Critica Sociale - anno XLII - n. 18 - 16 settembre 1950
CRITICA SOCIALE 253 La riforma fondiaria e la disocc~pazione bracciantile Uno degli aspetti negativ,i del progetto di « ri– forma agraria», che ha lasciato perplessi molti e provocatg le critiche di qualcuno fra i più noti studiosi ed appassionati di problemi sociali, con– siste nel fatto che in molte zone dove vige il con– tratto di mezzadria e, come nella valle Padana, esiste più grave il problema della disoccupazione bracciantile, la riforma non provveda in alcun mo– do a lenire tale dolorosa piaga. La critica a questo rigu·ardo sostenne, fra l'al– tro, che il contratto di mezzadria a tempo indeter– minato crea un p::-ivilegio a favore qelle famiglie dei mezzadri detentori del podere e che questo privilegio, impedendo un certo avvicendamento, to– glie alle famiglie ,che aspirano alla mezzadria ogni possibilità di raggiungere la loro aspirazione. Si potrebbe os.5ervare a questo riguardo che mo– desto è il numero delle famiglie coloniche che per escomio o per libera volontà abbandonano il po– dere, e che questa percentuale non aumenterebbe con la determinazione della durata periodica del contratto mezzadrile, in quanto molto difficilmente si verifica lo scioglimento del rapporto anche se fra proprietario e mezzadro non esiste, per motivi politici o incompabilità di carattere, quella perfetta armonia che dovrebbe intercorrere fra due colla– boratori così interessati alla buona conduzione del– l'azienda. I casi di scioglimento di rapporti restano infatti limitati all'·escomio, da giusta causa, e a_! volon– tario esodo dal fondo per motivi familiari. In que– st'ultimo caso, se s.i tratta di incapacità ·materiale per la sopravvenuta .diminuzione di unità lavora– tive, si verificano quasi sempre spostamenti con– cordati' tra mezzadri, consenzienti tutti gli interes– sati, proprietari compresi. Resta dunque il caso di escomio e il volontario abbandono, fatti che possopo verificarsi tanto se esiste quanto se non esiste il contratto a scadenza. Nell'un caso o nell'altro sarà comunque una fa– miglia di braccianti che si trasformerà in famiglia . colonica andando ad occupare il podere rimasto vacante; ma con ciò, anche se questi casi fossero .numerosi - e non lo sono - nessun sollievo ne deriverebbe alla disoccupazione perchè i compo– nenti la famiglia colonica estromessa, o volontaria– mente. uscita dalla categoria dei mezzadri, andrà -ad aumentare il numero dei braccianti o la mano– ,·alanza di qualche altr'"~ categoria di lavoratori sog– getta alla disoccupazione. La « riforma fondiaria » potrà contenere provve– dimenti atti a risolvere, almeno in parte, il pro– blema della disoccupazione bracciantile nella Valle Padana e comunqu·e nelle zone agricole o a preva– lente conduzione a ·mezzadria? Noi crediamo che ciò non sia soltanto. possibile, ma doveroso. Il problema dell'impiego della mano d'opera brac– ciantile, nelle aziende agricole a mezzadria, è an– tico; ai tempi delle prime affermazioni sindacali una soluzione si presentò sotto l'aspetto dello « stralcio delle terre dal podere », da assegnarsi a « terzeria » ai braccianti. Ma ebbe poca fortuna per l'avversione dei proprietari i quali non vedevano molto volentieri il contatto diretto dei braécianti (definiti i bersaglieri del movimento sindacale) coi mezzadri che erano allora completamente sottomes– si alla volontà del padrone, e l'egoismo del mez– zadro che vedeva malvolentieri l'intromissione di estranei nel proprio podere con conseguente ridu- / zione della terra a lui affidata anche se le unità B1bl10 eca \.:JI u 01a tt;u lavorative della propria famiglia erano insufficienti per ottenere il massimo rendimento. Venne poi la « abolizione dello scambio delle opere fra mezzadr 0 i nel lavoro. della trebbiatura » e si arrivò all'attuale «imponibile di mano d'opera». Ma il problema della disoccupazione rimane pres– sochè insoluto anche perchè l'aumento della popo– lazione e l'esodo da altre categorie porto necessa– riamente .a un sempre maggiore numero la catego– ria dei braccianti. Alle surricordate conquiste conseguite in tanti anni di azione sindacale, agli accordi raggiunti, ai provvedimenti adottati, noi crediamo che la « ri– forma fondiaria » di prossima emanazione potrebbe portare un notevole contributo mediante disposizio– ni atte ad attenuare in misura sensibile la disoccU'– pazione bracciantile anche nelle zone dove vige il sistema della mezzadria. CONDIZIONI DEI BRACCIANTI E DEI MEZZADRI Chi scrive queste note ha conosciuto da vicino la situazione di grande disagio in cui si trovava 50 anni fa la categoria dei mezzadri, ha parteci– pato dal 1900 al 1922 alle lotte sindacali per un migliore benessere di questa benemerita categoria di lavoratori e all'azione di propaganda per una migliore comprensione e senso solidaristico fra mezzadri e braccianti. Durante questo lungo periodo molte rivendica– zicmi dei mezzadri (miglioramenti dei contratti agrari) furono raggiunte anche per merito della so– lidarietà dei braccianti, mentre numerose conquiste da parte dei braccainti, nell'agricoltura (abolizione dello scambio del'le opere fra mezzadri nella treb– biatura e lavori di sistemazione di terreni, oggi di– venuto imponibile di mano d'opera) ebbero la soli– darietà dei mezzadri. Naturalmente se la situazione dei mezzadri (per condizioni contrattuali, per si– stemi di lavorazione) era a quei tempi di grande ·disagio, quella dei bi·accianti era addirittura miser– rima. Non d.iciamo che all'epoca dell'avvento del fasci– smo tutti i motivi di contrasto fra le due categorie fossero eliminati, affermiamo però che erano stati di molto attenuati dall'azione di propaganda svolta dalle « Camere del Lavoro » e dalla « Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra », che coni– prendevano fra gli iscritti gli appartenenti alle due categorie. · L'azione sindacale, i grandi progressi tecnici rag– giunti nell'agricoltura, la più stretta partecipazione dei braccianti alla grande famiglia dei lavoratori della terra mediante il contratto di partecipazione (terzeria) nei « terreni a larga >> ·di recente bonifi– ca, ecc., lo stesso progresso sociale e una maggiore comprensione della classe padronale avevano por– tato un not'evole miglioramento al tenore di vita materiale e morale agli appartenenti alle due cate– gorie. Però la sperequazione fra le condizioni econo– miche della famiglia del mezzadro e quelle del brac– ciante è rimasta, e forse si è accentuata. Non al– ludiamo con ciò soltan.to ai numerosi mezzadri che dall'altro dopo guerra h anno acquistato il podere e si sono trasformatì in pi.ccoli proprietari, ma anche ai veri e proprii mezzadri. Ci riferiamo na– turalmente alle zone di pianura e bassa collina dove vige la coltivazione intensiva. - In queste zone le famiglie (salvo eccezioni per incapacità. lavorativa·, disordine economico fami– liare1 disgràzie, .ecc.) si trovano oggi in condizioni
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