Critica Sociale - anno XLII - n. 20 - 16 ottobre 1950
290 CRITICA SOCIAL~ · trovare un nuovo equilibrio economico assicurando una· politica di espansione commerciale _e di diminuzione dei prezzi di costo, un accordo generale potrebbe e dovrebbe raggiungersi sulle grandi linee di una politica europea nei limiti della quale ogni Stato potrebbe proseguire le proprie esperienze. Saremmo stati lieti di vedere il governo laburista di Gran Bretagna prendere l'iniziativa di defhùre tale poli– tica facendo agli; altri governi delle proposte costruttive in materia: ciò sarebbe certamente stato più coraggioso e più socialista che dire semplicemente che il grado di uni– formità nelle politiche dei I diversi Stati membri « non esi– sterà probabilmente in un avvenire immediato •. Il. Allo stesso modo è forse possibile dire che una pia– nificazione non è possibile e non raggiungerebbe che scopi negati\i se non fosse preceduta da una nazionalizzazione? Siamo evidentemente d'accordo per fare {il maggior nu– mero possibile ·di nazionalizzazioni a condizione che esse siano decentrate, assicurino la partecipazione dei lavora– tori alla gestione e non sfocino :_nell'acostituzione di un trust teoricamente pubblico ma in realtà indipendente dal potere politico e gestito in modo sovrano da alcuni tecnici non, controllati. !Ma non ci sembra di aver mostrato che una pianificazione sia impossibile senza previa nazionaliz– zazione. Questa favorisce la pianificazione essenzialmente perchè permette all'organo pianificatore di conoscere i prezzi di costo e di \.ottenere dei dati statistici precisi; ma può anche succedere che un'impresa nazionalizzata sia abbastanza forte per proseguire nella sua politica propria indipendentemente dall'organo pianificatore. · Il caso si ve– rificò in Francia al tempo in cui, nelle discussioni sulla ri– partizione dell'acciaio o del credito la società nazionale delle ferrovie riusciva a causa della sua massa, a ottenere percentuali notevoli contro il parere dell'ufficio della\ pia– nificazione e ad utilizzarle in un modo che è stato oggetto di certe critiche. · Pare dunque che si sia giunti, nell'evoluzione economica, al momento in cui le nozioni di potere e di p1'0p1'ietà si dissociano ogni giorno di più. . Nessuno oggi pretende più. che in una società anonima gli azionisti che ne sono i proprietari dispongano di. un qualsiasi :potere. Analogamente in un cartello la decisione è nelle mani non, dei produttori, ma dei funzionari del car– tello che esercitano al di sopra delle imprese, un vero potere di Governo. Lo stesso avviene spesso nel settore pubblico quando non I si sia riusciti ad articolare in modo. sufficientemente preciso l'impresa nazionalizzata nei suoi rapporti necessari di subordinazione nei confronti dell'au– torità politica. III. Infine, questione più grave, anzi decisiva: una pia– nificazione internazionale può farsi soltanto sulla base· di una pianificazione nazionale o, al contrario, nella misura stessa in cui si è nazionalizzato,, pianificato, concentrato ,_ il potere di decisione, non si sono forse anche suscitati dei gruppi nazionali particolarmente forti per difendere i loro interessi particolari i quali .persino, quando ,sono eserci– tati collettivamente, hanno alle volte nei confronti di altri paesi il carattere di interessi capitalistici? B In un :,paese si comincia forse a creare una pianificazione regionale prima di fare la pianificazione nazionale? Se si vuole unS; pianificazione europea sarà al contrario indispensabile mettere l'organismo pianificatore in diretto contatto con le imprese e se delle stazioni intermedie di CQOrdinazione risultano necessarie, bisognerà creare dei coordinamenti regionali a cavallo di parecchi settori na– zionali. Il problema ad ogni modo è posto e non è semplicemente con una affermazione perentoria che si può risolvere un punto di ·così grande importanza della tecnica e della dottrina socialista. B. L'EUROPA Sulla questione europea l'opuscolo del Labour Party reca tre serie di affermazioni: la prima relativa al socia• lismo, la seconda al Commonwealth, la terza alla comu– nità atl!!ntica. Gino 81a co a) Sul primo punto non ci soffermeremo a lungo perchè le contraddizioni che l'opuscolo presenta sono lampanti. 1 ° Infatti come può un partito che dispone in casa propria di soli cinque voti di maggioranza guardare tanto dall'alto i , partiti socialisti del continente e decretare che una autorità rappresentativa europea « avrebbe una mag– gioranza antisocialista permanente » e d'altra parte, che « le tradizioni civiche ed amministrative impedirebbero a certi paesi di applicare i metodi del socialismo anche se il loro Parlamento avesse una maggioranza socialisu-.•. Quale è dunque questa specie di peccato originale che pesa sui partiti socialisti del continente_, e di cui solò il Labour Party sarebbe e.sente? 2° Sembra che in questa materia il Labour Party sia assolutamente accecato dal sistema britannico dei due par– titi. Esso non si è reso conto che l'Europa ha delle tra– dizioni politiche opposte a quel sistema e che ha sempre conosciuto sinora come regime normale dei governi di coa– lizione. Il partito socialista francese in particolare ha di– mostrato al momento della libeiazione di non aver biso– gno di più del 20% dei voti per realizzare in un anno un programma progredito altrettanto spinto di quello del par– tito laburista con la sua maggioranza assoluta. Indubbiamente il regime delle coalizioni ha i suoi di– fetti e, per non citarne che uno, l'instabilità governativa; esso rende necessari per ogni· problema dei negoziati, dei compromessi e riduce l'efficienza dell'esecutivo mantenen– d0lo in uno stato permanente di tensione interna; si può tuttavia chiedersi se a lungo andare il suo rendimento non · sia equivalente a quello del sistema maggioritario. Molto socialismo ha potuto e potrà ancora essere introdotto nelle nostre istituzioni prima chè si sia ottenuta la maggioranza assoluta a patto che i . socialisti sappiano su tutti i pro– blemi essere sempre dove ferve la mischia, proporre delle soluzioni costruttive, animare con la loro fede e la loro capacità tecnica una maggioranza repubblicana. coerente. 3° Come è •possibile che il Labour Party respinga con orrore qualsiasi collaborazione con un'Europa non socia– lista e affèrmi poi la sua solidarietà indissolubile, la sua strettà comunanza di vedute, la sua indefettibile fedeltà da una parte con un Commonwealth in cui, al momento attuale, ·tutti i governi sono conservatori, dall'altra con una America che, per progressiva che sia la sua politica, non può tuttavia essere considerata come il rappresentante di una ideologia essenzialmente socialista. In realtà tutto ciò non è serio e questi argomenti sono invocati solo come pretesto. Se· la Gran Bretagna volesse unirsi all'Europa si contenterebbe di chiedere che questa sia democratica, che assicuri il rispetto delle regole del gioco e l'alternarsi delle maggioranze liberali e socialiste affinchè ciascuno abbia uguali pwbabilità di realizzare il suo programma e di applicare la sua dottrina; la verità è che questo primo argomento non va preso in considerazione e solo i due seguenti corrispondono ad una realtà. b) L'opuscolo afferma che • la Gran Bretagna non è soltanto una piccola isola sovrapopolata, all'estremità occi– dentale del continente europeo, essa è il centro nerv06o di un Commonwealth che si estende su tutti i continenti. Siamo più vicini ai nostri paienti d'Australia e di Nuova Zelanda di quel che lo siamo dell'Europa. E siamo loro più vicini per la lingua, l'origine, le abitudini, le istitu– zioni sociali, le concezioni politiche e gli interessi econo– mici. Per di più, la Gran Bretagna, è il banchiere della zona della sterlina • . Qui il Labour Party ha perfettamente il diritto di affer– mare come crede le sue preferenze e la sua scelta. Per conto nostro possiamo soltanto por~e su questo punto al– cuni quesiti : 1 ° Quando il laburismo. si afferma più vicino al Com– monwealth che all'Europa è ben sicuro che il reciproco sia vero? Sono i Canadesi •in ogni cosa, e in particolare nei . loro interessL economici, più vicini alla Gran Bretagna che agli Stati Uniti? Le Indie e il .Pakistan sono forse più- vi– cini alla Gran Bretagna che agli altri paesi d'Oriente per k: loro istituzioni sociali, la loro lingua e le loro origini?
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