Critica Sociale - anno XLII - n. 19 - 1 ottobre 1950

264 CRITICA SOCIALE PIENA OCCUPAZIONE L'lSE ha dato alle stampe, e sta per essere messa sul mercato, la traduzione italiana del rapporto dei cinque economisti dell'ONU in materia di pie– na occupazione. Menti·~ solloll1ieiamo l'importanza di questo rapporto, che dii inizio ad un'azione in– ternazionale per la piena occupazione, siamo lieti di pubblicare - per concessione dell'Istituto di Studi Economici - la prefazione dettata dal condirettore della nostra Rivista on. Roberto Tremelloni. La C. 5. 1 Decine di milioni di uomini, nel mondo, sono • da alcuni decenni quasi cronicamente privi di lavoro, pur essendo capaci e pur avendo volontà di lavorare. Questo fatto è oggi considerato unanimemente come una grave ingiustizia sociale, e nessuno osa disconoscere che, oltre al danno ma- questo flagello sociale. Tale periodo è contraddi– stinto soprattutto dai tentativi compiuti da asso– ciazioni private, dal criterio di assistenza ai colpiti più che da quello di ricerca dei modi di prevenzione del fenomeno, in.fine da realtizzazioni, pr,e·videnziali con sistemi assicurativi volontari. Solo quarant'anni fa nasce l'Associazione inter– nazionale per la lotta contro la disoccupazione (Gand, 21 settembre 1910), preceduta da due con– ferenze internazionali Oa prima, a Milano, nel 1906, sotto gli auspici dell'Umanitaria; la seconda a Pa– rigi nel 191O): ma si tratta di intese e riunioni di sodalizi privati, perchè -i gover:n.i non assumono ancora iniziative organiche (2). D'altronde la rile– vazione del fenomeno è lacunosa, saltuaria, com- "Bisogna tentare di inoltrarci nella foresta sconosciuta, facendoci largo man mano che . camminiamo.,, teriale, le conseguenze di ciò si ripercuotono dan– nosamente, in tutti i campi, sull'intera società. Gli uomini aspirano ormai concordemente all'ideale di una società che consenta di utilizzare totalmente le forze di lavoro e di evitare le sofferenze dell'ozio forzato. Si tratta di giungere, per vie differenti ed alleate, a far sì che ogni uomo vivente possa, vo– lendo, app·rnflttare d:el canone dell'uguaglianz·a dei punti di partenza, in modo sostanziale e non formale, nelle sue possibilità di lavoro. 2 Vi è una rapida ev~luzione, nell'ultimo mezzo • ;ecolo, nel modo di considerare la disoccu– azjone, ·nella ricerca delle cause e dei rimed-1. A titolo schematico possiamo distinguere tre pe– riodi :quello del primo ventennio del secolo, quello che potremmo racchiudere in gran parte del se– condo ventennio, e quellò iniziatosi nell'ultimo decennio (1). Particolarmente dopo la crisi del 1908, quando -la disoccupazione fu rilevata in cifre mai fino allora toccate nei Paesi industriali, si è cercato di curare ( 1) Per la storia della lotta contro la disoccupazione negli ultimi decenni del secolo scors_o e nel primo dell'attuale cfr. tra l'altro un'opera Italiana, quella di A. AGNELLI, Il proble– ma economico della disoccupazione operaia, (Milano, 1909). ,Si erano in particolare occupati del fenomeno, tra gli economisti italiani, li GRAZIANI, il SUPINO, il CossA, il MICHBLS ed altri citati dal libro dall'AGNELLI;-tra gli statisti.ci, il CONTENTO, il MONTBiloIARTINI, il CARONCINI, il MARCHETTI; t_ra gli uomini po– litici il !tlATTBOTTI, lo SCHIAVI, il PAGLIARI, il CABRINI, ecc. V. in particolare FsnnARIS, La disoccupazione e l'assicurazione degli operai, In « Nuova Antologia», '1897; MATTEOTTI, L'assicura– zio11e contro la disoccupazione, Torino 1901; MARCHBTTIe CA– RONCINI, Sistemi di difesa co11tro la disoccupazione, Milano 1908. I tare la nazionalizzazione dell'industria ·siderurgica proprio in un momento in cui poteva sembrare intem– pestivo e dannoso ogni atteggiamento che compro– mettesse l'unione delle \;'Olontà nazionali di fronte all'eventualità della guerra, ci àuguriamo sappia di– mostrare altrettanta risolutezza e coraggio nel ten- . tativo di coordinare la sua azione riformatrice all'in– terno del paese con una politica estera che possa fi- - nalmente contribuire, con effetti risolutivi, alla pro– gressiva creazione dell'unione europea. ·u. G. M. Biblioteca Gino Bianco piuta con strumenti rozzi. La concezione che la disoccupazione dovesse fimanere un fatto di lieve entità, rispetto al numero degli occupati, che fosse soprattutto un fatto transitorio; la certezza che il riassorbimento fosse automatico e continuo, che l'emigrazione potesse. rimanere una valvola eter– namente aperta, è, ih tale periodo, ancora domi– nante. Alla stessa conferenza della pace del 1919 il tema, -venuto alla ribalta, era affrontato con generiche risoluziòni (3). Esse mettevano soprattutto in luce l'esigenza di. diminuire l'area di ignoranza delle occasioni di lavoro, attraverso una raccolta meno disordinata e uno scambio delle notizie sul mercato del lavoro. Ma nella gamma dei rimedi preventivi non si andava più in là delle proposte vaghe di facilitare la mobilità della mano d'opera, di coor– dinare le istituzioni private e pubbliche, di coordi– nare internazionalmente il mercato dei lavori pub– blici. Tra i rimedi susseguenti si insisteva in parti– colare suglj. orairi abbrevi•ati (regolazione delle1·ore suppl,etive, .e ridotta durata del lavoro per tutti nei ; periodi depressi). ' In sostanza, in questo primo periodo il volume dell'occupazione viene assunto in ogni momento come un dato immodificabile. Si sottolineano, quali fatt?~i ?i di~oc~upaz~one: l'ignoranza delle oppor– tumta, 1 costi• d1 movimento, le restrizioni artificiali al libero trasferimento imposte dal di fuori, le forze della_ tragizione. Quindi compito dello Stato vien considerato quello di togliere di mezzo gli ostacoli, oppure di influire perchè il danno della disoccu– pazione sia ripartito tra tutti i cittadini, attraverso le formule dell'orario ridotto di lavoro, i mezzi fi– scali, le forme assicurative. 3 Ma ben presto accentuazioni esa,sperate, del . • fenomeno della disoccupazione - di cui gli - esempi più gravi apparvero quelli della crisi inglese del 1921-24, della crisi germanica e di quella statunitense durante il 1929-33 - attirarono la con– corde preoccupata attenzione degli uomini politici (2) V. le relazioni e gli atti al I Congresso di Milano, pub– blicati in volume col titolo La disoccupazione (Milano, 1906, Parigi, 1907); e gli Atti del II Congresso e il Bollet/1110 del– l'Associazione internazionale .. (3) Cfr. S.d.N. Rapport sur le ch6mage (preparé par le Co• mité d'organisatio11 de la Conference internationale du travati dc Washington, 1919 (Londra, 1919); e gli Atti della I Confe– renza internazionale del Lavoro, cfr. anche l'EnquUe sur la production (B.I.T., 1923-25).

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