Critica Sociale - anno XLII - n. 21 - 1 novembre 1950
I - CRITICA SOCIALE 301 La prima è che si tratta di creare finalmente l'Eu– ropa; la seconda che non si può mancare di fede nella democrazia. E l'Europa,· oggi, incomincia ad essere qualche· cosa d'i più di una real.tà territoriale, cosi come la democrazia, internazionalizzandosi, si arricchisce ogni giorno più di stimoli e di impegni morali. In ogni modo come risponderebbe un nostro con– temporaneo spregiudicato, anche francese, a chi gli · chiedesse se è più pePicoloso armare la mano dei tedeschi o tentare la loro- dignità? Non insegna qualche cosa quel -drammaticissimo sco'rcio di storia che incomincia con la pace ,di Versailles e si con– clude con la guerra di Hitler? Europa e democrazia. E' un. btnomio che deve impegnare ormai tutte le responsabilità e tutte le speranze. Ma un'Europa senza defezioni che non siano volontarie e .una democrazia senza riserve. Ogni riserva, infatti, non, J))Otrebbe che aprire nna breccia nel fronte unico dellf nazioni associate. Basterà, del resto aggiungere un rapido corollario alla proposizione d'ordine generale. Nella riconci– liazio-ne degli spiriti e nella cooperazione ricostrut– tiva il popolo tedesco, per grave e profondo che fosse il suo errore, non potrà che sentire l'ansia della riabilitazione e riconqnistare la coscienza dell'inte– resse e del dovere comuni. La confidenza morale, che è uno degH elementi più propulsivi delle convivenze private, non può evi– dentemente sortirei divers,i effetti nelle relazfoni in– ternazion_ali, se ogni collettività è pur sempre una somma di creature. Non· basta ancora? Anche alla luce del più fidu-. cioso ottimismo non appaiono sull'orizzonte della storia che risultati empirici e contingenti? E' probabilmente vero. Ed è giusto ammetterlo nelle pagine di questa rivista. · Soltanto il socialismo, nella sua applieazione in– tegrale, potrà garantire un risultato definitivo. Esso infatti, è la giustizia - tutta la giustizia - così nei nei rapporti degli individui come in quelli dei po– poli. E la pace riposa ,n,ella giustizia allo stesso modo che nelle volonterose alleanze e nelle operose col– laborazioni può durare la tregua. La tregua che precede e prèpara la pace. Non per nulla abbiamo sempre sostenuto eh.e altro non è il SÒcialismo se non il traguardo finale di un severo, rettilineo, progresso democratico. ANTONIO GREPPI Il grosso problema della Germania nel quadro della difesa dell'Occidente, di cui abbiamo già avuto occa– sione di parlare e di cui il compagno Greppi nell'ar– ticolo che preceqe mette in luce uno degli aspetti fon– damentali, è ancora forse il più importante, o almeno il più controverso, nel campo della politica interna– zionale, e ciò, sia per la sua importanza intrinseca, sia perchè esso· richiama e quasi accentra in sè gli altri problemi di politica estera attinenti al riarmo. Esso infatti suscita le· maggiori discordanze tra i paesi membri del Patto Atlantico, i quali ritengono di avere obiettivamente ragione pur sostenendo tesi, co– me è il caso degli Stati Uniti e della Francia, estreme. Ed effettivamente, hamno ragione, almeno una grande parte di ragione, nella situazione esistente, che giu– stifica le enormi dìfficoltà di delineare un atteggia– mento preciso, che tenga conto di tutte le necessità. Secondo noi, il problema ha tre cardini. Il pr-imo è l'opportunità dell'inserimento della Germania occi– dentale nel quadro della difesa europea. Questa ne– cessità è, in linea generale, riconosciuta da tutti_ i p·aesi associati nel Patto Atlantico. Essa è bensì su– bordinata nei suoi termini attuali al fatto della esi– stente e deprecata divisione ·della Germania, ma poi– chè questa divisione non pare che possa essere aboli- iblioteca Gino Bianco ta molto facilmente, ma che sia destinata a diventare il centro della polemi_ca tra Russia ed Occidente, il primo punto non suscita per ora controversie tra gli. Occidentali. Il secondo è costituito dalla varietà degli interessi particolari degli Stati del Patto Atlantico ;nei confron– ti clella Germania: e in particolare dal, timore della rinascita di un militarismo tedesco e dalla ricono– sciuta necessità di evitarlo., Proprio su questa questio– ne si incentra il dissenso. Il terzo, quello che è stato tenuto meno presente forse l'lelle discussioni e certamente nei commenti che se ne sono fatti e che pure è fondamentale (e ben lo ·ha posto in rilievo il compagnò Greppi~ è costituito dalla necessità di terier conto delle esi'genze del po– polo tedesco, in relazione alla sua situazione attuale: situazione di governo;• situazione psicologica; condi– zioni dell'economia e struttura interna sociale e poli– tica del paese ( 1). E' quindi evidente che il problema è di non facile · soluzione., Soprattutto appare- evidente a questo pro– posit0 la carenza di una unione che sappia contem– perare gli interessi diversi che sono affiorati e di cui' abbiamo fatto cenno, ma che valga anche al tempo stesso come garanzia contro la minaccia di resurre– zione del militarismo tedesco e contro i pericoli insiti - nella stessa situazione interna della Germania: la man– canza, in altre parole, di una unione europea. Ora, la situazione attuale ed i suoi sviluppi hanno dimostrato che esiste u!'la .base comune, su cui gli in– teressi divergenti o contrari dei singoli paesi potreb– bero fondersi, che esiste cioè la basè per l'unifica– zione dell'Eur,opa. Crediamo che nessuno possa con– testare che, proprio' a proposito del probléma del riar- ' mo della Germania, appare un comune interesse eu– ropeo, in cui quelli singoli, della Francia e dell'Italia ad esempio, che oggi appaiono contrastanti, sono rias– sunti in maniera che potrebbe essere soddisfacente - per tutti. In questo senso il piano frances'e; che subordina il riarmo tedèsco alla istituzione di organi federativi europei, ha un lato positivo, che merita di essere po– sto in rilievo. Anche se poi l'irrigidimento francese, che del resto difficilmente potrà essei-e ·mantenuto fino alla fine, ha un aspetto negativo che già abbiamo PO-· sto in luce altra volta. Possiamo aggiungere che la parte più propriamente positiva ·del piano francese stesso è in gran parte dovuta alla influenza dei socia~ listi francesi, i quali hanno avuto modo di valutar~ meglio di altri il significato ed il valore politico in." ternazionale della situazione di fatto che abbiamo lu– meggiato più _sopra. Se ·anche, quindi, questo piano non· potrà essere mantenuto come condizione in tutti i suoi punti, sè cioè la questione di priorità assoluta posta in esso, question,e chè appare di fatto come un mezzo per guadagnare 'tempo e ritardare iÌ prçigettato riarmò della Germania, dovrà essere abbando:nat"a,- resterà "i,a– lida, ed è augurabile che altri paèsi vi si associno, la spinta decisiva verso l'unificazione dell'Europa, in cui le questioni del riarmo non potranno essere staccate dalle questioni economiche, e, in definitiva, dalle que– stioni ·politiche. Altrimenti, come pet molte altre soluzioni che sono state adottate ·o che potranno esserlo, anche la solu– zione del problema tedesco, nella fluidità della situa– zione presente, resterà nel vago, e finirà con l'essere risolta attraverso compromessi che; pur se raggiun– _geranno lo scopo, lasceranno tutti scontenti, a comin– ciare dai tedeschi. PIERO GALLARDO (1.) Su questo pa,rticolàre, ri>portiamo senza commento Una nota ad un articolo di Germanicus pubblicato dalla Revue Socialiste di ottobre: « La -Germania ha avuto questo inverno la cifra di due milioni di disoccupati, che è discesa ora ad 1,5 mllloni," ·pòichè •la bella stagione favorisce gll operai delle
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