Critica Sociale - anno XLII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1950
CHTTTC.A SOCIALE 209 mantenuto se non raffo•rzato come suo principio ispiratore il principio punitivo del sis:ema penale vigente. II prog,etto _di riforma sul Regolamento, de– gli istituti di pr,evenzi-one e pena- « tenuto presente - così ·leggiamo nella relazione che lo accompa– gna - l'impossibilità di modificare l'antica struttu– ra ideologi-ca d'un regolamènto di esecuzione del sistema punitivo, fissato in linea sostanziale e for– male nei vige.nti codici penali» e· te1Duto presente ,pure che « il p•rogetto del primo libro del codic•e penale non si di.pa ,rtè dai fondamen+ali prlnd.pii del sistema punitivo attuale di cui il vigente1 Re– golamento è espressione, si è limitato ad apportare al Regolamento quellé modifiche che n:el 1iispetto delle norme deglii attua.li codici, servano ad accen· tuare 1-efinalità dell'emenda del co,nda.nnato ». Se la riforma d-el codiice di diritto pena:le man– terrà il 'principio punitivo del sist,ema vigente, se la riforma deù Regolamento degli Istituti di prieven– zione e pena si limÙerà, mantenendo il princ:.pio gem,erale punitivo della pena, nel rispetto dell'attua– le codice o di wn codice futuro non mo/t,o diverso dal prece•dent.e, ad apportare modifiche parziali più dirette ad umanizzare la pena •che a renderla con– cretamente rieducatrice, noi rite·niamo che la Co– stituzione non verrà rispettata. E' inutile che ci accingia·mo a riforme legislati– ve ogni qual volta si. constata che qualche male tor– menta la nostra soci-età, che oecorr,e porvi rimedio, se poi questo rimedio si ricerca s0Iamen:te sul ter– reno sia pure eùevatissimo della pura speculazion,e dottrinaria. Riteniamo ehe non ci si doveva impegnare nel– l'arduo compito di eliminare il contrasto tra, le scuole di° diritto penale, -contrasto che forse è an– cora ben lo·ntano da una possibile risol_uzione, oc– correva invece studiare i principi fon.dame/Il.tali di un sistema p,e-na-Ieorientato in senso ,pedagogico· e ispi·rare a detti principi quegii isti-1:uti del giudizi.o e della esecuzione (\be possono ritenersi i più ido– ned per il raggiungimento del fine educativo dedla pena. Occorrevà chiamare. alla elaberazione ·della riforma non solo dei giuristi (in gran i;iarte della s•cnola tecnica giuridica) ma a 1 nche dei sociologi, dei medici, degli psichiatri in particolare, e soprat– tutto dei .pedagogisti et degli -esperti in materia di assistenza sociale. Ed è p·er -contribuire in questo senso effi.cacemen– te ai lavori delli:t riforma che il Centro Nazionale di Prev,enzione ei Difesa Sociale ha costituito recente– mente una Commissione di studio composta di giu– risti medi.ci sociologi criminologi e ,p,edagogisti pre– sieduta da Antonio Gr,eppi, co-n il compito di offri– r.e agli organi legislativi che si •o'ccuperanno della ri{0rma l'ausilio che ad illustrare e1risolver-e questo gravissimo problema possono dare gli studiosi delle severe discipline per i loro studi, per le loro idcer– che, .e per la lo-ro pr,ecipua espeirienza. Questa Commissione, come d'altronde tutte le al– tre del « Centro », esprime la forma d'azion.e e .il modo di vita di ana società democratica in cui pur affidandosi al pot,ere costituito le funzfoni fonda– mentali della discussione e della delibe•razione delle leggi, i cittadini vengono chiamati a contribuire al– la soluzione di ,problemi che, interessano la vi.ta so– cia1e. E in questo -caso trattasi di un problema pa.r– ticolarmente grave per la nostra società che non si vede più oggi suffici.entemen te garantita dall'esisten– za di que11l'esbarre che dividono i cosidetti galan– tuominj dai cosidetti delinquenti, e di un problema verame.nte dolente p•e•rquegli uomini che la, s'ocietà, senza tr-o-ppo 'indagare sulla causa dei loro errori, manda in quelle carceri dalle quali v,engono re~ stituiti alla comunità quasi sempre peggiori di, quel– lo che erano al momento della ·condanna. ADOLFO BERIA D'ARGENTINA BibliotecaGino Bianco L'istruzione prof ession~le' dei contadini Sono rimasto in dubbio se possa interessare ai lçttori di « Critica ». e rappresentare materia sulla quale i nostri uomini di Governo debbano essere chiamati · ad agire, l'argomento indicato in testa a questo mio s-critto. Mi sono convinto che esso· me– rita la più profonda attenzione. E' sftiggito all'esame di molti, se non di tutti, un articolo della legge sulla Sila, col quale si è iniziata la realizzazione della nostra riforma fondiaria e che dovrebbe costituire la base della più ampia so– luzione dell'importante pro.blema: voglio alludere all'art. 14 - se non erro - col quale all'Opera della Sila si atti;ibuisc~ l'obbligo di assicurare la istru– zione agricola a quanti godranno della assegnazio- 11ed\ yerre. Alla vecchia e demagogica formula: « la terra ai contadini ii,. lanciata dopo la guerra del 1915- 1918, pare si voglia sostituirne ùn'altra, indabbia– mente più saggia: « la terra ai contadini istruiti i>. Con tu.tte le riserve, da parte nostra, sulla oppor– tunità o meno di sfornare, a tamburo battente, i piccoli proprietari, siamo d'accordo che la terra (questo ben.e limitaho•, nec•essario a t4tti, contadini e non contadini) non dovrebbe essere concessa a nessuno che non ;appia bene e' razionalmente col- tivarla. - Uti, non abuti (u.sarne, non abusarne): il diritto di proprietà passa i limiti dell'uso e diventa abuso anche soltanto quando il proprietario~ che è sem– pre, più o meno, privilegiato di fronte a chi non ha nulla al sole, ·sia esso piccolo, medio o grande, non cerchi di ottenere il massimo di prodotto con un adegaato impiego di lavoro umano. E' del problema della istruzione « professionale.» dei contadini che qui inte~do occuparmi, prospet– tando tesi che a molti parranno, per lo meno, ardite ma che, a mio modesto avviso, sono meritevoli di alta considerazione. · 1 Molti, leggendo i1 titolo di queste mie br.evi note, avranno pensato che io volessi trattare delle scuole di agrieoltura nei diversi loro gradi: non è così, si disilludano. , Non è che io non pensi che sia ancòra, in Italia, insoluto il problema dell'insegnamento dell'agricol– tura nella scuola, e delle scuole di agricoltura in particofare: che la scuola elementare nrrale debba risentire dell'ambiente nel quale si svolge per esse– re utile e interessante non vi ha dubbio; che una cura particolare debba avere, per essa, la scelta degli insegnanti; che per gli orari di frequenza non si debbano dimenticare le necessità della vita dei campi, nessuno può dubitare. Che Scuole superiori e medie di agricoltura debbano essere diversamente disciplinate perchè il titolo che esse rilasciano ac– quisti una ma.ggiore fiducia pa•re· fuori di discussio– ne, se laureati e· lìcenziati di scuole agrarie conti– nuano' a occuparsi negli uffici e non trovano acco~ glienza -nelle aziende agricole, non solo private ma pubbliche, appartenenti cioè a Opere pie, Comuni, enti ecc. ecc. Ma io inte1n.do occuparmi qui non della istruzione agricola ma di quella professionale soltanto, che in– teressa la massa della gente d·i campagna la quale si trova giornalmente di fronte a problemi pratici che- deve risolvere ,in grande parte senza Ì'aiuto e il consiglio di nessuno. Non dimentichiamo mai· che la massa è data da persone c!J.e possiedono, o hanno in affitto o in en-
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