Critica Sociale - anno XLII - n. 17 - 1 settembre 1950
238 CRITICA SOCIALE La sinistra socialista Sta per uscire, per i tipi della Nuova Italia, la traduzio,ne completa U.aliana del lib110 che, col N– tolo « Na•sc,ita e avvento d,el fascismo-», Ang·elo Ta– sca pubblicò in Fr.anc,ia nel 1938. Il libro suscitò larghe polemiche quando comparve, s,ebbene in vari ambienti si t:11vess•e, per diversissime ragioni, inte– resse a fare intorlljo ad esso la oongiura del sile1niz1io. Esso desbcrà anche ora larga atte•nzfone, anche per que,/,/oche l' A. scriv,e nella lunga prefazione premessa alla troduiiO"ne ital11ana, dalla qu,ale traiamo alcuni passi, con la c-ertezz,a di fare cosa gradita ai nostri lettori. Il p1iimo passio che• riferiamo ,tn qwe'Sionumero ana– lizza gli aspett.i fomdamenlali deg/.i e·rrori c,oimmessi dal movimento sooialista it,aliano, che contribui,ro,no ad agevolare l'avven~o del f< ;r.sc, ismo. L'A. ferm,a, par– tico1l•armente la·sua attenzfone sulla figura e sull'azio– ne· di SerraN, no•n perchè intenda attribuire a lui una ~ soverchiante NsponS'aibilità, ma perchè egli raJ)lp,re– sentò in manii-erércaratterisMca gli erro11idi dottrùn:a .e d,i azione che disori.enfJ(lronio e conduss,ero alla sc•onfitta -il mov•1r11entosocialis&z italiano, tra il 1918 e• ,a 1922. l,l 11ichiam,o, di quegli erro-ri non ha soltanto . un interesse storico, perchè uncnpa~te di ess{ si s,ono rinn,ovati e si vamno rinniovan.<foanche ogg,i (sia pur,e in fo.rma parzialmente div,ersa), e ,disgra:ziiatàme.nte non con quella buona fed,e• e s 1 ino.era devozfo.ne al• l'ideale pr,o,fess,ato, che animò c,er~issimamente l'ope– ro d-i G. M. SerraN. La Critica Sociale La vittoria del fascismo non era fatale, e se niiente di quanto accadde e si fece in Italia nei! do– poguerra restò .senza conseguenze, niente s'inseris– se nelle cose in modo così determinante, che 'la partita fosse senz'altro decisa. Fino all'ultimo Ti– mase, sempre più ristretto invero, un margine di disponibilità e d'iniziativa da cui poteva ancora mutarsi il corso degli eventi. Diverse articolazioni di cc fattòri » potevano, ini– zill,lmente, sbarrare la strada al fascismo; esse si _,ridussero in seguito (mentre il loro centro di gra– vità si portava sempre più a ccdestra ») e il giuoco · si fece così serrato, la pressione delle cose e del tempo così spietata, che la strategia della vittoria ' non era più possibile, se non svolgendosi come un meccanismo di precisione, con colpi esattamente assestati sotto la tirannia del cronometro. Ciò richiedeva una sintesi di più eiementi:. vi– sione chiara della situazione, misura esatta .del « po– tenziale ii .di ciascun fattore, scoperta della combi– nazione che avrebbe potuto impiegarli· vittoriosa– mente in tempo utile, certezza intellettuale della via · prescelta e dei fini a cui essa - sola _:_ poteva condurre. Questa sintesi non er·a data, come se ba– stasse chinarsi p_er raccoglierla, non era oggettiva, ma soggettiva·; essa doveva prima prodursi nel cer– vello di un uomo, di~-qualche uomo, per poi divenire coscienza operante di una parte almeno dei quadri operai e socialisti. Essa non poteva risultare che da m:i equilibrio dinamico di esperienza, volontà e dot– trina, da una incessante circolazione tra di esse, che permettesse di superare tanto. il realismo miope quanto gli schemi astratti. A taluni mancò la visione della situazione reale, ad altri la tensione della v6-. lontà pronta a scaricarsi nell'azione, ad altri infine Io strumento mentale adeguato per comprendere, o per scegliere, o per decidere. L'assenza di un solo, o l'insufficienza di un solo di questi elementi basta– va a rendere impossibile o precario l'equilibrio e a far sbagliare le dosi e fallire la sintesi. Il caso di Serrati è tipico sotto questo riguardo. BibriotecaGino Bianco tra il 1918 e il 1922 Perchè, convinto socialista e antifascista, animato d'un amor profondo per la classe operaia italiana, egli fu uno degli uomini più nefasti del dopoguer– ra? Si potrebbe dire che c'era sproporzione tra le sue capacità politiche e le responsabilità che si as– sunse nella direzione de «l'Avanti!»; ma ciò è un altro modo di porre lo stesso problema. Serrati ave-– va una. lunga esperienza politica e sindacale ed era dotato di un certo buon senso. Ho sotto gli occhi una lettera che egli inviava il 28 aprile 1921 al mio amico J acques Mesnil, allora ancora redattore de « l'Humanité », il quale avev:a espresso taluni giu– dizi severi sùlla crisi del partito socialista. Rispon– -dend()gli Serrati scriveva: « Quella che già ci tormenta è. una tale reazione che difficilmente si può immaginare, perchè non è dello Stato, non parte dai pubblici poteri, viene dal basso, si manifesta secondo gli arbitri, la crimina- _ lità dei diversi ,ambienti. Tutto il basso fondo so• ciale si è armato di rivoltella e di pugnale, di mo– schetti e di bombe a mano, si è inquadrato e assol– dato a venti, trenta lire al giorno e vive della caccia al socialista: Con la gente· del bassofondo si sono uniti i giovani delle scuole, imbevuti di romantici~ smo bellico, pieni la testa di fumi patriottici, che vedono in noi dei « tedeschi », dei negatori della . patria e ci vengono contro con la voluttà di cI:ii si batte oggi per la patria come si battevano i lor9 maggiori anni sorio, in trincea. Studenti di 18, 20 anni, inquadrati fra i criminali, si scagliano contro gli operai, come contro gli stranieri nemici. E' ù più tipico esempio della fatale lotta di classe, com– battuta con la più generosa incoscienza. « Vdviamo giornate angosciose. E non vi è nulla da f!lre contro tanta impunita prepotenza, perchè, pur– troppo, mentre tutti parlavano di rivoluzione, nes– suno là preparava, si preparava anzi il terreno anti– rivoluzionario aizzando e vituperando i soldati, i carabinieri; le guardie regie, invece di conquistarli. Ora noi siamo le vittime di questa· infatuazione ri– voluzionaria a parole che in-gannò un po' tutti nei mesi andati. · « La famosa oecup.azione deUe fabhrii-che fu intewc pret;ita come una decisa azione rivoluzionaria e Iion ne -era i:nvece che un aspetto. E quando Giolitti diss.e che non cacciò gli operai dalle fabbriche perchè non lo poteva fare, si credette a questa boutade co-,._ me ad una verità! Ora la borghesia impaurita dal nostro abbaiare morde e morde sodo. Si difende ac– canitamente, quasi ancora prima dell'attacco. Qual- · cuno non sa vedere in tutto ciò che un fenomeno elettorale; ma si tratta di un fatto più profondo e più vitale. Esso durerà anche dopo le elezioni e si accentuerà. E siamo a tale punto che le cose nostre e la nostra vita stessa non valgono più un soldo ». A Ser,rati non · sfuggono dunque taluni aspet1i della situazione, ma egli continuerà fino all'ultimo a pronunciarsi pubblicamente per una politica ch'e li trascura o, peggio, li accetta con una specie di injpotente rassegnazione. Tra l'analisi della realtà e il suo « buon senso » si frappongono 1~ formule di un mal digerito marxismo. Poichè quanto accade si spiega tutto con la « fatale lotta di classe », l'aver constatato· che nel campo nemico operano motivi « generosi » non può influire sulla linea tattica del partito socialista. Questi motivi non sono che illu– sioni di studenti e di giovani scervellati; esasperati da taluni nostri atteggiamenti, sicchè la constata– zione stessa, a prima vista audace, dato l'uomo e il momento, finisce coll'essere uno schermo che im,. pedisce di_ vedere più a fondo, di scoprire che la realtà è più complessa, che in essa vi sono, si « fa– tali » conflitti, ma anche « fatali » solidariètà di in-
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