Critica Sociale - anno XLII - n. 20 - 16 ottobre 1950

292 CRITICA SOCIALE perchè non poteva fare altrime11:ti,Infatti il paese !I cui piano antieconomico fosse stato rnspmto poteva con 11 suo veto impedire l'adozione dei piani seri presentati dagli altri. Or– mai la prova è fatta: un organismo che debba decidere al– l'unanimità è infinitamente più pericoloso che l'assenza di organismo. Esso dà l'illusione di una sicurezza, inganna i popoli e non fa altro che introdurre un fattore di disordine di più. Alla Commissione Economica Europea di Ginevra, invece si sono ottenuti alcuni modesti risultati. La rassegna (Sur– vey) dei due ultimi anni, il rapporto della sezione dell'ac– ciaiò di sei mesi or sono hanno colpito l'opinione pubblica e sono ali'origine delle recenti iniziative di alcuni governi. La Commissione Economica di Ginevra ha potuto in piccolo , fare qualche cosa malgrado il sabotaggio organizzato nel suo seno per la presenza della Russia e degli altri paesi dell'Est, perchè possiede un segretariato capace di assumeré esso stesso la responsabilità di certi studi e di certi rapporti senza avere previamente domandato l'assenso delle delegazioni na- . zionali. La prova è fatta. Val meglio in un organismo avere i Russi sen:i;aveto che il veto senza i Russi. Il veto è in sè un elemento distruttivo e tutte le istituzioni che lo possie– dono sono di per se destinate a morire. Val meglio liqui– dare tutto ciò piuttosto che perdere indefinitamente il pro– pri.o tempo e il denaro dei contribuenti per chiacchiere inutili. 2° Ma l'opuscolo del Labour Party contiene altre afferma– zioni e in particolare quelle in cui si precisa che « il ruolo decisivo nel coordinamento delle industrie europee deve es– sere riservato ai governi agentiin qualità di fiduciari dei loro popoli "e che « i rappresentanti governativi sono molto più responsabili della loro condotta che i delegati di un corpo 1 legislativo parlamentare ". Siamo in parecchi sul continente ad avere imparato nella nostra gioventù che la Gran Bretagna era la madre delle democra:zie, il paese dove il Parlamento poteva fare ogni cosa salvo cambiare un uomo in donna. Orbene, sembra che il parlamentarismo britannico che abbiamo imparato in gio– ventù• ad ammirare oggi non esista più, vcciso come è 9tato dal sistema dei due Partiti. Nel primo contatto che abbiamo avuto con i nostri amici britannici a Strasburgo abbiamo visto in seno alle Commis– sioni presidenti britannici ostinarsi a non concedere la parola che alle persone che a loro piacevano, rifiutare di far votare i testi presentati dai loro colleghi, perdere delle ore per sot– tomettere reiteratamente delle proposte manipolate da fun– zionari e che avevano contraria in partenza l'enorme maggio– ranza dei membri della Commissione. Ci siamo trovati di fronte ~d un sistema autocratico che nessuno ·di-noi è di– sposto a tollerare. Ora vediamo che si afferma non solo che la pace può essere costruita soltanto mediante negoziati fra governi sovrani, ma per di più che i Parlamenti non possono riunirsi sul piano internazionale ed esercitare il loro potere di controllo. Or.bene, se vi è oggi una realtà che balza agli occhi di ognuno questa è che i veri problemi non si pongono più sul piano nazionale ma sul piano euro'peo o internazio– nale. Quando. Stafford Cripps ha riconosciuto la necessità di svalùtare la sterlina egli non ha consultato il Parlamento britannico, è andato a Washingto~. Quando riteniamo ne– cessario di organizzare meglio ·la nostra sicurezza sono i tecnici militari che discutono fra loro sotto il controllo assai vago di qualche Ministero della Guerra. Si tratti dell'esercito, o dell'unione dei pagamenti, o dello stesso piano Schu– man, è evidente che a causa della natura stessa di questi problemi essi non possono esser ·controllati dalle Commis– sioni dei l9 parlamentari separati. Man mano che l'Europll. e la comunità atlantica si costituiranno noi andremo sempre più verso decisioni prese ad un livello che sorpassa di molto il quadro nazionale e che darà adito ad una dittatura tecno– cratica sui controlli parlamentari. Q'ualsiasi reale democrazia svanirà se non ricostituiamo la rappresentanza popolare al– lo stadio dove si discutono i veri problemi, quello delfEuro– pa, quello dell'Atlantico. · . . Per parte nostra noi crediamo dunque fermamente che, in· qualsiasi quadro regionale si lavori, nulla sarà fatto se non si creano istituzioni che oltrepassino la vecchia. sovranità· BibliotecaGino Bianco degli stati e siano capaci di decidere a maggioranza di voti e se queste si rendono responsabili davanti ad assemblee par– lamentari designate il più presto possibile, direttamente dai popoli stessi, senza passare attraverso intermediari nazionali. Su questi problemi fondamentali il partjto laburista ha preso un atteggiamento che in Francia fu per lunghi anni quello del signor Déroulède, poi di Poincaré, di Tardieu e di altri rappresentanti del nazionalismo di destra. Siamo ob– bligati ad affermare che ciò non ha nulla in comune nè col · socialismo nè con' la democrazia. D. IL PARTITO SOCIALISTA E IL COMISCO I ~siste una questione ancora più gr~ve: questa concezione della sovranità degli Stati e del diritto di veto 'il partito la– burista l'ha trasportata negli ultimi anni anche nelle rela– zioni fra i Partiti Socialisti. 1 ° Il COMISCO non è una Internazionale Socialista. In ognuno dei nostri incontri abbiamo constatato che non· era– vamo in presenza di partiti politici ma unicamente rappre– sentanti di governi al potere che difendevano tesi ufficiali. Nelle relazioni con il Partito Laburista in particolare i de– legati europei al COMISCO hanno .constatato ?he, con la sola eccezione di flugh Dalton, essi non si sono mai tro– vati in fàccia uomini politici responsabili, membri dell' ese– cutivo del Labour Party, bensì esclusivamente funzionari sa– lariati che avevano ricevuto in precedenza un mandato im– perativo che essi non potevano modificare. Le riunioni del COMISCO ·sono consistite nell'audizione delle arringhe in favore delle tesi del governo di Sua fyiaestà Britannica senza che mai alcun negoziato efficace sia parso possibile. 2° Nella misura in cui· si è riusciti a giungere a risolu– zioni nelle riunioni del COMISCO il Labour Party non ha mai preso queste risoluzioni sul serio e non si è mai consi– derato impegnato da esse. Nella conferenza di Londra per la internazionalizzazione della Ruhr e in quella di Parigi per l'organizzazione dell'Europa sono stati votati testi precisi che dicono esattamente- il contrario di._ quel che· afferma oggi l'opuscolo del Labour Party. A Strasburgo i delegati laburisti hanno assieme a noi espresso un voto in ·favore della creazione di un'autorità sopranazionale europea « aven– te funzioni limitate ma poteri reali nei limiti di queste fun– zioni ». Anche in questo caso l'esecutivo del Labour ha vio– lato gli impegni che i suoi rappresentanti avevano presò a Strasburgo. Peggio ancora, nella recente conferenza di Lon– dra il segretario generale del partito socialista france~e Guy Mollet, avendo posta francamente la questione, si è trovato di fronte ad,un silenzio assoluto, cioè ad un rifiuto da parte dei laburisti di prendere 'qualsiasi impegno per il futuro. ' Nòn si può evitare di' trarne la conclusione che per il partito _ laburista le conferenze internazionali del COMISCO non intaccano la « sovranità » dei partiti nazionali più di quanto le confereru:e internazionali ..non intacchino la sovranità dei ·governi. Si tratta seni'pre di vaghi conversari dove non si prende nessun· impegno, dove non si ritiene che la parola data debba essere mantenuta, dove nessuna disciplina può in nessun momento essere imposta. Ciò significa che nel momento presente non esiste alcuna internazionale sociali– sta e che di fatto noi perdiamo il inosuo tempo in questi incontri in cip. non ci troviamo in faccia nessuno di v.era- -mente « responsalbile ». Queste constatazioni non devono limitarsi ad una _critica dell'atteggiamento del Labour Party. Ciò che è importante· e grave nel suo opuscolo è che esso ha il coraggio di dire -esplicitamente e di affermare :fra,ncamente i.ma deviazione dottrinale della quale senza osare confessarlo soffre ciascuno ,dei partiti nazionali. Non è per caso che in Germania, sotto la direzione di Schumacher, la S.P.D. ha preso anch'essa posizioni strettamente nazionaliste, non è per caso, che in• Francia la SFIO dopo avere in linea di principio preso par– tito per l'Europa, trema e indietreggia tutte le volte che si trova in presenza di una proposta che ferisce interessi locali e posizioni acquisite. Ovunque il m~.Ie è il medesimo. Di tutte le nazionalizzazioni sperimentate dalla fine della guerra quella dei partiti socialisti è -incontestabilmente la meglio riuscita. Li tragedia del socialismo è· esattamente la

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