Critica Sociale - anno XLII - n. 17 - 1 settembre 1950

I CRITICA SOCIALE 231 - Avremo una legge cont~o gli abusi monopolistici? T RA gli economisti c'è. pieno accordo sulle con-· segue11ze dannose del monopolio; e ormai h1 constatazione che da un prevalente regime di libera concorrenza si moltiplichino progressivamen– te gli incentivi ad una concorrenza monopolistica, è sempre più diffusa. Queste forme, svariatissime, di limitazione alla libera concorrenza, furono dap– prima affrontate con legislazioni di divieto, ma sen– za alcun esito apprezzabile. In particolare vasti mo- i grandi temi di politica economica, a cominciare da quello delle tariffe doganali. E in questa modesta preparazione del Paese, in queste acque stagnanti, il sassolino del disegno di legge ora presentato ap– pare talmente inadeguato a muovere le acque, dà far esclamare a taluno che bene avrebbe fatto i 1 ministro a non presenta:r:lo. Pariet mons, nascitui– ridiculus mus. Il disegno di legge si limita alle attività consor- Bisogna congegnare un disegno di legge che non - voglia limi– tarsi ad essere un' anagraf~ delle dichiarazioni unilaterali. vi.Ihenti di opm10ne pubblica hanno sottolineato le sfavorevoli influenze sociali che p.ossono derivare da grandi aggruppamenti. di imprese o da imprese ·gigantesche. Si è, durante almeno ·un secolo, par– lato di « controllo pubblico » dei monopoli: ma la legislazione è ancora incerta e contradittoria. Tre strade si aprono per questa lotta contro dannose posizioni monopolistiche: quella degli interventi indirett.i - la quale mira a ristabilire le condizioni favorevoli al ripristino della libera concorrenza -; quella degli interventi diretti per il controllo -sta– tale, più o meno ampio, o per la regolazione delle intese monopolisttche e per la der;mnzia e repres– sione degli abusi; quella infine dell'esercizio diret– to da parte dellQ Stato di quelle imprese che sono connaturate ad una posizione di monopolio. li grosso problema ridiventa attuale in Italia per la presentazione al Parlamento, da parte del mini– stro dell'industria, di un disegno di legge· per la vigilanza sulle imprese consortili .(doc. 1463, atti parlam., Camera deputati, 13 luglio 1950). Si parlò lungamente anche in Italia, in questo dopoguerra,· del diffondersi di posizioni monopolistiche; e re– centemente il prof. Demaria, al convegno dei costi a Torino, affermò che la struttura produttiva italia– na è intessuta di « monopoloidi ». Nella polemica politica, anzi, si dà particolare tono e colore a que– sto tessuto monOJ?Olistico, e c'è chi ne esagera lar– gamente l'importanza o chi la sottovaluta. In realtà molte delle posizioni monopotistiche sono un resi– duo della guerra e del periodo di alta protezione; è non è detto che siano connaturate soltanto alle' im: prese gigantesche o alle intese consortili, ma sus– sistono anche in piccole e medie imprese, Nel nostro Paese, d'altra parte, è da segnalare più la polveriz– zazione delle imprese che non la formazione di ag– gruppamenti, cosicchè il legislatore - che comin• ciò ad occup~rsene pigramente riel primo dopo– guerra e più attivamente dopo'la crisi del 1929 - sembrò più impegnato a favorire che non a. repri– mere i raggruppamenti dl imprese. Con ciò non si vuol dire che posizioni monopolistiche non esista– no, nè che non occorra impedirne fermamente gli abusi: bisogna però evitare che la tendenza delle imprese ad assumere dimensioni più. economiche (e tale è spesso lo stimolo per la formazione di aggrup– pamenti) sia intralciata, in un Paese che soffre per impre.se rappresentative di dimensioni estremamen– te modeste. E' un tema al quale l'opinione puoblica ha desti– nato ahimè un singolare disinteresse, come per tutti 'blioteca \;Jt11u 01a tl,u tili e ai patti limitativi della concorrenza: -:rp.avi sono posiz~oni monopolistiche che sono esercitate nell'ambito di una sola impresa. Si limita, detto di– segno di legge, a far depositare gli atti scritti - facendo del q_eposito il titolo della loro efficacia -; ma tutti sappiamo che difficilmente questi atti scrit– ti attesteranno attività colpibili per la loro funzione tnoriopolistica. Si" limita ·ad assegnare una « vigi– ianza » al MinisterÒ dell'industria sùll'applicàzionè di disposizioni legislative che esistono già (poichè nulla innova il disegno di legge in, materia) e che non si comprende, sia pure nella loro· estrema· ge– nericità, come non abbiano mai da1o motivo a ~i– gilanza prima d'ora. Un deposito di atti negli ar– chivi di un ministero, e una' sommaria « vigilanza » sull'applicazione delle. disposizioni legislative e re– golamentari, minacciano di essete un rimedio for– male e di elevare al grado di velo ùfficioso quel fitto velame ora clandestino che avvolge le attività mo– nop~Ìistiche. Si istituisce, è vero, un'ennesima com– missione affidandole lo scopo generico dell'« esame delle ripercussioni sulla situazione economica gene– rale dell'attività dei c0nsorzi e dell'esecuzione dei patti che limitano la concorrenza»; ma quest.a com– missione, nomipata dal ministro (e quindi muta– bile ad ogni mutare di governo), non ha poteri di inchiesta, ha un compito estremamente vago, senza mezzi comunque per adempierlo seriamente. Fil).i·. rebbe per essere una delle solite « commissioni spolver9 », messe su per potèr affermare che « qual– cosa si è fatto». Occorre ben altro, se si intende' se– riamente fornire allo Stato uno strumento efficace di azione antimonopoJistica! Le esperienze delia legislazione. in altri Paesi nel quadro attuale della società democratica mi sembra possano còncludere che: a) a meno che lo Stato non intenda di proce- · dere a· nazionalizzazioni, ésso non può ·~ietare gli · aggruppamenti di imprese (anzi, talvolta _deve sol– lecitarli), ma non. può disinteressarsi della loro azi9- ne economi~a, politica e sociale, qu1mdo essa esor– biti da alcuni limiti, difficilmente specificabili in ur:ia legge; b) la regolazione degli aggruppamenti di impre– se (il controllo sulla loro attività, la repressi-0ne degli atti considerati lesivi dell'interesse cÒllettivo) completa l'azione generica di politica econm:pica in– tesa àd evitare il sorgere di posizioni monopolisti– che attraverso privilegi, impedimenti doganali, ecc,

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