Critica Sociale - anno XLII - n. 21 - 1 novembre 1950

CRITICA SOCIALE. Ra~~ 1cioo Ton: Stagno 1000 Ton. Gomma ~àt. 1000 Ton. àotrima sint. 1000 Ton. Produzione mcmdlale– C!?òn9Urno mondiale Scorte mondiali al 1-1-50 Scorte mondiali al 30-6-50 Consumo negH S. U. Scorte negli S. U. al 1-1-50 Scorte negli S. U. al 30-6-50 Presunto fabbisogno miHtare ,, 1.160 1.135 236 169 615 104 45 260 Basta uno sguardo a queste cifre per rendersi conto.- che se la sltuazlo11e non è grave non è però priva di ten– sione soprattutto perchè, a parte la gomtna. sintetica, la possibl!,ità di au– mentare la produzione non è molto grande. El' bene però avvertire Il lettore che la discordanza fra produzione, consumo e scorte si spiega con la politica delle scorte mil-ltarl, il cui incremento ren– de meno preoccupante l'effetto deH'e– secul'lione del programma militare ..,. E. P. U. r,lalgrado il ritardato versamento del fan<io in dollari da parte dell'E.C.A., avvenuto soltanto il 31 oMobre J 950, né! giorni sconsi la Banca dei Regola– menti Internazionali ha operato la pd– ma compensazionè tra i paesi aderenti all'E.P.U. per il periodo __luglio-settem– bre. Non vi è stata però comunicazione ufficiale degli ammontar! compensati. Sembra che qualche paese abbia chie– sta alle autorità dell'organizzazione di evitare tale pubblicazione. Si è comun– qÙe saputo che la più forte posizione débitrice è quella della Germania che nel trimestre in considerazione ha avu– to .un deficit di 150 milioni di unità E.P.U. (equivalenti a dollari)· utilizzan- 86 820 229 595 61 785 255 595 129 725 ÌlO 118 715 75 34 363 237 314 36 107 98 43 11)0 65 100 750 ::oo do cosi circa la metà dell'assegnazione di credito per i due anni, pari a 320 m!lloni di dollari, mentre la posizione creditrice più forte è stata quélla della Francia. Anche l'Inghilterra, o meglio la zona della sterlina, ha una posizione creditrice per un ammontare pari a 96 milioni di dollari, credito che viene in parte ridotto dal pagamenti in conto dei saldi passivi precedenti al 30 giu– gno dell'area della sterlina verso i pae– si partecipanti. E' certo che la Germania dovi;à rl• co,:,rere a provvedimenti di particolare imi;iortanza per riportare la sua bilan– cia dei pagamenti ad una posizione me– no S<jullibrata. ProbabUmente la Ger– mania dovrà segnare il passo in mate– ria di liberalizzazione e forse dovrà ri– pristinare alcuni controlli valutari. A meno che gli Stati Uniti non cor– rano al ripari e non coprano con una assegnazione straordinaria di dollari il defie>t attuale e quello avvenire. Non è da es.eludere che la Germania stia ri– mettendosi sulla· stessa strada che ha seg1.1lto nel precedente dopoguerra ·per la propria ricostruzione: quella dell'in– debitamento. Il confronto di tale politica con quel– la seguita dal nostro governo è davvpro edificante! D. C. VITA 1NTERNAZJONALE L'lrivasloné del Tibet. L'invasione del Tibet da parte delle forze della Cina comunista, invasione· della cui possibilità da tempo si parla– va ma che non er,a stata prevista con esattezza da nessuno negli ultimi tem– pi, è da considerarsi tra quegli avve• nimentl: che non sono destinati ad ave– re vaste ripercussioni in campo inter– nazionale, nè conseguenze di grande ri– lievo, ma che tuttavia, ,:ivvenendo in un certo momento, possono essere indici di una situazione. Perchè Mao ha scelto proprio questo momento? E perchè ha scelto la via della occupazione militare invece di tentare prima dei negoziati con il tra– mite del governo di Nuova Delhi? La Cina ha sempre rivendicato la sua sovranità sul Tibet, sovranità_ che già venne riconosciuta d,:ilJa convenzio• ne anglo-russa del 1907 e confermata poi in un accordo del governo britan• nico dell'India con il governo cinese. Vero è però, a parte il f,atto che il go– verno britannico riconobbe. -,allora que• eta situazione perchè la __ Cina non l'ra– una grande potenza, ed 'aitrettantÒ V!– ro è- che la sovranità cinese non si e– splicò mai di fatto, godendo il paese della massima autonomia. Percib, era logico che Mao proce– desse con una certa prudenza, aata la BibliotecaGino Bianco mutata situazione internazionale della Cina, nella ·sua decisione di rendere o– per.ante la sovranità cinese sul Tibet .(o di liberare il Tibet, come preferisce dire il governo· di Pechino). Di più,. il governo di Lasha, che-l"an– no- scorso, quando avvenne la rivolu– zione cinese; cacciò i rappresentanti del Kuomlntang, ha cercatçi df stab!ll· re contatti con il nuovo governo per cercare di ottenere il riconoscimento della sua indipendenza. Questo non sa– rebbe certamente riuscito, ma in segui– to al fallimento delle trattative, Pechi– no livrebbe avuto migliori giustificazio– ni che ora non abbia per una aggres– sione. Invece, la delegazione del gover– no deì Dalai Lama non è nèIIllleno po– tuta entrare in Cina e si trova tuttora in India. E' pertanto logico che il go– verno del pandit Nehru si sia risentito di questo modo di procedere ed abbia fàtto udire la sua voce di protesta. Ed è quindi evidente che i rapporti fra la Cina e l'Inp.l.a non siano destinati à migliorare dopo questo fatto. Ora, se Mao ha agito in questo . caso con uµa certa precipitazione, una ra– gione ci deve essere. Ed è forse da ri– cercare nel fatto che Il linguaggio mi– naccioso tenuto in qualche ripresa nei confronti dell'America per la questione coreana. non ha potuto avere risponden– za nel fàttl. La èiria dòveva qufndi mo- JU str~re dr kvere t~da ~ è\.t~i;;1tin~ i>'er rlsolvérÌ! le questioni elle le statino a cùore, ed ha èòlto i'occaslòne di farlo con una azione che può essere consi– derata interna del paese e qÙ!ndl. non òovr.ebbe avere ripercussioni ili rilievo nel campo !nterna2lonale, salvo quella, pur tutt'altro che secondaria, di alte– rare i suoi rapporti con l'India. Le truppe· cinesiin Corea. E' p9ssibile che la spiegazione che si può dare all'invasione cinese del Ti– bet sia ·in un certo senso valida anche per la presenza di truppe cinesi In Co– rea, presenza che pare ormai accerta– ta. Qui però si tratta di difesa del pre– stigio, non tanto della Cina di Mao, ma del comunismo internazionale ed è quindi fuori di dubbio che la .Russia vi abbia. la sua parte. E qui poi, oltre al prestigio, si può log\camente pensa– re alla necessità di non abbandonare del tutto a se stessi i coreani del nord ·dopo averli incoraggia\; all'aggressio– ne, di mantenere il più possibile vivo il focolaio coreano, e conseguentemente di dare il maggior disturbo possibile all'occidente e di conservare alla Rus– sia, che a quanto sembra, ha intenzio– ne di lanciare nuove proposte di ac– cordi internazionali, qualche carta in mano. LàSpagna e l'Occidente. Abbiamo già avuto recentemente oc– casione di accennare all'atteggiamento tenuto in questi tempi in qualche am– biente politico nei confronti della Spa– gna franchistà e della opportunità di inser1rla nel quadro difensivo dell'o~– cldentè. Ora, all'ultimo momento, giunge la notizia che .il Comitato politico del- 1'Assemblea generale delle Nazioni U– nite ha deciso a maggioranza di abo– lire la risoluzione del dicembre 1946 che invitava gli Stati membri dell'O.N. U. a ritirare da Madrid le proprie rap– presentanze diplomatiche. In conseguei1- za di questa decisione, la Spagna do– vrebbe essere ammessa anche negli or– gani tecnici dell'O.N.U. La decisione de– finitiva spetterà all'Assemblea gene– rale. Ora, è uri' fatto che la politica delle democrazie occidentali nei confronti del regime fascista di Franco è stata infe– lice, in quanto non è valsa ad indebo– lire il regime stesso, ma è anche cer– to che molte volte, quando si vuol ri– mediare ad un errore del passato si fa peggio. Che ora Franco, con l'app9gglo di Salazar, possa credere di vantare un successo in campo internazionale, non è certo cosa che dia prestigio alle de– mocrazie. Franco il 21 ottobre ha fatto un discorso a Villa Cisneros, presen- · ziando le manovre della flotta spagno– la e dopo aver visitato le colonie della Spagna. Egli ha detto, e questa dichia– razione potrebbe stupire se non venis– se da un fascista, che la ristrettezza dei possedimenti spagnoli in Africa è «con seguenza della cattiva e ingiusta ripar– tizione delle zone costiere del nord– ovest africano •· Ha quindi affermato che Il popolò spagnolo è «un popolo che fa miracoli poichè non vi è alcun'al– tra nazione al mondo che si sia trovata di fronte ad un'opera di civilizzazione come quella cui ha dato inizio la Spa– gna •· Ed ha aggiunto e Se nel passato Il paese non avesse vissuto lontano dai

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