Critica Sociale - anno XLII - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1950

CRITICA SOCIALE 343 di interdipendenza con tutta la nostra vita economi– ca e sociale, ma senza alcun dubbio è quello sul qua– le le nostre conos·èenze sono minori, più lacunose e imprecise. È' doveroso riconoscere• che il problema del bilancio umano professionale del Paese è ben lungi dall'esserè stato affrontato con organicità, ed è b~n lungi dall'essere stato risolto. Tra noi il flagello di una più ampia e cronica disoccupazione rimane pervicace e contribuisce a ridurre il reddito del Pae– se, a creare un circolo vizioso i cui danni furono più volte sottolineati. l:Q altri Paesi le ricerche per con– figurare il fenomeno, per 'indagarne le cause ulti– me, per preparare ,i provvedimenti atti ad attenuar– lo, furono amplissimi e fertili. In tutto il mondo ci– vile, dalla formula di e assistenza ai disoccupati ,, e da quella « lotta contro la disoccupazione » si è da tempo passati alla formula « conseguimento di un'alta e stabile occupazione». E l'aspirazione alla piena oc– cupazione, con la Carta delle Nazioni Unite, è di– ventata .un impegno solenne dei Governi dei Paesi aderenti all'O.N.U. Tra noi, ogni azione sistematica di avviamento ad una più alta occupazione si infrange anzitutto coniro la ,inadeguata conoscenza del fenomeno, contro i vasti margini di errore che si attribuiscono alle rilevazioni attuali, contro la scarsità di osservazioni sistemati– che, contro la non coordinata 'e spesso singolare di– scriminazione di compiti tra i vari servizi ammini– strativi che sono preposti a facilitare la mobilità del mercato del lavoro in patria e fuori. Ciò spiega la mancata formulazione di un quadro d'insieme delle condizioni e delle prospettive dell'occupazione umana nel nostro Paese, la superficialità di studi condotti sull'argomento, l'improvvisazione di alcuni provvedi- A parere de1 proponenti si rende quindi necessaria una indagine vasta ed approfondita che, determinan– do in modo chiaro le condizioni attuali, tenti anche qualche cal!tta previsione e raccolga ordinatamente quei suggerimenti che giovino ad un sistematico mi– glioramento delle capacità prof,es!!ionali della nostra popolazione lavoratrice, alla maggior mobilità spa– ziale e di qualificazione, ad un'alta e regolare occu– pazione, tenendo conto del ritmo di accrescimento demografico e delle concrete possibilità del Paese. L'inchiesta dovrebbe giovare anche a lumeggiare nel– l'ambito di una più stretta cooperazione internazio– nale, tutti gli aspetti del fenomeno della disoccupa– zione che possono e devono interessare anche gli al- L'inchiesta offrirà la possibilità al Parlamento di riconsiderare con organicità uno dei problemi mag– giori posti alla nostra generazione, e che ha riflessi in tutta l'attività legislativa; consentirà di porre a disp·osizione del Paese· tutto un· patrimonio di osserva– zioni che, restando ignoto, costringe spesso a discus– sioni generiche quanto vane; permetterà di avviare a soluzione quesiti sui quali il silenzo e il disinte– resse non 'giovano che a rincrudire i rischi, ed a sol– lécitare odi e incomprensioni. ;1.NETTONE - PANFRUTTO - TORTA MILLESTELLE-CAKES - n1sCOTTl– '1,\/IHTTI - TORRONE - CIOCCOLATO - CARAMELLE - FONDENTI - '<flLINfS - CONFETTI - CONFETTURE - MARMELLATE - MOSTARDE - •.•:.>PONI· CANDITI FRUTTA CANDITA - GELATINE DI fR'JTfA - SPUMANTI E LIQUORI - SCIROPPI - SEMILAVORATI. Biblioteca Gino Bianco Difesa della Costituzione Giudici, Governo e Parlamento'. L'opinione pubblica non ha sempre acutamente interpretata la natura. e i fini della cosiddetta « agi– tazione » della magistratura, che - iniziatasi a Milano verso la fine dello scorso settembre, si è .gradualmente estesa a tutto il Paese e ha trovato uffi– ciale consacrazione al Congresso nazionale di Na: poli, ai primi di novembre. Le reazioni sono state di varia natura. Per gli umi- si tratta soltanto di una questione di « catego– ria »; per gli altri di una manifestazione di verbale insofferenza al palese disinteressamento che, per tradizione, circonda in Italia i problemi inerenti al funzionam~to della giustizia; nè sono mancati coloro che, magari a mezza voce, hanno insinuato che le accuse dei giudici all'inerzia governativa erano una manifestazione di « quinta colonna »••• L'atteggiamento dei giudici, di cui non si riscon– trano precedenti nella nostra storia nazionale, me– rita invece di essere considerato con serenità, senza pregiudizi e con chiarezza di linguaggio. La magistratura italiana non può essere definita, scientificamente, una « classe »; nè ha mai, nel pas-– sato più lontano e più recente, assunto atteggia. menti politici. Se ·-mai, per abito mentale, conse•• guente alla stessa funzione di « conservatrice » della legge, la magistratura ha spesso manifestato unà frequente diffidenza verso quei movimenti di opi– nione che rappresentavano tendenze. a modificare_ con mezzi violenti, gli ordini costituiti; ed ha mo– strato talvolta, anche in periodo di dittatura, una pervicace tendenza a difendere quei tradizionali principi costituzionalistici che avevano cqstituito la base della nostra dottrina giuspubblicistica. La nuova Carta costituzionale, con le sue solenni affermazioni sull'indipendenza del giudice e sulla autonomia della magistratura nel quadro delle isti– tuzioni dello Stato, è stata quindi accolta col mas– simo favore negli ambienti giudiziari perchè ha tra– dotto in termini politici la concezione giuridica che molti, magistrati avervano appreso ifin dai banchi del– l'università: ianche -i. più giovani, .per-chè è noto che pure in regime fascista da molte cattedre uni– versitarie le dottrine costituzionalistiche venivano insegnate secondo gli schemi tradizionali. Quindi era naturale che i giudici, avuta la « sen– sazione » che il Governo cercava di differire la traduzione in norme legislative dei principi consa– crati nella Costituzione, insorgessero vivacemente per la delusione di non vedere attuato quel sistema in cui avevano sempre creduto e che con l'entrata iri vigore della nuova Carta costituzionale ritene– vano ormai assicurato ar Paese. Invero il contegno del poter.e ·esocutii,vo non era ,stato dei !più rassicu– ranti in questi ultimi tempi. Dopo quasi tre anni dall'entrata in vigore della ·Costituzione si era ri– masti ancora agli studi delle commissioni ministe– riali; il Consiglio superiore della Magistratura - l'organo presieduto dal Presidente della Repubblica e com_posto per due terzi da magistrati e per un terzo da membri del Parlamento, cui dovevano· essere de mandate le nomine, le promozioni, i pro– cedimen.ti discipHnari ,per i magistrati, - ·era vivo ~o lo sulla carta; era rimasto in vigore l'ordina– mento giudiziariQ varato nel 1941 dal ministro Grandi (con le modeste modifiche della cosiddetta <e legge Togliatti» del 1946); ed era continuato il sistema delle « circolari interpretative » inviate ai giudici dal Guardasigilli. Si era poi aggiunto il non felice discorso del ministro Piccioni al Senato nel giugno 1950 in cui, in forma piuttosto involuta si faceva comprendere che la magistratura avreb.b~ potuto avere un migliore trattamento ecoµom,iço e

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