Critica Sociale - anno XLII - n. 21 - 1 novembre 1950
CRITICA SOCIALE 30,3 E.R.P~ e P.A.M. Troppe sono le relazioni fra questi due program– mi, che varrebbe la pena di esaminare con ampiezza e' profondità. Noi qui ci limiteremd al tentativo d'i mettere in rilievo quegli elementi a carattere1 fon– damentale che sono' commù ai' due programmi, ca– ràtte'ri che ·se individuali· a tempo e se il' governo itd essi vorrà condizioriare la propria 'azione, forse pòtreòbero evitargli di ricaderei' in. quelle « sviste > che hanno fatto sì che il nostro paese non sia riu– scito a ricavare da!l'E.R.P-. tutto il beneficio a cui avrebbe avuto diritto. P·erò, prima di procedere in questo senso, dob: biamo fare due osservazioni sÙi trasferimenti di ca– pitali, che ci saranno utili per meglio inquadrare la materia. La prima osservazione è questa: il saldo passivo della bilancia dei pagamenti di un paese ed il suo fabbisogno di capitali, nell'attuale situa– zione dei _r.apporti finanziari.internazionali, non sono . due entità distinte, ma della stessa natura, tanto da potersi sommare. Sono invece la stessa cosa. Il saldo passivo della bilancia dei pagamenti, da una parte. indica che il trasferimento di cap-itale1 estem è già avve·nuto, da un'altra parte, indica la capacità del– l'eco,nomia del pa,ese ad assorbirne dell'altro. Più ele– vato è il passivo della bilancia dei pagamenti e mag– giore è la quantità dei beni che dall'estero sono ve~ miti ad aggiungersi a quelli prodotti e rimasti nel paese. Un facile corollàrio che si può dedurre da questa osservazione è che se un governo dichiarasse di avere un forte fabbisogno di cap'itali e contem– poraneamente facesse tendere tutti gli sforzi. della nazione a ridurre dl passivo, deila sua ,bilancia, dei pagamenti'. ~l m~~o che si potr~bbe dire sarebbe che la sua pohhca e incoerente. · La seconda osservazione è questa: poichè i capi– tali privati Iion si trasferiscono più !la un paese ad un altro seguendo ·soltanto la maggiore rimunerà– iioni:, ma si t'rasfel'iscono soprattutto in base1 alla é sicurezza > offerta dai paesi riceventi per la loro conservazfone, in termini attuali •di beni reali, ne deriva che i capitali ch1, attualmente affluiscono nel– fEuropa ocoidentale sono capitali pubblic1, ,per c·ui 1 criteri della loro trasferibilità sono non soltanto çconomicf, ma soprattutto· politici. Si può andare òltre e dire che i criteri economici non sono più quelli determinanti, ma che lo sono quelli di natura politi-ca. Questo non significa ch1, s! possa• trascurare i'l criterio , econo mico, sign>ifica soltanto che la « eco– nomicità > n.on è più automatica, ma va ricer·cata di– rettamente n el quadro di quegl,i elementi rigidi che condiz:ionano una, situazione economi-ca n·azfonale l!d il cui apprezzamento è di natura piuttosto politica e ~ociale. Possiamo adesso elencare quelle che a noi sem– brano essere le condizioni comuni non solo al– l'E.R.P. ed al P.A.M., ma a qualunque altro piano di aiuti economici che gli Stati Uniti possano adot– tare nei confronti, sia dell'Europa, sia di altri terri– tori. Infatti queste condizioni hapno già costituito la premessa dei piani d'aiuto paramilitari inseritisi nell'ultima fase del conflitto passato come pure del. piano U.N.R.R.A. Il paese beneficia.rio dell'aiuto deve forn•i're: 1) la dimostraz'ione de~ fabbisogno; 2) l'in– dicazione della destinazione dei beni reali diretti o indiretti in cui consisterà l'aiuto; 3) la dimostra– zione che la particolare destinazione risolve il pro– ~lema politico-sociale;· 4) che ogni sforzo è fatto e ~rà fatto per la migliore e più razionale utilizza– zione ai fini dichiarati delle risorse disponibili; 5) che vi è disponibile un meccanismo in grado di j\ccertare in qualunque mòmento la 'rispondenza tra ,. programmi dichiarati e la loro effett,iva realizza~· ~~J)ç. BibliotecaGino Bianco Non crediamo sia ~eçes(!ario per i nosti;i ~ettori analizzarr q~a P!!Ì: µna q4~$te CQn<}J~i?ni eh~. ,\)OS; so~'? 1~sere tut~~ aM111piùfr da ùna eéo'IJòmia l>iari~– ficata; bastetà rnvece collegarle con le osservazioni or tira fatte sui frasfe,rimen'ti' di capitali perchè ap::: paia c~i~ra quale dovrebbe essere, in teirminl con– creti, l'à~ione che il. gò~erno dovrel;>be svolgere' per trarre. dal P.A.M. quell'indispensabile aiuto per la predisposizione delle opere di difesa militare e per la soluzione di alcuni p•roblemi sodal 1 i, senza la quale l'opera di difesa militare sarebbe vana. Anzitutto occorre stabilire un programma di azio– ne che riguardi l'economia in generale, da svolgersi in un periodo di tempo di lunghezza media (2-3 anni). Per la prepara?iÒne di questo programma bisognerà concentrare in un undco istituto tutte le persone che1 hanno esperienza, in tale m~terfa di pre~ parazione di pro,grammi, pe1r esservisi dedicate negli ultimi cinque anni e che si trovano di– sperse in decine di enti; dall;I.R.I. al C.I.R., al-' l' A.R.A.R., alla Banca d'Italia, all'Istituto centrale di statistica, al Ministero dell'Industria, a quello del– l'Agricoltura e del Commercio Estero, alle varie De- , legazioni, enti tutti che svolgono incompiutamente e male la loro 11zione appunto perchè sono divisi e perchè devono sottostare a differenti indirizzi. · , Tale istituto, se da un l;ltO·preparerà il programma, dall'altro sarà l'organo che potrà controllare la sua esecuzione e manterrà il necessario coordinamento a 1 i livelli· più bassi ·della piramide. L'esecuzfone sarà affiqata ai singoli ministeri e, se sarà necessario per particolari rami, ad enti ad hoc. Scopo del programma sarà quello di portare al massimo livello la produzione nazionale e l'o ccupa– zione operaia, facendo assegnamento su una quo.ta di aiuti statunitensi che non è difficile sapere a priori in maniera ufficiosa. Del resto l'esperienza che abbiamo ci induce a credere che non sia un male puntare molto in alto nella preparazione dei pro– gr.ammi (basti pensare al piano Monnet), Si è sempre a tempo a riarmonizzare le, diverse ,parti davanti alle sit4azioni di fatto. Quello che non bisogna mai per– dere di vista è che· questa situazione dipende molto dalla impressione di serietà e onestà di realizzare il P,rogramma, che possono SUSCÌtll,'re le persone che lo presentano e si impegnal).o ad applicarlo.· · Questo scopo di produzione generica e di occupa– zione o,peraia, che è stà'to quello dell'E.R.P.; è anche quello del P.A.M., checchè dica una· non disinteres– sata propaganda. '.futto il mondo occidentale e più di ogni altro gli Stati Uniti, hanno ricavato dalla guerra in Corea l'insegnamento che la preparazione m'ilitare1, le d,ivisioni, le armi sono sì importanti per evitare la conquista di un territorio, ma Diù di tutto per la sua difesa conta la volontà, l'abnegazione con la quale il popolo tutto si imvegna nella lotta. La vita che questo popolo è c·biamato a difendere deve avere per lui un valore che gli faccia sovportare il sacri- ficio a cui deve sottoporsi. · Nel quadro dunque del programma che possiamo chiamare di piena o.ccupazione si formuleranno i piani per sottori. Naturalmente di interesse1 più spe– cifico. del P.A.M, sarann6 i piani dell'industria mec– canica. Su questo punto è bene soffermarsi un mi– nuto per osservare che proprio per queUa serietù che deve improntare i programmi, diventerebbe molto difficile poter dimostrare agli esaminatori ed ai criti'.d che H nostro paese è in grado di pote-t rea– lizzare tina forte produzione di armi per· il proi>rio fabbii;ogno e per il ·rabhi!!ogno di altri paesi, quando le sue 'maggiori imDtesç, -·dall'Ansaldo alla Breda', all'.Isotta, a'llll, Cem:sa, $òno. inattive, alcun~ fotal– mènte; altre par~ialmenté e comunque ttilt~ in tino stato. di' ta:Ie disoI'.~alÌizi~zion~" da dare 'oèn 'irocb.f . aflidameinti sulla' ,possibilità di produzione effidente.
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