Critica Sociale - anno XLII - n. 20 - 16 ottobre 1950

CRITICA SOCIA_-=L=E=-~_J..._ ____ ___ _ _ LA QU~NDICJNA POLITICA Il fatto.nuovo. Le critiche del Capo della missione E.C.A. in Italia, signor Dayton, diplo– maticamente ovattate, ma confermate e ribadite nella sostanza da Hoffmann. hanno agitato le acque politiche, che scorrevano lisce entro gli argini dell'in– differenza e del conformismo. La que– stione degli investimenti produttivi, e ' pertanto di una economia regolata e guidata, rivolta al fine della piena occu– pazione e del conseguimento della si– curezza sociale, premessa inscindibile di ogni altra sicurezza, è ritornata sul tappeto più attuale e urgente che mai. E' vano illuç.ersi di poterne differii-e .• sine die » le fatali scadenze. E' la que– stione numero uno, che condiziona e determina tutto lo svolgimento della nostra vita politica, dalla facile presa delle posizioni demagogiche del comun fusionismo su un proletariato seìnpre più immiserito e assillato 0 dallo spett,·o della disoccupazione (sono di questi ,giorbi'. i casi <fell'Ansaldo e della Ure– da), alla tenace polarizzazione di inte ressi cons.ervatorl intorno alle insegne democristiane; dalla sfiducia nel proce– dimenti e negli istituti democratici che .lentamente pervade i ceti medi e larga' parte dei lavoratori, alla ripresa oramai baldanzosa e spavalda di un movimento fascista, cui il recente « non luogo » di un giudice istruttore dona il crisma della legalità e dell'impunità ... Intorno a questo grosso problema, che coinvolge l'indirizzo del Governo e la sua più decisa carafterizzazion:e sul terreno. sociale, si sono avute alcune prese di posizione interessanti e vivaci, purtroppo rapidamente sfumate nelle nubi artificiali. delle promesse generiche e dei buoni propositi. Il fatto nuov~ è mancato. Ma quale poteva essere,' nell'attuale situazione politica, questo fatto nuovo? Una disintegrazione della maggioranza? Non ·si afferma cosa peregrina, se Pi constata çhe la Democrazia cristiana ha in se stessa ,i germi, al plurale, delle più acute contraddizioni. E' un partito complesso, che risente delle cause prime del suo successo : la paura del comuni– sn10, e che, per consolidarsi al potere, è costretto, dalla sua stessa etérogenea composizione, a farsi paladino di una democrazia formale e ad accantonare od annacquare i problemi più gravi ed ur– genti. Come giustamente osserva Pan filo Gentile (Il Mondo - 14 ottobre: « Il Partito Cattolico ») l'etichetta « cristia– na » non basta a caratteri2zare 'un· par– tito.· Se poi « cristiano » è inteso nel senso di << cattolico », evidentemente quel partito si c.olora di un roseo pa– ternalismo... gerarchico, che spiega tan– te cose, e fra le altre la politica corpo– rativistica di Togni, le tendènze palesi. , nella sinistra dossèttiana, ed un conci' ' liato.rismo di classe imposto e regolato dall'alto, le velleità sempre rinascenti e tutt'altro che sterili per un governo monocolore. In sostànza; come il comu– nismo e come il fascismo, anche la de• mocrazia cr.istiana è, in nuce, un regi• me: diverso, ben s'intende; più aperto alle esigenze umane e sociali, ma pur sempre mirante all'affermazione ultima di una dogmatica e di una teocrazia, sacrificandole il principio laico e la più Biblioteca Gino Bianco sostanziale di tutte le libertà: quel,la di coscienza. ' La stessa insofferenza per la cdtica interna, lo stesso svolgimento del re– cente Consigl'io Nazionale ove· l'opposi– zione gronchiana ha 'annaspato nel vuo– to e si è espressa in sordina, né dànno la prova. E allora? I partiti minori? Il libe– ralismo non ha voce e sèguito, da quan– do i ceti produttivi del Paese, che for ma-no tuttora il nerbo della sua classe dirigente, si sono abituati a vivere di ~ssigeno statale, di dazi protettivi, di privilegi di categoria e d'altri innume– revoli parassitismi. E questa borghesia senza ideali, che dopo aver sostenut<> per venticinque anni il fascismo si è travasata pari pari nella 'D.C., ad ogni stormir ... di riforma sociale, minaccia di gettarsi un'altra volta all'avventura, verso i lidi del M.S.I., sènza degnare di uno sguardo i fedeli di Smith e df Ri– car:do,, come se fossero dei Giannini • qualunque ». Sintom.atica, a questo proposito l'accusa ' di Don Sturzo alla borghesia liberale di av"fre favorito' la ascesa fascista nel 1922, in odio al ri– formismo sociale dell'allora Partito Po– polare Italiano (Il Mondo, _7 ottobre: « La terza tossina »). - Non restano, in linea di conto, che i socialisti democratici, i più qualificati per la difesa di una democrazia con• tenutista e reale; -e per l'afferma2ione di un principio. di socialità, non disgiun– to dagli' interessi effettivi della Nazione. Il fatto nùovo poteva venire da loro:. potrà venire da -lòro ... Senza condividere il giudlzio negativo di Mario Ferrara sul loro atteggiamento (Corriere della Sera, 15 ottobre: « Malsani fer;'Ilenti »), RASSEGNA Il caso .Dayton. L'ultima quindicina è stata dominata dai commenti e reazioni alle dichiara– zioni. che il Sig. Dayton, Cai;,o della Missione E.C.A. ,in Italia, ha fatto ai corrispondenti americani in Roma a proposito del grado e del ritmo a cui avviene la ricostruzione eèonomica na– zionale. Gli apprezzamenti cb.e il Sig. Dayton è stato necessariamente portato a fare sulla politica economica governativa, se hanno stupito tutti, se hanno i!).te– ressato molti ,non cos_tituiscono ·in' al• ·cun modo una novità per i nostri let– to,\ che hanno avuto occasione di leg– gere da più di due anni su queste pagine, sia le critiche alla politica eco– nomica governativa, sia I i} nostro punto di vista sul comè si poteva trarre il massimo profittp dall'aiuto che gli S. U. ci dàvanò attraverso l'E.R.P. A differenza di molti fra gli attuali commentatori della politica economica governativa, nqi non crediamo che la politica che il Governo ha sino ad oggi seguito sia incoerente o conti,aria a tut– ti glf schemi ii;J.cui si può configurare l'interesse na2ionale .. Tutt'altro: la poli– tica economica del Governo De Gasperi è tuttora guidata dal pensiero se non dalla persona del Prof. Einaudi, al qua- qualificato come dottriQ.ario, astratto e confuso, Il più adatto - secondo lo scrittore - a « forzare a tutti i· costi le porte affinchè passino le forze della reazione, ·oggi non più in agguato ma allo scoperto », ci sembra evidente che la stanchezza dell'opinione pubblica e la sua delusione, sono in notevole parte influenzate dalla carenza di una chiara e decisa affermazione politica del socia– lismo libero. La collaborazione manca d'aggressi– vità e di audacia e l'opposizione· non riesce a concretarsi in un programma. Così che il Paese non riesce ad affer– rare 1~ linee maestre di una azione e di una direttiva e soprattl!ltto non ha ancora una chiara nozione di quel che Il socialismo democratico farebbe, se po– tesse contare su più larghi suffragi e su più •precise investiture. E' evidente ciò che oggi il socialismo non può fare, è anche palese quel l')Oco o tanto che es– so si sforza di fare, in una situazione che limita le possibilità immediate a sbarrare ìl passo al totalitarismo. Non è evidente, non è palese, Il modo con cui il socialismo democratico affrontc rebbe, ove ne avesse i mez;,;i, i proble– ·mi più urgenti del Paese e della classP lavoratrice. Il fatto nuovo che ii Paese attende è soltanto questo: un programma soeial! sta, per una politica socialista. E a chi bene osservi, il programma ' precorre e richiama l'unificazione (nella forma federativa od organica) dei dm• tronconi, del gruppi sparsi, degli avei. tinisti 1n attesa, dei democratici sinceri preoccupati del disagio economico e SO· cìale che sta minando e corrodendo I) terreno delle pubbliche e private li bertà.' Non è tardi. ~on è mai tardi per ap– profittare della _lezione .dei fatti! ant. v. ECO:NOMICA le non si può certo rimproverare d\ mancare di coerenz,a. Il problema purtroppo si poneva. in ben altri termini e cioè: era utile per una determinata classe sociale ·italiana l'applicazione di una politica economica fortemente diretta dal cenrtro, anehe se era chiaro che solo attr,averso tale po– litica si potevano impiegare in pieno gli aiuti del Piano Marshall per sommè molto superiori a quélle in effetti stan– ziate, si poteva dar lavoro ad un gran numero di disoccu:Qati, si poteva au– mentare notevolmente la ·produzione nazionale. Gli autori della politica economica italiana hanno deciso che il gioco non valesse la candela: le restrizioni, i con– trolli, la burocrazia, anche se efficiente e tecnica, Ìa mancanza di certe libertà individuali, sarebbero stati oneri trop– po gravosi per giocare la partita fino in fondo. , Il problema era dunque: Socialismo e giusti2ia sociale o, nei. limiti masGimi consentiti dall'epoca in Cl!li viviamo, li– bertà economica e legge del più forte. E' inutile dunque impostarlo in termi– ni economici perchè esso è di natura e– minentemente politica. Ci a~guriamo per il bene del nostro Paese che la valutazione che Il Gover– no ne ha fatto non sia troppo errata e

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