Critica Sociale - anno XLII - n. 15-16 - 1-16 agosto 1950

CRITICA SOCIALE 203 Guerra e mediazioni Nel momento in cui scriviamo, si è appena avuta notizia della decisione da parte sovietica di tor– nare a partecipare alle riunioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e naturalmente que– ~to fatto sta suscitando i commenti più vari, men– tre si prospettano tutte le ipotesi possibili. su quello che sarà l'atteggiamento e quelle che sono le in– tenzioni dei russi. Non è certamente il caso di arrischiare ipotesi, oltre a quelle che già vengono lanciate: i prossimi giorni potranno forse recare una risposta. Tuttavia, crediamo sia interessante riesaminare oggi, alla lu– ce delle più recenti prese di posizione dei vari pae– si (tra cui è da porre in' primo piano la decisione dell'Inghilterra di inviare truppe in Corea) i due tentativi diplomatici che sono stati fatti per rag– giungere un accordo: le conversazioni Kelly-Gro– myko e l'intervento del primo ministro indiano Nehru presso il Cremlino e presso il Dipart_imento di Stato. I due tentativi passano comune mente sot– to -il nome di mediazioni, e tali son.o forse sta.ti nel– l'intenzione dei loro promotori, ma in rea ltà di ve– ra è propria mediazione è difficile parlare, poichè la situazione, pur se abbastanza semplice in fondo nelle cause del conflitto, si presenta complessa e contradittoria, al punto che uno dei paesi presso i quali il tentativo di mediazione è stato fatto, la Russia, si trova in una posizione tale da poter essa stessa presentarsi come possibile mediatrice. Ed è tutt'altro che da escludere che tra gli scopi del. suo rientro all'O.N.U. ci sia proprio questo. Comunque, vediamo brevemente come_ si sono svolti i due tentativi, e soprattutto quali possono e·sserne il significato e le conseguenze. Secondo le dichiarazioni fatte dal primo ministro britannico Attlee alla Camera dei Comuni il 20 lu– glio, il governo inglese, dato ché quello sovietico non era stato rappresentato alle riunioni del Con– siglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nelle quali fu discussa la 'questione coreana, decise di mettersi in contatto con esso « per cercare di assicurarsi la sua cooperazione nella ricerca di una soluzione pacifica del conflitto coreano». L'intenzione britan– nica era quindi quella di superare attraverso un contatto diretto la mancanza che si era verificata all'ONU per l'assenza della Russia, invitando que– st'ultima ad accettare le decisioni del Consiglio di sicurezza, intervenendo per far cessare il conflitto in Corea. La risposta russa a questo, passo fu (di– chiarazioni di Gromyko a Kelly dell'11 lugli0) che « secondo il parere del governo sovietico, il mezzo migliore per raggiungere un accomodamento paci– fico della questione coreana consisteva nella riu– nione del Consiglio di sicurezza con l'indispensa– bile partecipazione del governo popolare cinese » e che « si sarebbero dovuti sentire i rappresentanti del popolo coreano ». Kelly replicò che, malgrado il noto atteggiamento britannico nei confronti della repubblita popolare cinese « tale questione esulava dall'attuale situazione » e chiese .« se fosse nelle in– tenzioni del governo sovietico che la questione ve– nisse portata davanti al Consiglio di Sicurezza con la partecipazione del governo popolare cinese e in– tanto clie- le ostilità continuassero ». Gromyko ri– spose che toccava al Consiglio di Sicurezza di ri– solvere la complessa questione coreana. In questo modo il tentativo britannico falli. Esso comunque sta a dimostrare alcune cose. An• zitutto, come abbiamo già notato, non ha costituito una vera e propria mediazione. La mediazione do– vrebbe essere fatta, tra due potenze contendenti, da una terza potenza indipendente dalle prime due. In BibliotecaGino Bianco questo caso, l'Inghilterra aveva .già tracciata la sua linea di condotta, che non poteva non essere quel– la seguita dal Consiglio di Sicurezza. Quello che le permetteva di trattare era specialmente la sua po– sizione in Estremo Oriente, dove essa ha ricono– sciuto il governo di Mao Tse Tung. Importante i1 fatto che l'iniziativa per un accomodamento diplo– matico sia partita dalla maggiore delle potenze eu– rope.}, dimostrazione chiara che l'Eu1.1opa è vera– mente per la pace, ciò che solo la malafede può far mettere in dubbio, e finora, e fino a tanto che l'atteggiamento sovietico non avrà fatto del mondo occidentale un tutto compatto nel nome delle armi, esistono in esso varietà di impostazione ed una certa libertà, sia pure, come è logico e doveroso, nell'ambito dei trattati ·esistenti. Il tentativo inglese mostrò poi anche un'altra co– sa. A parte quello che può essere un errore di va– lutazione dei primi giorni sulla possibilità che la Russia accettasse, in seguito all'intervento america– no, di far rientrare i nordisti al di là del 38° pa– rallelo, è degna di nota la risposta russa, dove si dice fhe, oltre a riunirsi con la partecipazione della Cina comunista, il Consiglio di Si~urezza avrebbe dovuto sentire i rappresentanti del popolo coreano (quali?) senza precisare se nel frattempo le ostilità avrebbero dovuto cessare. Il particolare è insidioso, e tale da consentire, anche nel caso si fosse ottenuta la ammissione della Cina comunista all'ONU, di trovare un nuovo appiglio per rimettere in discussione tutta la faccenda, mentre sussisteva la possibilità di far continuare la lotta se fosse stato opportuno, con il facile pretesto della non in– gerenza negli affari interni della Cerea. Il tentativo di Nehru Questo in.dica anche ,come sia piuttosto utopisti– co parla>re di mèdiazione vera e propria. E come sia più giusto .parlare di trattative tra ,potenze, es• sendo esclusa la possibilità che ci sia, nella situa– zione di fatto esiste-nte, una forza p0litica neutrale, o indipende1I1te, o equidistante. Con tutta la buona volontà, questa possibilità non si può scorgere. E se si ,esamina attentamente i1 particolare accenna– to, se ne ,può av,ere una riprova. Questo particolare era del resto già entrato nella risposta di Stalin al Pandit Nehru. Questi aveva mandato il 13 luglio un messaggio al maresciallo, in cui si diceva che « lo scopo dell'India è di loca– lizzare il conflitto e di contribuire ad una solu– zione p'.lcifica, superando l'attuale punto morto che si è creato in seno al Consiglio di Sicurezza, iu mo– do che il rappresentante del governo popolare della Cina possa prendere :il suo posto nel Consiglio, che l'Unione sovietica possa ritornarvi e che, nell'am– bito del Consiglio e fuori di esso, per mezzo di con– tatti non ufficiali, l'Unione sovietica, gli Stati Uniti e la Cina, con l'aiuto e· la collaborazione degli altri Stati pacifici, possano trovare uria base per la ces– sazione del conflitto e la soluzione definitiva del problema coreano ». Stalin rispondeva accettando il punto di vista e concludendo: « Ritengo che per una pa,cifica soluzione della questione coreana sa– rebbe opportuno ascoltare .al Consiglio di Sicurezza i rappresentanti del popolo coreano». A,ppare an– cora più chiaro qui quello che può essere il va– lore di una osservazion.e fatta in tono di modesta importanza. Ad ogni moò.o, Nehru trasmise ad Ache– son (al quale aveva, sempre il 13 luglio, indiriz– zato un messaggio analogo a quello mandato a Sta– lin) la risposta di Stalin. Acheson rispondeva il 18 luglio, a nome anche del presidente Truman, rilevando tra l'altro, sulla questione centrale della ammissione della Cina comunista: « Noi non cre– diamo che la cessazione dell'aggressione scatenata

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