Critica Sociale - anno XLII - n. 21 - 1 novembre 1950
l CRITICA SOCIALE 309 mato (anzi• non abbia voluto sistemare questa parte della filosofia e non si può non restar mortificati nell'apprendere le giustificazioni cui ricorre per qu_esta evasione al suo dovere di filosofo. Dal «Discorso» alle Lettere del 15 settembre 1645 e maggio 1646 d.irette aUa Principessa, il fonda– mento della sua morale provvisoria e conformista è-lo stesso: quando si tratta di agire, non possiamo restare, irresoluti e quindi, per vivere· « il più feli– cemente possibile », è meglio seguire le opinioni più verisimili, regolandosi nella vita civile, preferibil– mente, « sur l'expérience que sur la raison >. I sudditi si persuadano che la miglior cosa è ob– bedire alle leggi, le quali son sempre giuste « al– lorchè i Principi che le emanano, le ritengono tali». Perciò il Cartesio si esime dal « se meler d'écrire » su tali argomenti, perchè « Messieurs les Régents » sono così mal disposti verso di lui per i suoi « in– nocenti principii di fisica » che sarebbero felici di aver un pretesto per calunniarlo e nori gli avreb– bero « lasciato alcun riposo », se egli avesse « trattato anche di moraie (2) campo del resto estraneo alla filosofia perchè ~ n'appartient qu'aux Souverains, ou à ceux qui sont autorisés par e_ux, de se meler de •regleir les moeurs des autres » (3). Diciamo pure che egli, consigliando la prudenm come virtù civica, segue le idee del suo tempo; ma da parte sua accentua il suo conformismo. L'epoca in cui visse il Cartesio fu un'epoca tra– gica. Il lungo periodo di guerra aveva depauperato il paese, costringendo la popolazione a vivere in una m'iseria ·così esasperante da provocare casi di vero cannibalismo.. Il popolo manifestò Ja sua in– sofferenza con gravi ribellioni (da quella di Bor– gogna del 1630 a quella di Parigi del 1648) soffocate nel sangue dalla politica superba dei due famosi· Cardinali. Il Cartesio parve non aver avuto alcun sentore di questo stato di cose e, fermandosi alla superficie, s'accontentò di avallare il motto allora corrente: « Le Roi fait ce qu'il lui plait ». Egli, dagli autori del Rinascimento, avrebbe po– tuto trarre lo spunto per mettere in luce ed imporre il sacro rispetto dovuto alla dignità umana. Invece s'è rifiutato. Ecco perchè non ritengo che, comme– morando, il III Centenario della sua morte, si possa ricordarlo come iniziatore di quell'umanesimo ra– razionale, che, se bene inteso, non solo non può dirsi esaurito, ma anzi può esser ritenuto come su– scettibile di ulteriore sviluppo e di ottima visuale per l'avv·enire. La « liberazione dell'uomo » non è forse il motto comune a quasi tutte le correnti cul– turali odierne? Una lieve voce diabolica quasi dall'interno mi suggerirebbe di riconoscere l'attualità della morale cartesiana, oggi, mentre dà tante parti si svaluta la persona e si esalta l'anonima massa, l'ambiente col– lettivo cui l'uomo, anche nelle sue esigenze spiri– tuali, dovrebbe supinamente adattarsi. Quando pen– siate che il « Principe » oggi si traduce1 nello Stato, voi vedete come sia facile il raffronto e siano uguali le conseguenze. L'errore consiste nel credere che non si possa. uscire dall'individualismo se non precipitando nel totalitarismo. Astratta la prima soluzione perchè non esiste l'uomo solo ed autosufficiente; non meno astratta la seconda perchè non si comprende un « tutto > (Stato, Società e classe) che possa aver consistenza propria, come somma di zeri, di esseri nulli e nullificati. Anche il totalitarismo è una forma deleteria dell'individualismo, perchè si tratta, in fin dei conti, d'un regime ove il popolo è sacrificato a profitto d'un gruppo di individui, i quali si dicono profeti del ... futuro benessere di tutti. Ma lo stesso Ehremburg non può misconoscere che, se questo 0 J~f ~ttera a Chanut del 1 novembre 1646. 00 Allo stesso, 20 nov. ·1647. BibliotecaGino·Bianco era permesso alla Chiesa, è difficile per chi si at– tiene ai beni terreni, che o sono attuali o altrimenti lasciano scoperto il « bastone », chei è sof~erenza sen– z'altro. D'altronde non so come si possa preparare la fu– tura « liberazione dell'uomo~ (che non può non essere il fine d'ogni teoria e d'ogni pratica politica), asservendolo e disanimandolo frattanto. Alla libertà ci si prepara solo con la libertà. ALFREDO POGGI I.:N.A... Istituto Nazionale delle Assieura~ioni Assicura.zioni Vita. Poliz-ze garantite dal T e s o r o d e 11o S.t a t o SOCIETÀ COLLEGATA: le lnirnmioni f llalia • Incendi • Infortuni • Responsabilità Civili • Furti • Trasporti • Gra:Qdine • .Pioggia • Fidejussioni • Vetri • Aeronautici • Cinematografici • Credito Forme Speciali abbinate Agenzie in tutti i Uomuni
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