L'imponenza del Congresso di Basilea dell'Inter– nazionale, nel settembre del 1869, ·accende le fan– tasie degli amici come dei nemici. E' presente un delegato americano, Cameron, che porta il saluto della National Labour Union (la prima centrale sindacale americana; fondata nel '66, sotto forma di Congresso annuale delle organizzazioni operaie ade– renti) e dichiara - con evidente esagerazioné _ di rappresentare ben 800 mila lavoratori. Tra gli in– glesi, c'è questa volta Applegarth, delegato, oltre che del Consiglio generale, dell'Unione generale dei carpentieri. La .delegazione francese è assai nume– rosa. Ci -sono Tolain, ·varlin, Aubry, Pindy, Murat, Albert Ric;ha11d e altri, autentici operai, delegati da operai. Ne fa parte anche Bakunin, pubblicista, che ha il mandato di una sezione operaia di Lione e di un'altra di Napoli. Con De Paepe sono· venuti, albi quattro delegati da:l Belgio. Fra i numerosi tedeschi Biblioteca Gino Bianco I

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