Critica Sociale - anno XLII - n. 17 - 1 settembre 1950
governo se ne è a.Uribuito il merito e questa volta forse non a torto, anche ae la causa .che viene denunciata non li in verltl). quella che ha realmente agito. Mentre si tenta di spiegare che la· stasi nei prezzi è dovuta aH'aZ'ione . del governo nell'accelerare le lmporta– _doni dei materiaH oggetto d( specula– zione, pensia_mo che maggior peso oc– corre dare all'azione del credito e del aistema bancario che, restringendo i pa– gamenti per conto dello Stato, fa man– care di mezzi circolanti il mercato. • Non a torto si attribuisce a questa azione, assolutamente e.rbitraria, e gra– Tida di rischi perchè restringe indiscri– minatàmente le attività produttive e quelle speculative, ra denunciata situa– zione favorevole del conto del Tesoro presso la Banca d'Italia, che ha segna– to alla fine di luglio un attivo di· die– ci milioni anzichè un pa~sivo di set– tanta miliardi, livello quest'ultimo a cui ■i era costantemente mantenuto per pa– recchi mesi. La situazione comunque è indubbia– mente grave, perchè gli · aumenti nei prezzi non riguardano solo il mercato nazionale, ma hanno origine sui mer– éau. internazionali, e sono dovuti fon– damentalmente agli aumentati program– mi di produzione ,i,n vista del riarmo, nonchè alla costituzione di scorte stra– tegiche. Non è difficile prevedere che questa ocarsità relativa di beni essenziali sul CRITICA SOCIALE mercato internazionale imporrà agli Sta– ti aderenti al Patto Atlantico una po– litica economica comune intesa ad una migliore utilizzazione di tali risorse. In altri termini, una politica economica ·pianificata, E. P. U. Si è· finalmen1e sruputo che cnt-ro la prima decade del 'me~e di settembre sarà firmato l'accordo dei pagamenti intereuropei. Avevamo precedentemente annuncia– to che le decisioni prese in giugno con– .sentivano di prevedere l'entrata in fun– zione dell'accordo per lo meno alla fi– ne del mese di agosto, quando si sa– rebheirio dnizi,a,te le compensazioni. Il ritardo sembra dovuto in parti– colare al mancato accordo dell'E.C.A. circa la messa a disposizione del fondo dollari che deve costituire la massa di manovra dell'organizzazione che p,:ov– vederà all'amimnistrazione -dell'accordo. Ricordiamo, che dopo quindici gior– ni dalla fine dell'accordo entra in vi- · gore anche la liberalizzazione di una quota supplement,.re del 10 per cento nel commercjo intercmropeo dei paesi partecipanti, portando cosi la percen– tuale al. 60 per cento dèl commercio privato per le tre categorie. di prodotti alimentari, di materie prime e di pro-– dotti finiti. D. C. VlTA lN T'ERN AZJ ON·ALE Duetendenzein America Mentre la guerra in Corea continua senza che nessun avvenimento _ nuovo possa illuminare sul suo esito- (che non dovrebbe essére dubbio a- meno di am– mettere una poco decisa volontà da parte americana) e sulla sua dm:ata (che pure non dovrebbe essere motto protratta) l'interesse di chi segue gli avvenimenti internazionali è stato at– tratto soprattutto dagli echi dei dis– sensi fra le due tendenze americane : quella governativa che fa capo a· Tru– man e ad Achesoil, e quella che si po– trebbe chiamare della destra militari– sta, che fa capo ad alcuni esponenti del partito repubblicano, al generale Mac Arthur ed a vari ambienti finan– ziari e militari. Mentre la prima t-endenza fa centro della sua politica, come è stato già ne• ·gli ultimi anni, sulla difesa e in Asia mostra di voler· tener conto delle esigen– ze delle popolazioni evitando irrigidi– menti pericolosi, e soprattutto mostran– do di tener in considerazione la posi– zione degli altri paesi occidentali, la seconda parla esplicitamente di guer– ra preventiva. Naturalmente, i comunisti.si sono af– frettati a dire che quella che. conta maggiormente è la seconda, e che. la prima non è altro che una maschera– tura di essa. Ma fortunatamente non è cosl. Il dissenso tra le due concezioni è reale. La politica estera del Dipar– timento di Stato, che non và esente da critiche per troppe esitazioni di cui ha dato prova e soprattutto per il suo carattere di passività negli ultimi tem– pi, è tuttavia, la sola che sia veramen– te un·a politica estera, sensibile alle esigenze del momento, e che tiene con• to, specialmente in Asia, delle osser– vazioni della realtà con possibilità di opèrare in. essa -con una aziol)e politi- , ca vera e propria; una azione quindi che mira al raggiungimento dei suoi risultati con l'uso di quelli che sono stat_i sempre gli strumenti della poli– tica estera, e che negli ultimi tempi, con 'l'introduzione di concetti « nuovi » quale è quello della « guer.a fredda », sono apparsi superati. Ad ogni modo si' può rilevare che il contrasto tra le due tendenze non è contrasto tra due politiche diverse, tanto è vero che, salvo che in partico– lari di tattica, non c'è stata nel pas– sato una politica diversa da contrap– porre a quella seguita dal Dipartimen– to di Stato, in accordo con il partito -repubblicano il quale, pertanto, se ora critica questa politica, 1nostra eviden– temente di farlo a scopi elettorali. Non resta comunque che aufil)icare che nella sua impostazione generale la politica americana rimanga quale è stata ed è, e che anzi il correttivo che per essa può essere cosdtuito dalla voce degli alleati europei, e comunque democratici, acquisti anche rr;,aggior vi- . gore di quello mostrato fÌJ\oTa. L'Europa dopoStrasburgo Leggendo i resoconti. delle riunioni rece·nti di Strasburgo, non si può cer– tamente essere soddisfatti dei progres– si fatti sulfa via della realizzazione del– l'unità eùropea. In pratica, si può an– che dire che siamo ancora al punto di pril!'a: che cioè non si è realizzato nulla di concreto e di positivo. L'u– n.ità dellEuropa è ancora lontana: e lo ha riconosciuto lo stesso Spaak. E tuttavia, pare a noi che per molti lati Sibilo eca l:Jmo 81anco 243 il dibattito recente sia stato più chia– rificatore di molti dei precedenti. I fe– deralisti non hanno di che essere sod• disfatti, al contrario. Ma per chi non si era cullato in speranze o illusioni sproporzionate P,rima, non c'è nemme•– no ragione di nutrire ora sovercpio pes– simismo. In altre parole: era già ap– .parso chiaro dalle precedenti riunioni dell'Assemblea e del Consiglio d'Euro– pa che la strada che dovrebbe portare dirittamente alla federazione europea non è. ancora stata aperta e non potrà esserlo rapidamente .. C'era da temere che l'idea europea rischiasse di finire, fuori di ogni rapporto con la vita con– creta del mondo attuale, nel campo. delle belle utopie, così come era già avvenuto per il passato, figurando co• me quei rimedi ai mali del'l'umanità che sarebbero utilissimi se ci fossero, m·a che nessuno ha ancora inventato .. Non è invece cosl. Questa affermazio– ne non deriva naturalmente solo dal– l'o~servazione dell'andamento dei dibat– . titi e delle proposte che, si sono fatte e magari non hanno trovato pratica attuazione. Ma viene e da questà e dal– l'osservazione della situazione in ge– nerale, e specialmente della funzione politica dell'Europa occidentale, non solo come singoli Stati, ma come com– plesso, negli àvvenimenti degli ultimi tempi.. Quella che è apparsa più evi• dente, è l'organizzazione della difesa, per cui è affiorata la nota proposta di Churchill per un esercito europeo. La proposta! poi, vaga e in parte prema– tura, non ha avuto seguito, ma essa è rivelatrice di una necessità di cui si dovrà tener conto. Cosi come del problema dell'inserimento della Germa– nia e, se la situazione· potrà schiarirsi sul piano internazionale, degli scambi commerciali con i paesi dell'oriente di Europa, -elle le accuse di Churchill al governo laburista sono valse a pori-e in evidenza. Trattatodi.pacetra U.R.S.S. e Ger– maniaorientale 1 La notizia data dal giornale tede– sco D'ie 11/ elt, _secondo cui è già pron– to il testo del trattato di pace sepa– rata che la Russia avrebbe intenzione· di stipulare con la Germania orientale, merita di ess.ere seguita, crediamo. non soltanto come bomba. Par.- che effet– tivamente il testo non sia autentico. Come hanno rilevato .i commentatori inglesi del Foreign Office e l'alto com– missario americano McC!oy, è soprat• tutto improl:Jabile che i russi si voglia– no impegnare a ritirare le loro forze :.rmate dal paese. Per quanto l'esisten– za di una' clausola di questo gen('re possa avere un valore propagandistico ed esserè poi in pratica limitata· dalla persistenza delle forze armate alleate nella Germania occidentale. In questo ,caso i russi potrebb~ro . una volta pi. più accusare gli occidentali, agli occhi· dei ·tedeschi della repubblica di Bonn, di non volere lasciare indipendenza al popolo tedesco. Certo che la manovra, molto simile a quella effettuata a suo. tempo in Corea, non potrebbe ormai, sia per l'esempio coreano; sia per la ben diversa importanza della Germa– nia nella politica internazionale, avere alcuna possil:>i!ità di effetto altro che propagandistico. s, fa anche l'ipotesi che la comuni– cazione sia di fon te comunista. E la cosa è tutt'altro che improbabile. Se cosi fosse, comunque, si può creùere
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