Critica Sociale - anno XLII - n. 19 - 1 ottobre 1950
CRITICA SOCIALE 265, e degli economisti. La disoccupazione visibile rag– giunse quasi i 13 milioni di unità negli S. U., quasi 6 milioni in Germania, oltre 2 milioni in Gran Bretagna (3 bis). Entriamo in un periodo in cui la fine virtuale dei grandi trasferimenti di capitali e di uomini nel mondo pone' gravissimi problemi agli uomini di governo. Subentri, specialmente nei paesi anglosas– soni, la diffusa convinzione che tra i doveri sociali d'una collettività nazionale non è diff«:;ribile quello di vietare la condanna all'inattività di larghe zone di popolazione, cuj si accompagnano il danno eco– nomico di impianti inutilizzati, il deterioramento delle capacità lavorative derivanti da lunghi pe– riodi •di ozio, l'ondata di risentimenti che molti– plicano i nemici e i relitti della società. Gli sforzi per un più attento esame e una pm compiu,ta rilevazione del fenomeno, oltrechè i ten– tativi di penetrarne le cause vicine e lontane, si fanno intensi e continui (4). Induttivamente si studia– no le connessi-oni e le interdipe:ndenze, tra altezza dei salari e disoccupazione,· variazioni dei prezzi, flut– tuazioni monetarie, commercio internazionale (5). I demografi tentano previsioni vicine e lontane pro– fittando di strumenti di indagine migliori, e appro– fondiscono la conoscenza del fenomeno delle mi– grazioni internazionali e interregionali. Per la compilazione dei bilanci economici nazionali, che si rendono necessari nell'e nuove condizioni del– l'intervento statale, gli statistici e gli economisti collaborano con le amministrazioni statali. Si inco– mincia a parlare di una « contabilità sociale », della quale il bilancio ecomimico nazionale non è che un momento. Una vasta letteratura caratterizza tali convergenti sforz_i; e frattanto le discussioni si fanno (3 bis) Il VANNUTELLIha ca.Jco-Iato (·« Ra·ss·egna itaL statisti– che del lavoro » febbraio 1949) -le percentuali di disoccupa/.i ris peti.o alla popolazione 'att>va dei principali Paesi fino al 1947-48: On %) Italia Australia Austria Belgio Canadà Francia Germania Gran Bretagna Olanda Polonia Portogallo Spagna Stati Uniti Svezia Svizzera massimo ante.guerra 7.12 ? 11.12 6.25 15.36 2.34 1-6,27 10.38 13.02 2.54 1.47 8.75 ' 24.28 3.03 4.66 nel 1938 rnassimo 1947-48 3.88 12.04 10.38 4.66 6.71 1.45 • 4.64 3.62 9.68 3.72 2.01 0.54 1,25 3.05 7.05 1.62 9.51 1.16 2.31 0.57 ·t.36 0.68 6.60 1,.74 19.97 5.07 2.51 1.33 2.65 0.30- Sui criteri di rilevazione delle statistiche della disoccupa– zione cfr. in particolare La tutte contre le ch6mage (B.I.T., 1950) e le relazioni delle due Conferenze Internazionali degll statistici del lavoro (B.I.T.). In Italia se ne sono particolar mente occupati, dopo Il CARONCINI,l'UGGÈ, il VANNUTELLI, il LAsoasA, il LENTI, Il Cossu, il CHESSA, il LuzzATo-FEGIZ e altri statistici. (4) Cfr. In particolare la ricca bibliografia citata in Pro– sperité et dépression di GoTTFRIED HABERLER(S.d.N., Ginevra, I Edlz. 1937; III ediz. 1943), ottimo studio teorico sul cicli economici. (5) Una Intera serie degli Etudes et documents del B.I.T. è dedicata ai problemi della disoccupazione. Anche Il National Industriai Economie BoarÌ1 ha pubblicato una serie di studi sull'asslcuraz.-disoccupazione nei vari paesi. Tra le pubblica– zioni del B.I.T. notabili quelle che esaminano I problemi della , disoccupazione In vari periodi· (La crise du ch6mage 1920-23, Ginevra 1924; Problèmes du chomage en 1931 (Ginevra 1931, con la collaborazione di ASIAUX, COLE, HAHN e HeascnT, oppu– re sotto particolari aspetti (Le problème du chomage, Gine– vra 1922; Le Chomage. et !es fluctations monétaires, Ginevra Les problètme-s du chomage en Gpande Bretagne, Ginevra 1924 - dove v. la bibliografia essenziale fino a quella data -; ·BibliotecaGino Bianco vive e feconde tra gli economisti, specialmente nel campo dell'economia dinamica, di fronte alle nuove manifestazioni che il Pantaleoni avrebbe definito « di dinamismo pauroso ». Gli economisti, che. si erano interessati della disoccupazione come di un fenomeno transitorio e marginale, che ne avevano posto in luce soprattntto le cause d'ordine friziona-le o stagionale o ocèasionale (5 bis), sentono l'esigenza di approfondire invece lo studio delle fluttuazioni cicliche e quello della disoccupazione cosiddetta tecnologica (6). ' ' Se dovessimo sintetizzare questo periodo, direm– mo che, partendo dalla formula « lotta contro la disoccupazione>> esso giunge inavvertibilmente alla formula « massima occupazione ». 4 Una tappa ragguardevole in questa transizione • segna, nel 1936, l'opera del Keynes. Se il Pigou poteva nel 1933 ripubblicare la sua Theory of unemployment, il Keynes tre anni più tardi darà alle stampe la sua Theory of Employment: è un capovolgimento, non solo formale, nell'impostazione teorica del tema (7), ma è anéhe, per l'opinione pubblica mondiale, l'indice di un nuovo orienta– mento deg[i economisti di 'fronte alla scelta delle variabili. All'opera- del Keynes fa seguito una vivace ondata di critiche e di consensi. Un nugolo di meditati o improvvisati altri libri accompagna le più clamorose discussioni; ma frattanto l'opera key– nesiana dà l'avvio a nuove ricerche induttive, ciò che esige il perfezionamento degli strumenti di rilevazione e di previsione nel campo degli· investi– menti, dell'occupazione, delia produzione, del con– sumo. I governi intensificano l'azione conoscitiva-, c,reano ed utilizzano vie,ppiù congegni di ~ntervento; Les problèmes du ch6mage aux Etats Unis, Ginevra 1931; Duree du travail et chomage, Ginevra 1933; Trois causes de ch6mage di W. WOYTYNSKV,Ginevra 1935) oppure per l'esame dei rimedi suggeriti (Les remèdes au chomage, Ginevra 1922; L;assurance chlimage, Gi,nevra 1925; le ch6mage et !es travaux publiques, Ginevra 1931 !'; oppure le Bibliographies du ch6mage e !:e Stati– stiques dr, chomage periodiche. In particolare cfr. Statistiques de l'emploi, du ch6mage et de la main d'ouvre, Ginevra 1948. ' Più recente· (Parigi, 1!149) Il lavoro di N. PARISIADBS Le ch6- mage, le sa/aire, !es prix, le proflt che tenta induttivamente di verificare le note assunziòni del Rueff intorno alla relazio– ne tra salari e disoccupazione. Sulle relazioni tra d,isoccupa– zione e emigrazione un buon riassunto del contributo recente è offerto da C. ARENA, I trasferimenti internazionali del la– voro e la crisi in pubblic. dell',Univ. di Firenze (1936). (5 bis) Cfr., oltre alle note opere del MARSHALLe del PIGou, il volume Is unemployement inevitable? (Scritti di un gruppo di economisti presieduti da Lord LAYTON;Londra, 1924): con– tiene memorie di Prnou, CASSEL,BONN, HOBSOl'j,JONBS, BoWLEY). (6) Per quanto riflette i rapporti tra progresso tecnico e di– soccupazione cfr. In particolare BuTLEA, Les problèmes du chomage, aux Et..1ts Unis, (Ginevra, 1981), WOYTINSKY, Trois causes de chomage, cit.; Machinery, employment and purcha– sing power (N.I.C.B., Nuova York, 1936); I. LUBIN The absor-' ption of the Unemployer by american industry, Wash. 1929; G. E. BARNETT,' Chapters on Machinery and Labor, Cambridge, Mass, 1926; TnEMELLONI, Effetti della razionalizzazione sull'oc– cupazione della mano d'opera (lnformaz. sociali, Roma, 1932). (7) Cfr. A. C. Prnou, The theory of unemployment, Londra 1933; J. M. KEYNES, The generai theory of employment, intere;t and mòney, Londra 1936; (trad. ital. in collana Utet, Torino 1947); J. RoernsoN, lntroduction to the theory of employment Londra 1937; per gli italiani ottimi lavori del Di ·FENIZIO, Le– zioni di teoria economica, Milano 1948, e V. MARRAMA, Teoria e politica della piena occupazione, Roma 1948. Vedi anche A. H. HANSEN, Economie policy and full employment, Nuova York 1947, e BALOGB, BuRCKHARDT, KALECXI, MANDELBAUM, Sceufil– CHER, WonswrnK, The economics of fllll employment, Oxford 1945. Contro queste tesi vedi tra l'altro le note opere del VoN M1sEs, dell'HAYEK, del RoeBINS, del P-rnasoN, dell'HALM, del Ri>– PKE, e in generale tutta la letteratura che si pone contro l'in– tervento crescente dello Stato, e che giudica un mito pericoloso quello della garanzia del « lavoro per tutti ». Meno decisamente contrarie, le critiche di A. C. Prnou, Lapses from full Employ– ment (Londra 1945).
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