Critica Sociale - anno XLII - n. 18 - 16 settembre 1950

254 CRITICA SOClALE di vera e propria agiatezza. Basta controllare pres– so amministrazioni padronali i conti colonici, e. constatar~ i forti crediti a chiusura dell'esercizio per persuadersi del gran numero delle famiglie di. mezzadri che hanno accumulato - anche in con– seguenza della guerra - notevoli risparmi. E non si pensi che ciò sia frutto di privazioni o il risul– tato di un tenor di vita familiare inadeguato. La famiglia colonica' può garèggiare con le famiglie che gpdono il privilegio della migliore agiatezza, per qualità e quantità d: vitto, di vestiario, di di– vertimento, ecc. Sempre fatte le debite eccezioni .. il mezzadro realizza dunque un reddito molto su– periore a quanto gli è necessario per tutte le esi– genze della vita ed al giusto utile cui gli dà di– ritto il suo duro lavoro. Nella maggioranza dei casi il dltnaro che costituisce questo risparmio non è soggetto a provvedime·nti fiscali e non è messo in circolazione; non affidato allo Stato, nè alle Ban– che per il temperamento diffidente e per il timore di far conoscl')re la propria situazione finanziaria, sentimenti innati nel contadino. DISOCCUPAZIONE CRONICA E STAGIONALE Abbiamo detto che anche la situazione del brac– ciante è molto migliorata dai tempi passati e ne abbiamo elencate le ragioni. Ma poichè ci siamo prefissi di dire tutto quanto pensiamo senza sottin– tesi e senza ipocrisia e, soprattutto, senza preoc– cupazioni personali, nè politiche, di partito o di altra natura, ci assumiamo il còmpito anche di dire una parola franca sulla disoccupazione che colpisce diverse categorie di lavoratori e, in modo speciale, quell~ manuali. Il problema della disoccupazione è grave e me– rita tutta l'attenzione e l'interessamento del Gover– no, degli enti locali, delle classi sociali e dei cit– tadini tutti; noi stessi scriviamo queste note coi– l'intento di dare il nostro modesto contributo alla crociata veramente umana per il risanamento di questo male_ che colpisce tante famiglie e che - come abbiamo detto - è motivo di turbamenti e di perturbamenti. Ma anche sulla gravità di questo disagio, per quanto si riferisce alla Valle Padana c'è chi° drammatizza per fini speculativi di part~ e si serve di sistemi demagogici. . Salvo qualche località del Ferrarese, del Pole– sme e del Veneto dove veramente per: un notevole numero di abitanti si può parlare di vera e perma– nente miseria, e nella montagna, dove purtroppo la. denutrizione impera sovrana sulla vita di quei lavoratori, nel resto della regione, nel, periodo esti- vo, .il numero dei disoccupati è quasi nullo e nei mesi invernali non si compie opera di giustizia quando non si distingue il disoccupato cronico bi– sognoso dal disoccupato · stagionale. Infatti, per i motivi già detti, molte fra le famiglie dei braccian– ti e degli edili composte di diverse unità lavora– tive, qualcuna adibita a occupazioni diverse col bilancio globale familiare, se amministrato con' sag– gezza, possono fare fronte ai bisogni normali an- che nei mesi di disoccupazione stagionale. E' veramente deplorevole che coloro che si tro– vano in queste condizioni (tra essi non manca an- che chi dispone di qualche risparmio) siano i più tenaci nelle insistenze per percepire quei sussidi stra?rdina~i invernali cui provvedono lo Stato, gli E~t~ _loc_ah e _ i cittadini, togli~ndo così la possi- b1hta a1 Comitati di provvedere in misura più rag– guardevole alle necessità delle famiglie veramente povere per cause indipendnti dalla loro volontà quali la presenza di una sola unità lavorativa di vecchi e bambini, di malattie o .altri casi piet~si. (Cont-inua) CAMILLO GARAVINI Biblioteca Gino Bianco BENITO MUSSOLINI' Il'mito·e la realtà storica Intorno a Benito Mussolini è stato scritto anche troppo in questi anni. Ma quasi tutto quello che è stato scritto ha carattere prevalentemente polemico che scarso contributo darà al giudizio che sulla si– tuazione politica italiana dal 1914 al 1945 darà un giorno la storia. Al quale giudizio ci pare portino uno spunto mol– to notevole le seguenti pagine che togliamo dalla prefazione premessa da Angelo Tasca alla tradu– zione italiana del suo libro << Nascita e avvento del fascismo », dalla quale al;ibiamo già riferito un passo nel numero passato della nostra rivista. LA CRITICA SocIALB Se anche ebbe parte decisiva negli eventi del do– poguerra italiano, Mussolini non ebbe vera gran– dezza. Egli fu abile uomo di parte, non uomo di Stato, di cui possedette solo, sia pure in larga mi– sura, le qualità subalterne. I suoi successi furono sempre dovuti agli errori, alle illusioni, alle debo– lezze dei suoi avversari, più complici che avver– sari, si chiamassero Facta o Chamberlain. Non ap– pena mancò la morfina del successo, necessaria tanto a lui quanto al regime fascista, l'uno e l'altro si accasciarono laidamente in una agonia di cui gli atroci sussulti non poterono mascherare la igno– minia. Pochi tra coloro che gli eventi portarono alla ri– balta della storia furono così lontani come Musso– lini dall' cc eroe » car'lyliano concentrato in ·una. grande idea, alla luce della quale penetra profon– damente nella realtà, ne semplifica, chiarisce e ordina i fatti ed i valori. Da questo eroe Mussolini fu separato, più ancora che dal suo dilettantismo, da una fondamentale volgarità d'animo e di mente. La sua volontà ne fu minata, e ne risultò quella mescolanza di debolezza e di ferocia che sconcertò talvolta gli osservatori superficiali. Ai primi del– l'agosto 1922 egli si rifugiò a Roma, spinto dalla foia di uno dei soliti amorazzi, in un momento in cui si decidevano le sorti del paese. Poichè qual– che giornale suppose che la presenza di Mussolini a Milano avrebbe impedito le rappresaglie, egli al aljfre.ttò a telegrafare che in quel caso, invece, le avrebbe volute, più spietate: così la sua d'iserzione si copriva agl'i occhi altrui di .« eroica » risolutez– za. Dopo il settembre 1943, proprio quando diventò più che mai succube di Hitler, egli cercò una ria vincita, come sempre, nel senso della facilità, sca– tenando la guerra civile, sperando che quella Ro– ma in cui s'era preparato il suo crollo ricevesse cc una buona lezione ». Si leggano le sue querimonie nel libello: Al tempo del bastone e della carota. le invettive al popolo italiano nel diario di Ciano, le confidenze ad lvanoe Fòssani e si vedrà ch'egli mancava di qualsiasi vera generosità. Non quella ché consisteva a passare un sussidio ad un antifa– scista o ad evitargli la pena di morte, bensì a vin– cere in sè rancori e paure, a cessar di fare del proprio ombelico il centro dell'universo, a tutto sa– crificare al bene supremo dell'Italia. Il crepuscolo di Mussolini e del suo regime, invece di allungarne l'ombra, l'ha ridotta alla sua reale misura; non è stato un crepuscolo degli Dei, ma di uomini tra– volti dalla tempesta che, avevano provocata, senza la bussola di un alto pensiero, d'una vera fede. Mussolini è finito come ha vissuto. Riprovo lo scempio di Dongo e di Piazzale Loreto, non per– chè egli non l'abbia meritato mille volte, ma per– chè sono un risoluto avversario della pena di mor– te e perchè non credo che la giustizia possa essere

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